di Michele Paris

Nessuna sostanziale sorpresa ha fatto registrare il secondo round delle primarie repubblicane negli Stati Uniti. Nel piccolo Stato del New Hampshire il successo è andato al favorito della vigilia, il miliardario mormone Mitt Romney, il quale ha potuto così bissare l’affermazione della settimana scorsa nei caucus dell’Iowa e rafforzare la sua posizione di “front-runner” nella corsa alla nomination di un partito sempre più spostato a destra.

Nonostante i ripetuti attacchi lanciati nell’ultima settimana dai suoi principali rivali repubblicani, Romney ha incassato una vittoria piuttosto netta, capitalizzando il legame speciale che vanta con questo stato del New England. Romney è stato governatore del confinante Massachusetts tra il 2003 e il 2007 e si reca frequentemente in New Hampshire, dove possiede una delle sue numerose abitazioni. Il suo messaggio relativamente moderato sembra inoltre trovare terreno fertile tra l’elettorato dello Stato, anche se qui nel 2008 dovette subire da John McCain la sconfitta decisiva che mise fine alle sue speranze di nomination.

Primo candidato repubblicano (presidenti in carica esclusi) a vincere le due competizioni che aprono la stagione delle primarie dal 1976, nelle primarie del New Hampshire Mitt Romney ha raccolto il 39,4% dei consensi (quasi 100 mila voti), staccando di oltre 16 punti percentuali il secondo classificato, il deputato libertario del Texas, Ron Paul (22,8%).

Dal momento che la composizione dell’elettorato del New Hampshire difficilmente avrebbe potuto favorire una rimonta da parte dei candidati più conservatori, la questione di una possibile alternativa a Romney è rimandata alle cruciali primarie della Carolina del Sud, in programma il 21 gennaio prossimo. Qui il voto dei conservatori - legati principalmente all’industria militare dello Stato e ai Tea Party - avrà infatti un peso maggiore e risulterà fondamentale per le aspirazioni di candidati come Newt Gingrich e Rick Santorum.

Dietro a Romney, come già anticipato, è giunto Ron Paul, il quale aveva già fatto segnare un discreto terzo posto in Iowa. Paul ha beneficiato delle regole elettorali del New Hampshire, dove possono votare nelle primarie repubblicane sia gli indipendenti che gli elettori registrati come democratici. Gli indipendenti sono stati circa la metà di coloro che si sono recati alle urne ed hanno dimostrato di preferire il messaggio pacifista e radicalmente anti-governativo del 76enne parlamentare texano. Visto le sue posizioni decisamente lontane da quelle ufficiali repubblicane sui temi della sicurezza nazionale e in politica estera, Romney non sembra temere troppo la concorrenza di Ron Paul, anche se quest’ultimo ha costruito una macchina elettorale molto organizzata in tutto il paese che potrebbe consentirgli di rimanere competitivo per parecchio tempo.

Dietro Romney e Paul si è piazzato un altro candidato propostosi come moderato e che non aveva praticamente svolto campagna elettorale in Iowa. Si tratta di John Huntsman, figlio di uno degli uomini più ricchi d’America. Ex governatore dello Utah e fino a pochi mesi fa ambasciatore a Pechino per l’amministrazione Obama, Huntasman aveva puntato tutto sulle primarie del New Hampshire per tenere in vita una candidatura che ha comunque ben poche chances di decollare. Il modesto risultato (16,8%) non dovrebbe portarlo molto lontano, anche perché, paradossalmente, la sua campagna non può contare sulle risorse di cui dispongono i rivali.

Sebbene tutti i contendenti repubblicani propongano ricette economiche ultraliberiste che favoriscono i redditi più alti, alcuni candidati nei giorni precedenti il voto avevano attaccato Romney per il suo passato nel “private equity”. Alla guida della compagnia Bain Capital, negli anni Ottanta e Novanta, Romney aveva infatti accumulato una fortuna acquistando aziende, smembrandole, mandandole in bancarotta e licenziando senza scrupoli i loro dipendenti. Gli attacchi nei suoi confronti sono giunti in particolare da Newt Gingrich, dopo che anch’egli era stato bersaglio di campagne negative in Iowa orchestrate da organizzazioni (Super PAC) vicine a Romney e a Rick Perry.

