di Carlo Benedetti

MOSCA. La diplomazia russa, diretta al ministro Ivanov, riprende il suo posto dopo la parata del G8 sommerso dalle foto di gruppo, lastricato di banchetti e brindisi, di gite con auto da Luna-park e di first-lady in passerella con l'abito della festa. Ecco, quindi, che dal palazzo moscovita di piazza Smolensk (un grattacielo dell'epoca staliniana) si alza il tiro nei confronti della Nato scegliendo l'area del Montenegro per un nuovo confronto. Viene lanciato un preciso avvertimento al nuovo potere di Podgorica: "Sappiamo bene - dice Jurij Bickov, autorevole consigliere del ministro degli Esteri della Russia - che nel paese c'è una tendenza favorevole all'integrazione euro-atlantica. Ma questo non deve portare la politica locale a cadere nelle braccia dell'Alleanza atlantica". La preoccupazione di Mosca si riferisce al fatto che la Nato (con gli americani) potrebbe occupare nuove posizioni nell'Adriatico realizzando basi militari da aggiungere a quelle già presenti in Italia. Bickov, a tal proposito, ricorda alla nuova dirigenza di Podgorica che l'eventuale adesione all'Alleanza militare dell'occidente ''limiterebbe la ritrovata sovranità'', demandando molte decisioni ''a Bruxelles e a Washington''. E aggiunge: ''Che senso ha essersi liberati dalla tutela di Belgrado per sottoporsi a quella di qualcun altro? E, in particolare, perchè il Montenegro dovrebbe essere protetto dall'ombrello della Nato? Perchè dovrebbe deturpare il suo panorama costiero con basi militari straniere e appesantire il suo bilancio con spese militari extra?".

Le "preoccupazioni" russe, comunque, sono di natura geopolitica generale. Mosca sa bene di aver già stretto rapporti di partnership sia con l'Ue che con la Nato. Ma un ingresso a pieno titolo nell'Alleanza - sostiene ora la diplomazia del Cremlino - rappresenterebbe qualcosa di diverso che andrebbe a modificare l'equilibrio europeo e, in particolare, quello della tormentata area dei Balcani.
Ma a Podgorica c'è chi ritiene che puntando sull'integrazione si favorisce il turismo e la realizzazione di un porto franco (seguendo l'esempio di realtà come la Svizzera, Malta o Monaco). Sono, queste, tesi inaccettabili - risponde la diplomazia russa - perchè si dimentica che gli stati presi a modello dal nuovo vertice di Podgorica sono realtà ben diverse, che si fanno forti della propria neutralità e che sono fuori da qualsiasi blocco militare.

Mosca, comunque, proprio per rafforzare la sua posizione di critica "costruttiva" fa appello al tradizionale rapporto di alleanza slavo-ortodossa. Un richiamo, quindi, alle comuni radici. Ma anche una sottolineatura dell'importanza che il Montenegro ha assunto per la classe media della Russia. Con i "nuovi russi" - imprenditori e manager - più che mai interessati alla regione. Comperano abitazioni, ville, ristoranti. Portano i loro capitali a Podgorica dove trovano un ambiente che li accoglie benevolmente aiutandoli nel riciclaggio... Perchè nel Montenegro, come in Russia, valgono le stesse regole: pochissimi controlli, tangenti e caos amministrativo. E così, per una volta tanto, la diplomazia è obbligata a tener conto di lobby e mafie che, con i loro capitali, possono contribuire a mantenere buoni i rapporti interstatali.

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