di Cinzia Frassi

Dopo quattro votazioni esplorative, il ministro degli Esteri sudcoreano Ban Ki-Moon ha in tasca il Consiglio di Sicurezza che, con tutta probabilità, lo raccomanderà all’Assemblea Generale quale ottavo Segretario generale delle Nazioni Unite. L’ultima votazione, avvenuta lo scorso 2 ottobre, ha visto l’accordo unanime di tutti e cinque i membri permanenti con diritto di veto del Consiglio di Sicurezza. Ben Ki-Moon ha raccolto tra i 15 membri del Consiglio ben 14 voti ed un solo astenuto. Anche se il Consiglio di Sicurezza si riunirà il prossimo 9 ottobre per votare il prossimo Segretario, i giochi sono ormai conclusi e il ministro degli Esteri sudcoreano può considerarsi con tutta probabilità il successore di Kofi Annan. A correre per la medesima poltrona c’erano ben sette candidati ufficiali: Jayantha Dhanapala, ex alto funzionario dell'Onu, l’indiano Shashi Taroor, l’attuale sottosegretario generale Onu per l'Informazione, il vicepremier thailandese Surakiart Sathiratai, ormai deposto nel recente colpo di Stato a Bangkok, il presidente lettone e unica donna candidata Vaira Vika-Freiberga, l'ex ministro delle Finanze afghano Ashraf Ghani e il principe giordano Zeid Raad Zeid.

Ban Ki-Moon, 62 anni, laureato in scienze politiche a Seul e poi a Harvard, ha alle spalle una lunga carriera diplomatica che lo ha visto ricoprire, tra le altre, la carica di Primo segretario della missione permanente sudcoreana presso l’Onu. Dopo due mandati come Alto funzionario all’ambasciata sudcoreana a Washington, tra il 1990 e il 1992 è stato Direttore generale della divisione per gli Affari americani per il ministero degli Esteri di Seul. Nel 1992 ha assunto l’incarico di vicepresidente della South-North joint Nuclear Control Commission, dopo la dichiarazione congiunta con Pyongyang per la denuclearizzazione della penisola coreana. Da ultimo, anche come ministro degli Esteri si è dato da fare per la questione nucleare nordcoreana.

Additato come paese tirchio che devolve ai paesi poveri solo lo 0.09% del suo cospicuo prodotto interno lordo, contro lo 0.7 % richiesto dall’Onu, in vista della candidatura, Seul ha cercato di aumentare il contributo verso le nazioni povere del mondo. Bisogna considerare che quella sudcoreana è un economia molto forte che si attesta all’undicesimo posto tra le potenze industriali del mondo.

La conquista della poltrona di Segretario generale delle Nazioni Unite sarebbe, secondo alcuni commentatori, il frutto di un compromesso diplomatico che risale al momento della nomina del Segretario uscente Annan. La Corea del Sud avrebbe rinunciato alla sua candidatura per un seggio nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu a fronte della promessa di vedere dopo Annan un Segretario sudcoreano. Del resto, secondo una regola non scritta ma sempre rispettata, la scelta del Segretario generale delle Nazioni Unite avviene scegliendo il candidato a rotazione tra i vari continenti. Risalendo nel tempo, prima dell’incarico decennale di Kofi Annan, hanno assunto l’importante carica Boutros Boutros Ghali – anche lui africano come Annan - il sud americano Perez e prima ancora l’europeo Kurt Waldheim.

L’ambasciatore Usa alle Nazioni Unite John Bolton si è affrettato a sottolineare, subito dopo le votazioni, che gli Stati Uniti sono “molto, molto soddisfatti per questa scelta” e ciò probabilmente anche a causa del fatto che il diplomatico coreano viene dipinto come un politico accomodante e poco carismatico. Si ritornerebbe in sostanza ad un Segretario dalla personalità meno forte e carismatica, che ha tanto disturbato Bush nel periodo con Annan. L’elezione di Ban Ki-Moon potrebbe incontrare il favore di Pechino, soprattutto se si pensa che le alternative rimaste prima dell’ultima votazione vedevano da un lato il candidato indiano, da sempre suo rivale economico, e dall’altro il giordano Zeid Raad al-Hussein, considerato troppo vicino agli Stati Uniti.
E’ certo inoltre che l’arrivo al Palazzo di Vetro del Segretario sudcoreano peserà nel braccio di ferro tra Stati Uniti e Corea del Nord, potendo favorire le intenzioni e le insistenze circa il ripristino dei negoziati a sei per la denuclearizzazione della penisola coreana che vedono sedere vicini Cina e Corea del Sud, contrarie a sanzioni e al pugno duro intrapresi da Washington.
D’altro canto, come si diceva, Ban ha partecipato accanto agli Stati Uniti ai colloqui a sei finalizzati a incoraggiare la Corea del Nord a rinunciare alle armi atomiche.

L’elezione di Ban Ki-Moon non è ancora ufficiale ma ha già scatenato polemiche che si concentrano soprattutto sul metodo di elezione, tutto nelle mani dei paesi con diritto di veto che siedono al Consiglio di Sicurezza. Era prevedibile attendersi perplessità in questo senso, tenendo conto anche che, sul tavolo del Palazzo di Vetro, dorme da tempo la questione della riforma delle Nazioni Unite. Forse c’è da dormire sonni tranquilli, dato che, il successore di Annan, nonostante non sia ancora ufficialmente il nuovo Segretario delle Nazioni Unite, si ripropone di “completare la riforma dell’Onu, in modo che questa organizzazione prometta di meno e faccia di più”. Staremo a vedere.

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