di Michele Paris

Come ampiamente previsto, i due principali partiti greci hanno subito una pesante sconfitta nelle elezioni anticipate di domenica. La Nuova Democrazia (ND) e il Partito Socialista (PASOK), secondo le proiezioni, avrebbero ottenuto complessivamente circa il 33% dei consensi, un risultato che rende incerta la creazione di un governo di unità nazionale, anche con il premio di maggioranza assegnato al partito con il maggior numero di voti.

ND e PASOK avevano dominato le elezioni del 2009, nelle quali si erano aggiudicati il 77% dei voti totali. Il partito di centro-destra guidato da Antonis Samaras è diventato il primo partito greco, ma il 20% circa raccolto si traduce in una perdita di almeno 13 punti percentuali rispetto a tre anni fa.

Decisamente più grave è stata la punizione inflitta al PASOK, crollato dal 44% al 14%, dietro addirittura alla Coalizione della Sinistra Radicale (SYRIZA) che ha più che triplicato il risultato del 2009, conquistando oltre il 16%. Meglio del 2009 ha fatto anche il Partito Comunista Greco (KKE), il quale, dopo una campagna elettorale nella quale ha chiesto apertamente l’uscita di Atene dall’eurozona, è salito attorno al 9%.

Se pure l’ND e il PASOK dovessero riuscire a continuare l’alleanza di governo che da qualche mese sostiene il primo ministro tecnico Lucas Papademos, la loro maggioranza sarebbe estremamente ridotta e, anche includendo un terzo partito in un’eventuale coalizione, tutt’altro che stabile. In caso di mancato accordo o senza una chiara maggioranza, si renderanno invece necessarie nuove elezioni a breve, come molti avevano previsto nei giorni scorsi.

Dopo avere ammesso il tracollo del suo partito, il leader del PASOK, Evangelos Venizelos, già domenica sera ha fatto appello ad un governo di unità nazionale per continuare l’implementazione delle misure di austerity richieste dagli ambienti finanziari internazionali. Gli stessi vertici dell’ND, alla vigilia del voto poco propensi ad un accordo di governo con il PASOK, hanno a loro volta ammorbidito le loro posizioni visto la deludente prestazione del loro partito.

In quello che si prospetta come il più frammentato parlamento greco dal ritorno alla democrazia, il partito neo-nazista Alba Dorata otterrà per la prima volta dei seggi dopo essere passato dall’irrilevanza del recente passato ad un risultato compreso tra il 6 e l’8%. L’altro partito di estrema destra, il Raggruppamento Popolare Ortodosso (LAOS), è invece sceso dal 5,6% al 3% circa, pagando il sostegno garantito al governo Papademos.

Oltre alle formazioni di sinistra e di estrema destra, a beneficiare del voto di protesta è stato anche il partito dei Greci Indipendenti recentemente creato da fuoriusciti ND, in grado di superare il 10% grazie ad un messaggio di stampo nazionalista. Il suo leader, Panos Kammenos, ha già escluso di voler entrare in una coalizione con l’ND o il PASOK.

Ciò che è emerso chiaramente dal voto di ieri è dunque il chiarissimo rifiuto da parte della grande maggioranza degli elettori greci delle politiche di rigore profondamente anti-democratiche adottate negli ultimi tre anni e che hanno prodotto una crisi economica e sociale dai contorni drammatici. La maggioranza del voto è andata infatti alle forze politiche contrarie totalmente o in parte ai termini dell’accordo siglato tra la troika (UE, FMI, BCE) e Atene sul pacchetto di aiuti al paese.

Ciò che si prospetta, in ogni caso, è un periodo di instabilità durante il quale aumenteranno le pressioni dell’Europa e dei mercati finanziari affinché qualsiasi governo si installerà ad Atene mantenga gli impegni presi nel recente passato in cambio dell’erogazione della seconda tranche del prestito negoziato lo scorso marzo. In particolare, la Grecia è attesa da un appuntamento delicato a giugno, quando dovrà trovare altri 11 miliardi di euro di tagli alla propria spesa pubblica.

Secondo la costituzione greca, il presidente, Karolos Papoulias, chiederà ora al leader del primo partito uscito dal voto di provare a formare un nuovo governo. Nel caso il tentativo dovesse fallire, l’incarico verrà assegnato ai leader delle altre formazioni con più seggi e, in assenza di una maggioranza adeguata, nuove elezioni dovranno essere indette in circa tre settimane.

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