di Fabrizio Verde 

Ha organizzato una nuova “presa” della Bastiglia, inondando una piazza gremita da almeno centoventimila persone, in un tripudio di rosse bandiere - lo scorso 18 di marzo - simbolica data dell'insurrezione popolare che nel 1871 diede via alla “Comune di Parigi”. Il primo esperimento di governo socialista, nel cuore dell'Europa, che adottò come bandiera il drappo rosso, e tra l'altro sancì la separazione tra Stato e Chiesa, istituì l'istruzione laica e gratuita, eliminò l'esercito permanente ed armò i cittadini, rese elettive tutte le cariche pubbliche retribuendo funzionari e membri del Consiglio della Comune con salari di livello operaio.

Il tutto adottando l'istituto assembleare in luogo di quello parlamentare. Impresa titanica per il generoso popolo parigino, che finì sotto la scure della reazione governativa: un bagno di sangue per gli operai comunardi.

Non c’è oggi in discussione una nuova presa della Bastiglia, ma chi a questo s’ispira è Jean-Luc Mèlenchon. Il candidato alle prossime elezioni presidenziali francesi per il Front de Gauche, coalizione elettorale che comprende il Partito Comunista Francese, il Partito della Sinistra e movimenti ambientalisti ed anticapitalisti riuniti sotto la sigla della Federazione per un'Alternativa Sociale ed Ecologica.

Inizialmente snobbato dai media, il sessantunenne ex senatore della componente di sinistra del Partito Socialista, già ministro dal 2000 al 2002, nel governo presieduto da Lionel Jospin, si è imposto all'attenzione dapprima dei francesi e poi dei media a livello continentale. Dando vita ad una inattesa, quanto irresistibile, ascesa nei sondaggi, che adesso - con il 14% dei consensi - lo accreditano in terza posizione alle spalle dei favoriti Hollande (PS) e Sarkozy (UMP).

Alcune sue proposte per combattere la violenta crisi che attanaglia senza soluzione di continuità la Francia e l'intera economia occidentale, così come la manifestata intenzione di tassare fortemente chi detiene un alto reddito, hanno costretto il candidato del Partito Socialista, afferente alla “sinistra” moderata e riformista come si afferma nella comune vulgata, a scendere sul suo terreno.

Addirittura, alla questione, si è accodato anche l'attuale presidente uscente Nicolas Sarkozy, notoriamente liberista e conservatore, che è arrivato ad annunciare l'intenzione di alzare la tassazione e ricorrere ad un aumento dell'Iva previsto già prima delle elezioni.

Inizialmente, Mèlenchon era accreditato di un misero 5% nelle intenzioni di voto, tanto che tra i principali competitori nella corsa all'Eliseo, non veniva nemmeno menzionato al pari dei candidati considerati “minori” come i  trotzkysti Poutou (Nuovo Partito Anticapitalista) e Arthaud (Lotta Operaia), piuttosto che della candidata ecologista Joly.

Ma il navigato fondatore del Partito della Sinistra che in gioventù aveva scelto un evocativo nome di battaglia, Joseph Santerre (in omaggio al mitico birraio che fu tra i protagonisti della presa della Bastiglia nel luglio del 1789) è forte anche dell'appoggio di un partito comunista storico oltre che autorevole come quello francese, anche se in declino dal punto di vista elettorale.

Grazie al suo carisma, le sue doti oratorie, ma soprattutto grazie alle sue proposte di chiaro stampo anti-liberista, fortemente improntate alla rottura con le politiche di austerità (che, come mostra in maniera inconfutabile la Grecia, deprimono ancor di più l'economia) con slogan netti e chiari come “prenez le pouvoir”, è riuscito a riunire sotto le insegne del Front de Gauche una sinistra spesso riottosa e frammentata, proprio come nella vicina Italia.

Lo ha fatto galvanizzando il suo popolo e attirando i consensi di larghi strati di popolazione, inesorabilmente colpiti dai morsi di una crisi dalle dimensioni sempre più ampie, che ha scatenato anche oltralpe un processo di oggettiva proletarizzazione di ampie fasce appartenenti al cosiddetto ceto medio.

Il programma del Front de Gauche guidato da Mèlenchon, é in netto contrasto con i dettami ultraliberisti “dell'abbietta trojka” da cui non si discostano, sostanzialmente, i partiti socialisti “riformisti” d'Europa

E’ imperniato sul rilancio del concetto di uguaglianza ritenuto dirimente a sinistra, prevede una «Costituente per la VI Repubblica», la «fine dei privilegi del capitale», il salario minimo a 1700 euro, tassazione al 100% per i redditi superiori ai 360000 euro, età pensionabile fissata a 60 anni, un massiccio piano di assunzioni nella funzione pubblica, nazionalizzazione delle grandi banche al fine di fondare un polo bancario - finanziario pubblico, la difesa dell'ambiente e dei beni comuni, come acqua ed energia. Questi i punti principali del programma della sinistra d'alternativa francese, unita e fautrice di una nuova Europa «sociale, democratica ed ecologica».

I principali media, mainstream, tacciano il Front de Gauche di populismo, paragonando il  programma gauchiste a quello dell'estrema destra del Front National guidato da Marine Le Pen. Intanto Mèlenchon continua la sua ascesa nei sondaggi, nonostante gli appelli di Hollande al «voto utile»: secondo l'ultima rilevazione dell'istituto BVA per RTL, sarebbe balzato in un mese al 14% (+5%), mentre Hollande con il 29,5% perde mezzo punto percentuale, con Sarkozy invece, che guadagna due punti attestandosi al 28%. Il Front National di Le Pen perde due punti scendendo al 13%, come il centrista Bayrou, sostenuto in Italia da una corrente del Partito Democratico, che scende al 12% perdendo un punto percentuale. Marginali gli altri candidati, con i trotzkysti fermi allo 0,5% dopo anni di buone affermazioni.

La sinistra francese promette di creare un sommovimento capace di scuotere il torpore che pervade i popoli europei. A cominciare dall'Italia, dove una parte della sinistra guarda con interesse all'esperimento d'oltralpe. Sarà, anche nel ventunesimo secolo, il suolo transalpino a trasmettere il fermento rivoluzionario al resto del continente?

 

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