di Silvia Mari

“Prossimità, immediatezza e linguaggio diretto” sono i termini attraverso cui Mons. Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano, in occasione dei festeggiamenti per i 25 anni dell’Agenzia di stampa Dire al Centro Frentani il 7 novembre, ha descritto il linguaggio e il modo di comunicare di Papa Francesco. “Approccio inclusivo e corporalità” - tipici di una cultura e gestualità sudamericana - hanno reso il Papa vicinissimo alla sensibilità delle persone.

E’ questione di stile, senza dubbio, come Mons. Viganò ben ha evidenziato, ma è soprattutto rivoluzione di concetti e priorità del coraggio. Anche Giovanni Paolo II è stato papa vincente in tv e nelle piazze, ma è stato anche il capo politico-machiavellico e conservatore di una Chiesa che doveva essere blindata dalla storia e dai suoi violenti cambiamenti di ordine politico e anche etico-morale.

Tutto il contrario per Papa Bergoglio. Non ha paura di parlare ai fedeli cattolici e di restituire quelli che potremmo definire gli “scandali” del nostro tempo senza fare eccezione per la pagine nere della Chiesa di Roma. Nell’omelia dell’8 novembre alla Domus Santa Marta, Papa Francesco ha parlato di “dea tangente” mutuando lo stesso linguaggio con cui aveva già in tante altre occasioni appellato il denaro richiamiandolo all’incarnazione mondana del demonio. La tangente è come una sostanza stupefacente, si trasforma in una dipendenza che corrompe sempre di più l’anima di chi si lascia tentare e toglie dignità. Invoca pietà per questo malcostume e non è la prima volta che ammonisce così la politica e i suoi attori.

Pochi giorni prima di quest’omelia così attuale, novità assoluta nella storia del cattolicesimo, Papa Francesco aveva lanciato un sondaggio sul sesso. E’ la prima volta che i fedeli invece di ricevere un’insindacabile nomenclatura morale, vengono interpellati su questioni di ordine etico. Dai separati, ai contraccettivi, all’omosessualità: 38 domande per porsi degli interrogativi pastorali rispetto al nuovo volto della società e dei suoi costumi.

Una rivoluzione la sola decisione di non espugnare bandendo, come sempre accaduto, i cambiamenti sociali da un’analisi sistematica anche di ordine spirituale e teologico. Una rivoluzione scegliere “democraticamente” di ascoltare l’opinione e la sensibilità dei fedeli credenti. Il questionario si scarica dal sito della santa Sede e la raccomandazione è di assicurarne una diffusione capillare nelle Chiese locali.

E’ stato ampiamente chiarito che l’esito delle risposte non apporterà modifiche di dottrina, ma è già in atto - attraverso questa scelta di metodo - un atteggiamento pastorale diverso. La Chiesa vuole essere attenta al mondo in cui opera, rendersi conto, non escludere pregiudizialmente e con attitudine dogmatica, le diverse situazioni in cui i cattolici del 2013 pregano, credono, educano i propri figli, entrano in Chiesa, vivono la propria vita di relazioni.

Forse è anche questa la strada, l’unica possibile, per cogliere i motivi della disaffezione che ha allontanato tante persone dalla Chiesa e impoverito le vocazioni religiose. Incredibile che la struttura più gerarchica e antidemocratica della storia abbia scelto, prima delle Istituzioni secolari e con maggiore fluidità, di restituire la parola ai singoli.

La politica, vedi il caso italiano, ha combattuto per ostacolare l’informazione libera, le convocazioni elettorali referendarie, il controllo dei rappresentanti parlamentari, l’applicazione di una piena democrazia.

Il sondaggio dal basso sui temi più scottanti della bioetica cattolica è già, di per sé, una novità di dottrina e una scelta di assoluto coraggio che non sarà piaciuta a buona parte dell’apparato ecclesiastico ma che ha già conquistato tantissimi credenti e forse anche i dubbiosi, i più lontani, i possibili dispersi.

I tempi in cui dal trono papale di Ruini si disincentivavano gli italiani ad andare al voto per la legge 40 sembrano lontanissimi e un nuovo corso teologico è già iniziato. Quella di Francesco non è una Chiesa moderna, di moda come qualcuno con disprezzo etichetta, ma una Chiesa di coraggio.

Quello che serve per rifiutare corruzione, per imparare ad usare misericordia, per non bandire l’umanità, ma accoglierla. Null’altro che lo scandalo e il rigore del Vangelo. Quello di essere, come ai tempi dei primi martiri e dei fasti decaduti di un Impero, “ospedale da campo” in mezzo a tutte le guerre.

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