di Luca Mazzucato

NEW YORK. La notizia fa tremare le vene ai polsi dei sociologi. Un ribaltamento di trentasei punti percentuali nell'ultimo mese nei sondaggi in favore dei matrimoni gay, e per una volta Obama può vantarne il merito. L'annuncio storico del Presidente a favore dei diritti degli omosessuali sta causando un maremoto tra le tendenze elettorali americane.

Il Maryland ha recentemente fatto passare la legge che riconosce i matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma i Repubblicani, contrari alla legge, hanno subito raccolto le firme per il referendum abrogativo. I precedenti trentotto referendum su questo argomento hanno visto immancabilmente la revoca dei diritti delle coppie omosessuali. Ma finalmente si volta pagina.

Quando il governatore del Maryland firmò la legge nel marzo scorso, i sondaggi davano l'otto percento di vantaggio a favore dei diritti gay tra la popolazione, ma dopo soli due mesi la preferenza è quasi triplicata, arrivando al venti per cento. I sondaggisti non credono ai propri occhi. Un secondo sondaggio più approfondito ha individuato l'origine di questa virata di dodici punti percentuali nell'opinione generale, all'interno di un particolare gruppo etnico.

Il nove maggio Obama dalla Casa Bianca ha dichiarato in un'intervista: “È importante per me rendere pubblico e affermare ciò che penso, e cioè che coppie dello stesso dovrebbero potersi sposare.” La dichiarazione inaspettata ha lasciato tutti con il fiato sospeso. Nel bilancio dei flussi elettorali, un'incognita assoluta, un azzardo. Ora possiamo quantificare l'effetto: Obama ha fatto cambiare idea a un sacco di gente. Ha spostato massicciamente l'opinione pubblica in favore dei matrimoni gay.

Il blocco demografico decisivo nel Maryland, con un terzo della popolazione, ha attraversato un cambiamento radicale e repentino. Due mesi fa, gli adulti afro-americani erano contrari ai matrimoni omosessuali per il diciassette per cento. Nel sondaggio odierno, dopo la dichiarazione di Obama, gli stessi sono diventati a favore per il diciannove percento. Una differenza percentuale di ben trentasei punti, più di un terzo della popolazione. Uno “swing” mai visto prima.

Il ruolo dei sondaggi nella politica americana è dovuto al loro uso come strumento centrale di gestione delle campagne elettorali; in questo circo mediatico del costo di un miliardo di dollari per candidato - grazie ai finanziamenti privati illimitati - le tattiche a breve termine si basano sul movimento quotidiano delle intenzioni di voto, in seguito alle dichiarazioni dei candidati.

Mentre non fa notizia che le minoranze, soprattutto quella afro-americana, appoggino Obama senza tentennamenti, lo sfidante Mitt Romney si è attirato le ire della porzione di elettorato più vasta del paese: quello femminile.

Gli attacchi frontali del partito repubblicano contro l'aborto e persino contro la contraccezione hanno alienato la maggioranza delle donne, che dichiarano di preferire Obama. Questo dato da solo, al momento, basterebbe a chiudere la partita presidenziale.

Rachel Maddow, autorevole talk show host su MSNBC, ripete incredula che “niente si è mai spostato nell'opinione pubblica americana in soli due mesi, tanto meno su un argomento così controverso!” Un vero e proprio miracolo, perpetrato dal Presidente con la sua intervista-bomba. Una dimostrazione dell'enorme fascino che Obama esercita sulla minoranza afro-americana.

Il referendum in Maryland, che si terrà in novembre insieme alle presidenziali, se non vi saranno sorprese sarà l'occasione storica in cui un voto popolare approverà un nuovo diritto. Come alcuni commentatori moderati già preannunciano, sarà “l'ultima battaglia per i diritti civili della storia americana.”

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