di Emanuela Pessina

BERLINO. Anche l’integerrima Germania, a quanto pare, ha i suoi piccoli scheletri nell’armadio: è di questi giorni lo scandalo che ha coinvolto Christian Wulff, attuale Capo dello Stato federale ed ex- governatore della Bassa Sassonia per conto del partito di Angela Merkel (CDU), a causa di alcuni finanziamenti ricevuti “in amicizia” da imprenditori. Ancora non sono del tutto chiari i fatti, ma già si parla di provvedimenti e conseguenze. Ogni possibilità rimane aperta: si avvicinano le elezioni del 2013 e, per l’occasione, nessun partito si può permettere la benché minima macchia.

Secondo il settimanale Der Spiegel, durante la campagna per le elezioni regionali in Bassa Sassonia del 2007, l’imprenditore Carsten Maschmeyer avrebbe finanziato le inserzioni pubblicitarie per il libro di Christian Wulff “Meglio la verità”, in cui l’attuale capo dello Stato racconta le proprie esperienze politiche e private. A richiedere i finanziamenti a Maschmeyer - poco più di quarantamila euro - sarebbe stata in realtà la casa editrice, Hoffmann und Campe, che difende tuttora la procedura come assolutamente normale: da che mondo è mondo le case editrici propongono le nuove produzioni ad aziende e imprese per ottenere un sostegno economico, spiegano dalla Hoffmann und Campe, e tutto ciò senza secondi fini.

Ma l’interpretazione appare un poco ingenua e non convince: in tempi di campagna elettorale il libro di Wulff aveva tutta l’aria di un mezzo di promozione politica più che di un semplice saggio universitario e il finanziamento assume quindi tratti abbastanza controversi. Senza contare che la candidatura di Wulff a governatore della Bassa Sassonia era tra le favorite e, noi italiani lo sappiamo bene, gli appoggi ai principi raramente sono fatti per pura amicizia.

La questione va a caricare una situazione già di per sé poco felice per Wulff, alla luce dell’ulteriore scandalo si cui si è parlato nelle scorse settimane. Secondo alcune rivelazioni del quotidiano popolare Bild, nel 2009 Wulff avrebbe ricevuto un prestito agevolato di mezzo milione di euro attraverso la moglie dell’imprenditore Egon Geerkens, soldi poi utilizzati per acquistare una casa ad Amburgo. A quei tempi Wulff era governatore cristianodemocratico della Bassa Sassonia e già doveva rendere conto dei suoi movimenti economici alla politica.

Interrogato dai Verdi in Parlamento, Wulff si era trovato a negare chiaramente e ufficialmente qualsiasi rapporto professionale con Geerkens: fatto sta che ora l’imprenditore Geerkens ha rivelato a Der Spiegel di avere concordato personalmente il prestito con Wulff e la piccola bugia bianca non è sembrata poi tanto “bianca” all’opposizione di SPD, Die Linke e Verdi, che già mettono in discussione la posizione di Wulff a capo della Germania federale.

Wulff è stato eletto poco più di un anno fa dopo le dimissioni volontarie dell’ex-presidente Horst Koehler. Kohler si era ritirato inaspettatamente in seguito alle numerose polemiche riguardanti una sua dichiarazione sulla missione in Afghanistan: il ruolo di Presidente merita rispetto, si era giustificato Kohler, e l’atteggiamento dei media nei suoi confronti andava a ledere la figura di Capo dello Stato in sé. Sarà interessante vedere ora gli sviluppi della questione Wulff, per certi versi molto più pesante di quella d’onore per cui Kohler aveva deciso di lasciare la poltrona.

Ieri pomeriggio il Consiglio supremo della Bassa Sassonia avrebbe dovuto discutere di eventuali provvedimenti, ma la seduta è durata un quarto d’ora ed è terminata senza risultati, con somma sorpresa per l’opposizione e per alcuni membri del consiglio stesso.

Un recentissimo sondaggio di ARD, il primo canale pubblico in Germania, rivela che il 70% dei cittadini è contrario alle dimissioni del capo dello Stato. Pur non chiedendone la testa, i tedeschi si rifiutano comunque di giustificare il re: Wulff è una figura credibile solo per il 51% della popolazione, e si parla di 23 punti percentuali in meno rispetto a luglio 2010. Senza contare che solo un decimo dei cittadini ritiene corretto che il Capo dello Stato prenda soldi in prestito da un “amico imprenditore”. Presentatosi alla più alta carica della Germania federale come indipendente, Wulff era stato definito da tutti “l’uomo della Merkel”. E, alla vigilia delle elezioni, è difficile pensare che la Merkel possa fare a meno di tagliare tutti i rami secchi e lasciar passare inosservato un tonfo così rumoroso.

 

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