di Bianca Cerri

Appoggiate sul ripiano dei mobili ci sono ancora le foto che ritraggono Linda Milford e il marito Fred in varie fasi del loro felice matrimonio. Durato fino a quel dannato giorno che lui tornò a casa sorretto da uno degli addetti alla discarica industriale di cui era super-visore. Al General Hospital di Akron scoprirono che Milford aveva un tumore con evidenti segni di metastasi che in pochi mesi l'avrebbe trasformato da uomo forte e vigoroso a essere emaciato e senza forze. Un destino identico a quello che attendeva altri 15 operai della stessa discarica. Ma la storia dei lavoratori dell'Impianto 36, poi ribattezzato ironicamente 666, era iniziata molti anni prima, quando l'area era occupata da uno stabilimento della Goodyear che seppelliva nel terreno i residuati chimici. Nel 1978 la multinazionale decise di trasferirsi altrove e le autorità locali acquistarono lo spazio rimasto libero al prezzo simbolico di un dollaro per trasformarlo in discarica industriale. A parte un odore molto acre, l'impianto 36 non presentava in apparenze le caratteristiche di un luogo pericoloso, anche perché era occultato dalle alte conifere che lo circondano. Ovviamente le analisi cliniche offrono un'immagine completamente diverse, perché nel terreno sono state individuate almeno 50 diverse sostanze tossiche e la quantità di benzene presente basterebbe ad annientare un esercito di elefanti. A partire dal 1991, con l'adozione del cloruro ferrico immagazzinato in contenitori inadatti sono iniziati i guai veri. Tossico quanto corrosivo, il cloruro ferrico logorò le pareti dei tanks in cui era stato stipato e si riversò al suolo impregnandolo e impregnando anche le vie respiratorie degli addetti alla discarica.

Il primo caso di cancro risale al 1995, poi seguirono gli altri. Mike Smitty, un uomo dal fisico imponente e mangiatore inarrivabile venne scoperto affetto da un tumore situato tra cuore e polmoni. Dopo un nuovo incidente nel 1998, toccò a George Davis scoprire di avere un cancro inguaribile alla vescica, poi iniziarono ad ammalarsi tanti altri. Windy Albert se ne andò per un tumore ai reni e via via molti dei suoi colleghi iniziarono a morire come mosche. I medici dell'Akron General Hospital si abituarono all'andirivieni di operai dell'impianto 36, tanto da non farci più caso. Negli ultimi 20 mesi, sono stati registrati altri 15 decessi tra gli uomini addetti alla discarica e le autorità hanno pensato bene di distogliere l'attenzione del pubblico trasformando la zona circostante in riserva di caccia e pesca dove a nessuno, ma a nessuno verrebbe mai in mente di venire a cacciare o pescare proprio lì.

L'Ohio, dove si trova l'impianto 36, è lo Stato che ha maggiormente risentito della crisi economica in atto in America, ma chi mette a repentaglio la salute dei lavoratori se la cava con una multa di 845 dollari. Esiste un Ispettorato del Lavoro che conta 69 ispettori per oltre sei milioni di lavoratori, il che equivale a dire che possono trascorrere anche decenni tra un'ispezione e l'altra. L'Ohio è anche sede di uno dei più grandi stabilimenti della Honda Motors, dove è stato registrato il più alto numero di incidenti di natura traumatica di tutta l'America. Ma le politiche dell'amministrazione Bush hanno infierito anche sulla condizione dei lavoratori di altri stati e lo stesso "Bureau of Labor Statics" ammette che almeno il 62.4% della forza lavoro degli Stati Uniti opera in condizioni di precarietà fisica.

Cambiando nazione, il quadro resta praticamente lo stesso. Non basteranno certo le ridondanti quanto fuggevoli frasi di circostanze in occasione di anniversari particolarmente dolorosi a migliorarlo. I rapporti ufficiali sulle condizioni dei lavoratori sono divisi per settore ma non riportano quasi mai i nomi delle compagnie che mettono a repentaglio le vite dei propri dipendenti a fini di profitto. Eppure basterebbe un calcolo elementare per accorgersi che un quarto degli incidenti nelle raffinerie grava sulla coscienza dei dirigenti della British Petroleum e che il record di malattie professionali nell'industria chimica appartiene alla DuPont.

Il gioco delle "Morti Bianche"

Se è vero che le condizioni di precarietà in cui operano i lavoratori sono le stesse in tutto il mondo, è anche vero che solo gli Stati Uniti potevano inventare un gioco di società come il "Bingo della Sicurezza". Si gioca su una lavagna e ogni giocatore deve fingere di essere un lavoratore e dimostrare di conoscere le norme riguardanti la sicurezza. Vince chi è riuscito a sopravvivere fino alla fine. Resta da dire che il gioco è stato inventato proprio allo scopo di mettere il problema della sicurezza sulle spalle del lavoratore liberando i datori di lavoro da ogni responsabilità. Questo ha consentito ai produttori di giochi di società di realizzare un secondo prodotto che rafforza la tesi.
Si chiama "La Sicurezza è il Premio". Insegna ai datori di lavoro ad evitare le trappole di eventuali cause nei loro confronti e i relativi risarcimenti. Infatti, Safety Pays sottolinea che ai molti diritti dei lavoratori non corrispondono (ahimé) altrettante garanzie per chi assume.

Il gioco è composto da un cartellone e 75 biglie numerate, più 250 carte e alcune banconote simili a quelle in uso nel Monopoli. Ogni banconota rappresenta un premio-sicurezza. Poiché prevenire è meglio che curare, Safety Pays consiglia a chi assume di regalare un certo numero di incentivi ai propri dipendenti in cambio dell'impegno a non esigere risarcimenti in caso di incidente. Quasi 3000 aziende lo hanno già acquistato. I testimonials assicurano che fa risparmiare almeno il 50% dei soldi dovuti ai lavoratori in caso di sinistro. Tra i clienti più affezionati c'è la Union Carbide. Nel 1984 almeno 20.000 persero la vita a causa del più grande disastro chimico della storia causato proprio dalle tonnellate di isociato di metanile fuoriuscite da uno dei suoi stabilimenti in India. Le famiglie delle vittime sono state risarcite con 580 dollari per ogni vita umana perduta: se Safety Pays fosse già stato sul mercato, Union Carbide avrebbe potuto persino risparmiare qualcosa.

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