di mazzetta

Per non lasciare nulla di intentato nei confronti dell'Iran e mantenere la pressione sul suo governo, gli Stati Uniti hanno provato ad usare i fuoriusciti iraniani per accusare Teheran, o per proporre all'opinione pubblica internazionale, l'immagine della popolazione iraniana ansiosa di essere "liberata" dal proprio governo; come a suo tempo fu fatto in Iraq con l'Iraqi National Accord, partito di Chalabi. Anche questo è un approccio già visto e destinato a non funzionare. Un'altra porta chiusa. Una caratteristica dell'azione internazionale americana è che si gioca in ogni teatro, su ogni piano, con particolare attenzione alla propaganda. Bussare ossessivamente con forza a porte che non si apriranno serve a costituirsi nelle opinioni pubbliche l'immagine di chi chiede giustizia e si batte per il "bene". Sono azioni comprensibili solo se si valuta il fatto che di solito questo tipo di accuse imperano sui media per anni e, quando si rivelano meno di niente, spariscono in un soffio. Nel frattempo hanno sostenuto l'immagine del poliziotto buono che accusa il brigante. In Iran è questo il copione. Una porta chiusa dalla mancanza di iraniani credibili, che hanno costretto gli Usa a scegliere i componenti del Mujahideen-e Khalq (MEK), l'organizzazione politica iraniana in esilio con il maggior numero di aderenti, stimati comunque nella modesta cifra che varia tra i seimila ed i diecimila aderenti.

Sono i mujahideen iraniani che scatenarono la rivoluzione islamica e poi furono sconfitti e cacciati dai Khomeinisti. Una formazione islamica che seminò il terrore nei giorni della rivoluzione iraniana. Lo scià di Persia li definiva "comunisti islamici" e questo, ancora oggi, induce molti in Europa e negli Stati Uniti a dimenticare che si tratta di estremisti islamici, stando almeno agli stessi governi Usa, che li inserirono, su richiesta di Clinton, nell'elenco Onu delle organizzazioni terroristiche, al tempo in cui perseguiva i buoni rapporti con Teheran.

L'etichetta di "comunisti" la guadagnarono per essersi espressi contro "l'imperialismo americano" e per aver predicato l'indipendenza del regime islamico iraniano dal capitalismo. Trattandosi di utili pedine, è stato loro permesso di presentare una conferenza stampa a Parigi, nella quale hanno illustrato l'avanzamento dei lavori iraniani, esibendo foto satellitari fornite dagli Usa. Esponenti del MEK si sono anche esibiti in varie occasioni negli Stati Uniti, presentandosi dietro la copertura della Strategic Policy Consulting, una corporation costituita per aggirare il divieto d'ingresso per i membri del MEK, nelle quali hanno raccontato come gli iraniani non vedano l'ora di essere liberati del regime degli Ayatollah e di ricevere la democrazia statunitense in formato export.

L'Iran è sicuramente il paese con la popolazione più filoamericana dell'area, ma altrettanto sicuramente gli appartenenti al MEK sono gli unici in grado di coagulare l'ostilità generale degli iraniani. Questo perché in Iran sono universalmente considerati "traditori della patria", avendo combattuto al fianco di Saddam nella guerra d'aggressione che questi scatenò contro l'Iran. Di sicuro gli iraniani non accoglierebbero a braccia aperte un governo capeggiato da Maryam Rajavi, la "presidentessa eletta" del MEK.
Eletta da Massoud Rajavi, suo marito, la signora si è meritata ed autoconferita, attraverso decenni costellati dalla lotta per l'eliminazione degli avversari, la carica di "Leader a vita" del popolo iraniano. Leader in esilio, però.

Questa è la "democrazia" che l'amministrazione Bush può proporre agli iraniani, senza considerare che le conversioni del MEK alla democrazia e al capitalismo sono abbastanza recenti, come lo è pure l'abbandono dell'antioccidentalismo. Ed evitando attentamente di far conoscere agli americani che il MEK, nei primi anni settanta, si rese responsabile di numerosi attacchi agli stessi interessi americani. Bombe alle sedi e rappresentanze di Pepsi, General Motors, Hotel International, Marine Oil Company, Shell, Pan-Am, Bp, El Al, Iranian-American Society e dell'Ufficio Informazioni Americano in Iran, oltre all'uccisione di cinque consiglieri americani e un attentato al primo rappresentante militare americano in Iran. Probabilmente anche i cittadini americani non sarebbero contenti di dover combattere per consegnare il potere ad un tale campione, se ne conoscessero la storia. Che il regime di Teheran sia l'incubo notturno della Casa Bianca è credibile; ma se gli Washington pensa a costoro come futuro per l'Iran, otterrà risultati forse peggiori dei peggiori incubi.

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