di Emanuela Pessina

BERLINO. È un pastore luterano di 72 anni e ha diretto per anni l'ente che, dopo la Riunificazione, ha indagato sugli archivi della Stasi: un curriculum di tutto rispetto per Joachim Gauck, il nuovo Presidente della Repubblica federale tedesca, eletto ieri a larga maggioranza alla prima votazione. Gauck andrà a occupare il posto vuoto lasciato da Christian Wulff, dimessosi di recente a causa dei presunti favori che “l’uomo della Merkel” (come era stato definito Wulff appena eletto) avrebbe ricevuto in ragione della sua posizione politica.

Eletto con l’80% dei consensi, Gauck è stato da subito considerato il gran favorito, poiché sostenuto da cristiano democratici (CDU), cristiano sociali (CSU), liberali (FDP), socialdemocratici e Verdi, le maggiori forze politiche in Germania. Secondo alcuni sondaggi, avrebbe già conquistato anche il favore di gran parte dei suoi cittadini: ARD, il primo canale pubblico di Germania, lo dà a una percentuale pari a quella che ha ottenuto in assemblea federale.

Non hanno costituito una vera minaccia gli altri due nomi in lizza, Beate Klarsfeld, proposta dall’estrema sinistra Die Linke, che ha ottenuto 126 voti, e Olaf Rose, presentato dal partito di estrema destra NPD, che ha conquistato 108 membri dell’assemblea federale. La decisione finale dell’assemblea, a quanto pare, non è stata una sorpresa per nessuno.

Non bisogna però dimenticare che Gauck si era già presentato una volta per la stessa poltrona, e cioè nel 2010, in seguito alle improvvise dimissioni dell’allora presidente Horst Koehler. Proposto da Verdi e socialdemocratici, allora Gauck non aveva raggiunto la maggioranza ed era stato sconfitto dal favorito di Angela Merkel, l’attuale presidente uscente Christian Wulff. Alle porte delle elezioni del 2013, a quanto pare, anche la Coalizione della Cancelliera ha pensato bene di rivedere la figura di Joachim Gauck, in ragione forse della sua popolarità e dei suoi meriti storici di indubbia portata.

Nativo di Rostock, Gauck ha studiato teologia ed è stato da sempre molto critico nei confronti del comunismo di sistema e il regime della Repubblica Democratica Tedesca (RDT). Lui stesso ricorda spesso di essere “cresciuto in un sentimento di anticomunismo motivato”, forse in riferimento all’esperienza del padre, arrestato, deportato e costretto da un tribunale sovietico ai lavori forzati in Siberia. Per diversi anni la famiglia di Gauck non ha avuto alcuna informazione riguardo il padre, che risultava essere semplicemente “scomparso”. Un’esperienza che ha influenzato l’attuale presidente della Repubblica in maniera indelebile.

Gauck ha da sempre criticato il sistema della RDT ma non lo ha mai fatto in maniera diretta, scampando quel confronto diretto con il regime che lo avrebbe portato a rischiare la prigione. Nel 1989 si è battuto perché l’esperienza del regime non cadesse nell’oblio e ha ottenuto l’apertura degli archivi della Stasi, di cui è stato nominato responsabile nel 1990.

Se la figura carismatica di Joachim Gauck lo preserverà per tutta la durata naturale della carica, comunque, è ancora da vedere: negli ultimi tempi i presidenti federali tedeschi non sembrano avere molta fortuna. Wulff si è dimesso a causa del polverone mediatico sollevato da un presunto prestito “in amicizia” ricevuto, fatto che ha aperto una voragine di piccoli e grandi privilegi che l’ex- presidente, a quanto pare, amava concedersi. Ma non è il primo re a non morire di morte naturale.

A maggio 2010 anche Koehler aveva deciso di dimettersi, più in particolare per la polemica mediatica scaturita da una sua dichiarazione sulla missione militare tedesca in Afghanistan. I toni utilizzati dai media non si confacevano al ruolo che egli rappresentava, aveva accusato allora Kohler, e preferiva quindi lasciare la carica per far sì che si recuperasse quel rispetto mancato nei confronti della presidenza della repubblica. In due anni, tre presidenti della Repubblica federale: un susseguirsi che non ispira sicuramente fiducia.

Se si considera che il “torbido” passato di Wulff è stato denunciato, in primis, dalla stampa popolare, è interessante notare il ruolo fondamentale che la stampa ha giocato nelle dimissioni dei due presidenti: i politici tedeschi invitano a un maggiore rispetto, il rischio è la perdita di credibilità per uno dei ruoli più nobili nella repubblica federale. È anche vero, d’altra parte, che quando si parla di elezioni l’opinione pubblica acquista un valore particolare, e la Germania si trova in una situazione delicata: sei appuntamenti elettorali regionali nel 2011 e le politiche del 2013 possono essere considerate una buona ragione perché i partiti diano particolare peso alla credibilità dei propri uomini politici e cerchino di tagliare i rami secchi.

E ora tocca a Gauck, l’undicesimo presidente di Germania: la stampa non ha perso tempo e ha già fatto notare la sua particolare situazione sentimentale. Gauck è ancora ufficialmente sposato con la sua prima moglie, ma da anni convive con la sua compagna, Daniela Schadt. Schadt si è detta pronta a fare la first lady, ma non prevede nessun tipo di matrimonio riparatore per l’onore della patria. I presupposti sembrano già saporiti.
 

 

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