di Emy Muzzi

LONDRA. Nella battaglia politica all’ultimo sangue per le prossime politiche del 7 Maggio il leader dei Labour Ed Miliband sferra l’ultimo attacco: guerra agli affitti alti. Sinora tra Ed ‘the Red’ (così lo chiamano i “rossi’ d’oltremanica), e il premier, ancora in carica, David Cameron, nessuno aveva osato sfidare gli interessi di ‘landlords’, speculatori e investitori che affittano case a prezzi inaccessibili. Ad un mese dal voto i Labour hanno fatto il passo decisivo.

E’ un sintomo questo che l’affitto è diventato il problema primario per milioni di cittadini britannici costretti a subire e pagare a caro prezzo le conseguenze di una legge scandalo che autorizza il possesso di un numero illimitato di proprietà in Gran Bretagna (anche per gli investitori stranieri) con conseguente, e altrettanto scandaloso, abbandono degli immobili utilizzati solo a scopo d’investimento.

Sono gli effetti disastrosi della crisi finanziaria del 2008 che, a partire dallo scandalo dei mutui subprime, ha messo a nudo il gioco cinico di una finanza malata, disonesta e pericolosa, che ha agito spostando gli interessi degli investitori dalla borsa alla casa. Un asset sicuro dove investire (o riciclare) dollari, yen, rubli, euro in alternativa alle rischiose e inaffidabili speculazioni sui mercati finanziari. Questo ha messo tutti noi, persone oneste, normali, che non accumulano illecitamente denaro e non speculano sulla pelle (e sui conti in banca) degli altri, in condizioni di non poter nemmeno sognare di comprarsi una casa.

Le case di lusso nelle zone più prestigiose di Londra, come ad esempio Knightsbridge, non hanno mai visto le luci accese. E’ il cosiddetto ‘Lights-out London’, il triste fenomeno del ‘compra e fuggi’ che diverte e rassicura gli speculatori del Real Estate e soddisfa sia il mercato immobiliare che i piccoli proprietari, perché la scarsità di case popolari garantisce affitti alti. Secondo una stima recente pubblicata dal The Guardian, le case disabitate soltanto a Londra sono 22mila a fronte di centinaia di migliaia di senzatetto e milioni di inglesi che pagano con un magro stipendio il mutuo al loro padrone di casa.

I dati allarmanti sono aggravati dal fatto che la democratica Gran Bretagna, a differenza dell’Italia, dà il diritto agli ‘housing benefits’ (aiuti di stato per la casa), ma recentemente il numero dei senzatetto è talmente alto che quasi nessuno riesce ad accedere alle case ‘comunali’. Si parla di centinaia di migliaia di famiglie in fila con in mano gli ultimi numeretti di un welfare ormai in via di smantellamento.

Il programma per gli affitti sostenibili è il colpo di coda di Miliband dopo mesi di omologazione passiva all’agenda elettorale imposta dai Conservatori e dagli indipendentisti xenofobi dell’UKIP: referendum sulla membership Ue, sanità pubblica, immigrazione, tasse. Ed The Red si è finora difeso come ha potuto, finché non ha trovato nell’affitto la reale ‘discriminante’ tra chi è di destra e chi è di sinistra, tra chi vuole mantenere lo status quo e l’egemonia di chi ha il capitale da investire nella proprietà e chi, invece, cerca di emancipare i lavoratori dalla schiavitù dell’affitto dando loro la possibilità futura dell’accesso alla proprietà.

Il piano Labour per calmierare il mercato affitti prevede contratti standard della durata di tre anni (la media attuale è di un anno), divieto alle agenzie immobiliari di incassare anticipi dagli affittuari prima della consegna della casa, tetto al rincaro affitti relazionato al tasso d’inflazione. Nel presentare il piano di fronte alle telecamere della BBC, Miliband si è scontrato con il sindaco conservatore di Londra, Boris Johnson il quale vede nel  ‘piano affitti’ una minaccia per il mercato immobiliare della capitale britannica.

Per i Tories di Cameron, infatti, la soluzione al problema casa sarebbe dare il via ad una maxi speculazione edilizia con la costruzione di nuove case popolari fuori città ed estensione del diritto a poter comprare la proprietà a coloro che già vivono nelle case delle ‘housing associations’ (case popolari accessibili a basso costo tramite il sistema del welfare). Un intervento limitato che avvantaggia quei pochi che possono comprare o che già pagano un affitto bassissimo e protetto dalle speculazioni del mercato.

Se gli ultimi polls danno ai Labour un punto di vantaggio, 34% rispetto al 33% dei Conservatori, ‘Ed the Rent’ potrebbe tagliare il nastro del traguardo con il mattoncino rosso-brick con un margine ancora più ampio; sarebbe quel margine di elettorato che ogni mese consegna l’intero stipendio al padrone di casa e che sinora non aveva ancora sentito la parolina magica negli slogan elettorali: ‘rent’.

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