Per l’ex speaker della Camera questa strategia aggressiva non ha pagato in New Hampshire, come dimostra il quarto posto col 9,4% dei voti, ma verrà comunque ribadita in Carolina del Sud, dove si presenterà con un assegno da 5 milioni di dollari staccato qualche giorno fa alla Super PAC a lui vicina dall’amico e imprenditore miliardario nel settore dei casinò, Sheldon Adelson. Il denaro così raccolto andrà a finanziare in gran parte l’acquisto di spazi pubblicitari per mettere in cattiva luce Mitt Romney.

La sorpresa dei caucus dell’Iowa, l’ex senatore della Pennsylvania Rick Santorum, ha poi subito un brusco risveglio in New Hampshire. Il denaro improvvisamente entrato nelle sue casse dopo aver perso la settimana scorsa per appena otto voti da Romney, non gli ha permesso di estendere il proprio appeal in uno stato che vede con diffidenza il fondamentalismo cristiano che è alla base del suo messaggio politico. Per Santorum rimane qualche lieve speranza di riprendersi in Carolina del Sud, uno stato che potrebbe invece segnare la fine definitiva per Rick Perry. Il governatore del Texas ha tralasciato il New Hampshire per concentrarsi sul primo Stato del sud a tenere le primarie, ma nonostante abbia ancora parecchio denaro a disposizione la sua candidatura sembra avere ormai i giorni contati.

In attesa di capire se potrà emergere un unico candidato alternativo a Romney in grado di coagulare il voto dell’ala conservatrice del partito, buona parte dei media americani continua a veicolare il senso di inevitabilità della candidatura dell’ex governatore del Massachusetts. Quest’ultimo ha dalla sua soprattutto le ingenti risorse per finanziare una lunga campagna elettorale, grazie anche ai legami che ha coltivato negli anni con Wall Street. Mitt Romney ha raccolto donazioni per circa 23 milioni di dollari solo negli ultimi mesi del 2011 e in questi giorni ha incassato l’appoggio formale (“endorsement”) di politici repubblicani di spicco, come l’ex rivale John McCain.

In ogni caso, dopo appena due appuntamenti elettorali, gli equilibri in casa repubblicana sono dettati, oltre che dalle disponibilità economiche, dall’esposizione mediatica dei candidati. Per ottenere ufficialmente la nomination, un contendente repubblicano deve infatti mettere assieme quasi 1.200 delegati. Le primarie del New Hampshire ne hanno assegnati per ora solo 12 - Romney ne ha conquistati 7, Paul 3 e Huntsman 2 - dopo che i vertici nazionali del partito avevano deciso di dimezzare la quota riservata a questo Stato per punire i dirigenti locali, colpevoli di aver anticipato la data del voto, inizialmente fissata per il mese di febbraio.

Come già alla vigilia dei caucus dell’Iowa, anche il voto in New Hampshire è stato preceduto da varie schermaglie tra i sei repubblicani in corsa per la Casa Bianca. Nonostante gli scambi di accuse, tuttavia, i candidati risultano d’accordo sulle fondamentali questioni economiche e di politica estera - con l’eccezione di Ron Paul su quest’ultimo argomento - con le quali sarà chiamato a fare i conti il prossimo presidente americano.

Tutti i candidati repubblicani, così come Obama, concordano cioè sulla necessità sia di far pagare a lavoratori, disoccupati e pensionati la crisi in atto, che di mantenere un atteggiamento aggressivo al di fuori dei confini per salvaguardare gli interessi USA. Le loro divergenze riflettono semmai le divisioni all’interno delle élite che detengono il potere nel paese e che riguardano, ad esempio, l’opportunità di collaborare o meno con le organizzazioni sindacali negli attacchi alle condizioni di vita e ai diritti dei lavoratori, oppure la scelta di scatenare una nuova guerra piuttosto che conservare le risorse per i conflitti già in corso. Questi, in definitiva, sono i limiti angusti entro i quali si gioca negli Stati Uniti la competizione per la nomination repubblicana e per la Casa Bianca.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy