di Emanuela Muzzi

Londra. "To bet or not to bet, that is the question...”. Per stare al passo con i tempi Shakespeare, in occasione del suo 450esimo compleanno, dovebbe aggiornare il dubbio amletico e farsi una passeggiata in una delle high streets londinesi dove i “betting shops” proliferano e gli inglesi buttano soldi a palate nella speranza di ripagare i debiti. La scommessa su tutto e su tutti del resto è lo sport nazionale nel Regno Unito.

Il governo Tory-LibDem ha inizialmente spinto il business e puntato sugli incassi del “gambling ufficiale e legalizzato” il che ha portato al proliferare dei centri scommesse, postacci lugubri che degradano le strade principali e le aree commerciali.

Mentre la working class si avvelena con la nuova droga delle “crack cocaine”, ovvero i terminal elettronici per le scommesse, white collars e lobbies scommettono sul prossimo cavallo vincente: alle prossime elezioni politiche del 2015 Labour e Tory sono spalla a spalla al 35%, LibDem al 9% mentre i nazionalisti dell’Ukip al 13%  (agenzia Populus dati aggiornati al 25 Aprile) mentre la polling agency YouGov dà i Labours al 38%, i CONs al 32%, l’ Ukip  al 14% ed i LibDem all’8%. Per avere un’idea bisognerebbe mediare tra i due dati, ma come si sa, i polls possono sbagliare anche di molto e poi da qui al 2015 “it’s a long way to go”.

La verità è che, comunque, chi vive in Gran Bretagna sa che tira un’arietta inquinata, specialmente a Londra, dove l’intenzione di voto è ancora nebbiosa: gli inglesi non sanno più su chi scommettere.

Un indice della situazione è sicuramente il dibattito Clegg-Farage, un evento televisivo che ha “democratizzato” il volto bidimensionale del nazional-populista anti-immigrazione ed anti Europa Nigel Farage, segretario dell'Ukip (UK Independence Party), dandogli inoltre la possibilità di comunicare concetti arroganti e semplici alla vasta audience televisiva, esponendo al contempo la strutturale debolezza dialettica del leader LibDem, Nick Clegg, alle solide certezze di un razzista. Risultato: valanga di adesioni all’Ukip.

I polls lo danno come secondo partito vincente alle europee del prossimo 22 Maggio, data che coincide drammaticamente con le elezioni politiche locali in Inghilterra e Irlanda del Nord. Se la scommessa vincente sarà quella della destra xenofoba saranno le urne a dirlo, nel frattempo il “gambling” è sempre più sottobanco, anche perché, come spesso accade, chi vota estrema destra non lo dichiara.

Il plot di sapore shakespeariano alza il sipario sulla tragedia: Clegg lancia un grido d’allarme sulla catastrofe e punta la lancia bipartisan verso Labour e Tories: “Entrambi non stanno facendo nulla per fermare la destra xenofoba”, perché hanno paura di perdere voti e sono troppo indaffarati a tappare i buchi delle divisioni interne. Bisogna ammettere che almeno lui la faccia ce l’ha messa contro “il cattivo”.

Ma per vedere l'ultimo atto della vendetta di Amleto e del duello finale bisogna aspettare. Per il momento al posto della tragedia di William Shakespeare, qui a Londra, va in scena la tragedia di William Hill: il principale player dell’industria delle scommesse è disperato perché il governo ha aumentato la tassa sulle scommesse e si trova a chiudere almeno 900 dei suoi “betting shops”. Nella tragedia, almeno una buona notizia.  

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