di Michele Paris

In risposta alla profonda avversione suscitata tra gli americani dalle rivelazioni dei programmi illegali di sorveglianza dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale (NSA), il presidente Obama ha annunciato nei giorni scorsi una serie di modifiche puramente cosmetiche delle modalità di monitoraggio delle comunicazioni elettroniche, lasciando invariati i poteri del governo di Washington di violare sistematicamente la privacy dei cittadini degli Stati Uniti e di qualsiasi altro paese del pianeta.

Allo sforzo propagandistico della Casa Bianca stanno dando come al solito un contributo decisivo i media ufficiali, impegnati nel raccontare i tentativi di Obama di rassicurare gli americani circa la legalità dell’operato dell’NSA o nel descrivere fantomatiche “riforme” in cantiere dell’agenzia con sede a Fort Meade.

Quelle che, ad esempio, il Wall Street Journal ha definito come le “proposte più significative” del presidente sono la possibile “ristrutturazione” del cosiddetto Tribunale per la Sorveglianza dell’Intelligence Straniera (FISC), incaricato di valutare le richieste di intercettazione presentate dal governo, e generici cambiamenti al Patriot Act, la principale legge del Congresso che ha gettato le fondamenta di uno stato di polizia negli USA con il pretesto della necessità di creare strumenti adeguati per combattere la “guerra al terrore”.

La prima iniziativa dovrebbe servire a porre rimedio ad una situazione insostenibile da un punto di vista legale e cioè l’apparizione di fronte al Tribunale soltanto dell’accusa, vale a dire i rappresentanti del governo, nel corso delle udienze per l’autorizzazione delle intercettazioni. Secondo l’attuale sistema, infatti, le agenzie di intelligence federali presentano le loro istanze al FISC in tutta segretezza, addirittura senza che gli individui interessati dalle intercettazioni siano a conoscenza del procedimento nei loro confronti.

Con la sua proposta, Obama vorrebbe ora creare una figura, verosimilmente sempre di nomina governativa, addetta alla valutazione delle implicazioni relative alla privacy dei cittadini, cosa che peraltro dovrebbe già fare lo stesso Tribunale. Dalla presunta “riforma” del FISC, invece, continuerebbe a rimanere esclusa qualsiasi forma di rappresentanza di fronte al Tribunale delle persone colpite da un provvedimento di intercettazione, perpetuando così la farsa giuridica dell’intero sistema e la violazione delle garanzie costituzionali.

Per quanto riguarda le modifiche al Patriot Act, le promesse di Obama sono apparse estremamente vaghe e nessun provvedimento concreto è stato avanzato. Eventuali improbabili variazioni alla legge seguita agli attentati dell’11 settembre e successivamente emendata dovrebbero teoricamente riguardare la “Sezione 215”, utilizzata dal governo per giustificare la raccolta indiscriminata delle comunicazioni elettroniche dei cittadini americani anche senza specifici sospetti di attività legate al terrorismo.

Le due proposte suddette dovrebbero poi accompagnarsi ad una maggiore “trasparenza” dell’operato dell’NSA, sempre allo scopo di convincere l’opinione pubblica che tutto viene condotto secondo la legge. Tra le manovre di facciata volte a legittimare un sistema palesemente incostituzionale ci sarebbero la pubblicazione di informazioni sul funzionamento dei programmai di sorveglianza, l’emissione di documenti che dovrebbero formare una sorta di “manuale operativo” per porre l’attività dell’NSA “nel giusto contesto” e la creazione di un gruppo di lavoro addetto alla revisione degli “sforzi” del governo nell’ambito del monitoraggio delle comunicazioni elettroniche.

In definitiva, nonostante l’ostilità diffusa tra la popolazione per la condotta dell’NSA rivelata da Edward Snowden, Obama e l’intera classe dirigente americana non hanno nessuna intenzione di interrompere i programmi illegali di sorveglianza che vengono condotti da anni in maniera clandestina.

Tutto ciò nonostante lo stesso presidente abbia di fatto riconosciuto gli eccessi di cui è responsabile il suo governo, come dimostra il cambiamento di rotta di queste settimane. Mentre subito dopo la pubblicazione dei primi documenti riservati dell’NSA Obama aveva definito i programmi di sorveglianza come perfettamente legali così come sufficienti le “garanzie” predisposte dal Congresso, ora viene infatti riconosciuta la necessità di mettere in atto provvedimenti per correggere almeno qualche abuso.

Simili ammissioni confermano anche l’assurdità delle accuse rivolte allo stesso Snowden, le cui rivelazioni hanno messo in luce una rete di sorveglianza la cui illegalità viene ora ammessa da esponenti del governo di Washington, sia pure indirettamente e in maniera molto cauta.

L’operazione propagandistica della Casa Bianca, per stessa ammissione del presidente democratico, ha comunque come vero obiettivo quello di “mettere gli americani a proprio agio”, convincendoli in sostanza ad accettare la realtà di un governo che tiene sotto controllo praticamente ogni aspetto della loro vita.

Tutte le proposte avanzate da Obama dovranno in ogni caso passare attraverso un complicato processo parlamentare. Se al Congresso e soprattutto alla Camera dei Rappresentanti si è creata una certa unità di vedute tra repubblicani di tendenze libertarie e democratici “progressisti” che vedono con sospetto l’ampliamento delle prerogative del governo in questo ambito, le possibilità di vedere approvato anche soltanto un provvedimento di limitatissima efficacia appaiono alquanto remote, in particolare alla luce delle divisioni all’interno dei due partiti attorno alle questioni della sicurezza nazionale.

Nel frattempo, nel tentativo di superare la crisi di credibilità in cui il governo degli Stati Uniti è precipitato in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden, il presidente in prima persona ha avviato una campagna di pubbliche relazioni fatta in gran parte di menzogne, da affiancare ai recenti allarmi per possibili quanto vaghe minacce terroristiche, guarda caso rilevate proprio grazie all’intercettazione delle comunicazioni di membri di spicco dell’integralismo islamista.

In una conferenza stampa dalla Casa Bianca nel fine settimana, Obama ha così negato pubblicamente quanto è stato esposto in queste settimane con la diffusione di documenti ufficiali dell’NSA, affermando ad esempio che “gli Stati Uniti non sono interessati a spiare la gente comune”. Allo stesso tempo, il presidente ha finto un certo stupore quando ha sostenuto che “tra l’opinione pubblica americana e nel resto del mondo ha preso piede l’impressione che, in qualche modo, il nostro governo è impegnato nella raccolta indiscriminata di informazioni su chiunque e a nostro piacimento”.

Come risulta ormai evidente, ciò che sta facendo il governo degli Stati Uniti è esattamente quanto ha smentito il presidente Obama, il cui più recente tentativo di disorientare l’opinione pubblica domestica e internazionale è coinciso con l’apparizione sul New York Times di nuove rivelazioni che, in questo caso, hanno raccontato di come l’NSA abbia la facoltà di leggere e copiare il contenuto delle e-mail dei cittadini americani nell’ambito di un qualsiasi scambio di messaggi con una persona che si trovi in un paese straniero.

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