di Michele Paris

Qualche giorno fa, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha dato il via libera definitivo e con accordo bipartisan a quello che è stato propagandato come un provvedimento in grado di stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro. La nuova legge, appoggiata dall’amministrazione Obama, ha in realtà a che fare con l’occupazione solo per l’acronimo che è stato scelto come nome (JOBS Act o Jumpstart Our Business Startup Act), dal momento che si risolve in una serie di misure volte a ridurre le regolamentazioni per il business americano che, con ogni probabilità, finiranno per facilitare le frodi finanziarie.

Anche se teoricamente rivolta alle piccole imprese, il punto centrale della legislazione appena licenziata dal Congresso è l’allentamento dei controlli da parte della Commissione per i Titoli e gli Scambi (Securities and Exchange Commission, SEC) - l’ente federale statunitense che vigila sulla Borsa - sulle nuove aziende (“Startup”) con un fatturato annuo fino a un miliardo di dollari

I contenuti del JOBS Act sono in buona parte ispirati alle proposte presentate nel recente passato dal presidente Obama, tra cui alcune snocciolate durante l’ultimo discorso sullo stato dell’Unione. Oltre alla scomparsa dell’obbligo di sottostare alla supervisione della SEC, la legge semplificherà la raccolta del capitale per le aziende nascenti, in particolare tra un vasto numero di investitori attraverso il web (“crowdfunding”).

Inoltre, il numero minimo di investitori al di sopra del quale queste “startup companies” saranno obbligate a sottoporre i bilanci alla SEC passerà da 500 a 1.000, mentre le aziende potranno fare pubblicità virtualmente senza controlli per sollecitare gli investimenti, con la conseguenza di facilitare le frodi.

Queste iniziative hanno suscitato le critiche delle associazioni a difesa dei consumatori e degli investitori, preoccupate per l’ulteriore apertura di un settore già debolmente regolamentato e che ha già registrato nel recente passato numerose truffe. L’agenzia a protezione degli investitori NASAA (North American Securities Administrators Association) ha ad esempio messo in guardia dagli effetti negativi della legge, soprattutto sui pensionati.

Il suo presidente, Jack Herstein, ha ricordato come “nel 2004 l’amministrazione Bush ostacolò numerose leggi statali a protezione degli investitori per facilitare la cosiddetta innovazione finanziaria, specialmente nel settore dei mutui. La maggior parte di noi ricorda molto bene come é andato a finire l’esperimento, ma il Congresso sembra non avere imparato la lezione”. Per Herstein, il JOBS Act creerà “nuovi posti di lavoro solo per i promotori di truffe finanziarie su Internet”.

Giovedì scorso, anche l’ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti, nonché attivista per i diritti dei consumatori, Ralph Nader, ha fatto sentire la propria voce, chiedendo a Obama di porre il veto sulla nuova legge. Nader sostiene che “il JOBS Act permetterà di avviare imprese rischiose senza i dovuti controlli delle agenzie preposte” ed “eliminerà molti obblighi che vengono solitamente imposti alle nuove compagnie per proteggere gli investitori”.

I media mainstream d’oltreoceano e la stessa Casa Bianca, al contrario, hanno elogiato il Congresso per l’accordo bipartisan a favore della crescita economica. Le profonde divisioni tra i due schieramenti sono infatti messe da parte senza difficoltà quando si presenta l’occasione di avanzare proposte che beneficiano i grandi interessi economici e finanziari a spese di lavoratori e classe media.

Alla Camera, il JOBS Act è stato così approvato con 380 voti a favore e appena 41 contrari. Qualche giorno prima, il Senato lo aveva ugualmente licenziato con un margine di 73 a 26. La Camera si era in realtà già espressa a favore in precedenza, ma una modifica introdotta dal Senato ha richiesto un ulteriore voto.

Su richiesta di alcuni senatori democratici era stato inserito l’obbligo di un qualche controllo per le aziende che utilizzeranno il sistema del “crowdfunding”, anche se da più parti alla Camera è già stato espresso l’auspicio che nel prossimo futuro questa modesta regolamentazione venga smantellata.

La nuova legge è stata ovviamente accolta con entusiasmo dai vari gruppi imprenditoriali e dalle corporations d’oltreoceano. Per stessa ammissione dei suoi sostenitori, comunque, il JOBS Act avrà al massimo un impatto irrisorio sul mercato del lavoro, con la creazione di un massimo stimato di 100 mila nuovi posti nei prossimi otto anni. Secondo i dati ufficiali dell’Ufficio per le Statistiche del Dipartimento del Lavoro, nel mese di febbraio gli americani disoccupati erano 12,8 milioni.

Di fronte ad una crisi che sembra aver mollato la presa solo per i membri dell’aristocrazia economico-finanziaria, gli unici provvedimenti che la politica statunitense è in grado di adottare consistono dunque esclusivamente in nuovi sostanziosi regali alle corporations e nella ulteriore deregolamentazione del business. Per i milioni di americani senza lavoro quello che resta sono invece le briciole di sussidi di disoccupazione sempre più ridotti o, tutt’al più, la misera prospettiva di impieghi precari e sottopagati.

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