di Emanuela Muzzi

Londra. Sembrava, in prima istanza, che i quotidiani britannici avessero accettato silenti la Royal Charter. Ora che è stato posto il sigillo ufficiale di Sua Maestà all’istituzione di un corpo "indipendente" di controllo della stampa nel Regno Unito varata dal Privy Council, (il consiglio degli "advisor" della corona), gli editori d’Oltremanica sono su tutte le furie. Dopo un sonnellino ed una timida reazione, si sono svegliati in corner e hanno tentato il calcio d’angolo appellandosi alla Royal Court of Justice: causa persa.

Sebbene a detta della vice leader dei Labours e ministro ombra per la Cultura Harriet Harman le modalità di l’istituzione dell’organo di controllo creato per assicurare che la stampa inglese aderisca agli standard di legge, sono ancora in fase di discussione e definizione, l’ editto sembra essere ad un passo dal rush finale.

Va chiarito che la Royal Charter non è assolutamente uno strumento legislativo che ha lo scopo di riformare la stampa britannica. Anzi, quotidiani e gruppi editoriali inglesi sono chiamati ad elaborare i propri organi di controllo seguendo il principio della ‘self regulation’.

Il problema è che non si sa ancora con quale modalità verranno effettuate le nomine dei membri di quest’organo di controllo il cui fine, apparentemente, sarebbe quello di evitare il ripetersi di scandali, corruzione, illegalità, intercettazioni selvagge e giù di lì (sempre più in basso) in stile News of the World: il tabloid degli scandali. La stampan "Made in Murdoch", del resto, è un brand indimenticabile, un imprinting alle news a all’informazione tutta di cui non ci potremo mai liberare.

E mentre il cuore di Westminster batte per le vittime della mala stampa, fuori la tradizione dello scandalo continua; l’ultima news in stile Murdoch sbatte i mostri in prima pagina: la "roscia di fuoco", Rebekah Brooks, ex boss di News International e Andrew Coulson, ex responsabile della comunicazione del Primo Ministro David Cameron ed ex editore di News of the World, avevano una tresca. Da sei anni, mica da ieri.

Queste sì che sono news; cose importanti da sapere, informazioni chiave per gli inglesi che ormai non hanno neanche i soldi per pagare le bollette del gas (aumenti del 10%) e per mandare i figli all’università (6.000 pound all’anno), e che registrano un tasso di disoccupazione del 7.7%. Sì meglio non pensarci, pensiamo alla tresca tra i vip, trai potenti, tra la gente che ormai ha creato una upper class coperta dai media e una sottoclasse di affezionati lettori che sognano un mondo che li esclude senza possibilità di appello o ricorso.

Il cuore del problema è questo: la vendita delle news al popolino affamato di evasione. Finché faceva comodo alla politica e ai vip, il sistema delle news violente andava bene; finché non ha infranto pesantemente la legge ed il senso comune, si poteva anche sopportare.

Adesso, nonostante il processo Murdoch sia finito e la Leveson Inquiry abbia raggiunto il suo scopo, i politici inglesi hanno pensato bene di cogliere l’occasione per riesumare la tradizione puritana mettendo un recinto di contenimento alla stampa tutta. Attenzione però: la Royal Charter è un provvedimento emendabile. Si può migliorare in Parlamento, si può sempre trasformare il recinto in filo spinato.

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