di Michele Paris

Mentre le proteste contro lo strapotere della finanza si allargano spontaneamente in tutti gli Stati Uniti e altrove, i manifestanti scesi per le strade di New York nelle ultime settimane stanno iniziando a formulare le prime richieste concrete alla politica americana. Tra di esse c’è quella di prolungare una modesta imposta aggiuntiva sui redditi dei residenti più ricchi dello stato di New York. Una richiesta però fermamente respinta dal governatore democratico, Andrew Cuomo.

Nel corso di una recente conferenza stampa, Cuomo ha ribadito che non intende ascoltare gli appelli provenienti dal movimento “Occupy Wall Street”. “Il fatto che tutti vogliano questa tassa non significa molto”, ha sostenuto il governatore. “Io rappresento i cittadini. La loro opinione è importante ma non ho intenzione di cambiare le mie decisioni a seconda di come tira il vento”, ha aggiunto riferendosi alla sua promessa elettorale di non aumentare le tasse.

Cuomo ha spiegato che questa tassa danneggerebbe la competitività dello stato di New York, a tutto vantaggio di quelli vicini, e spingerebbe i residenti più facoltosi a trasferirsi altrove. Il governatore ha affermato di essere in ogni caso favorevole a un’imposta di questo genere, se applicata dal governo federale, così da colpire tutti i cittadini americani con i redditi più alti. Visti gli equilibri di potere al Congresso, tuttavia, una misura simile non ha nessuna possibilità di essere approvata nell’immediato futuro.

Per giustificare la sua posizione irremovibile di fronte ad un provvedimento che è estremamente popolare nel suo stato, Cuomo ha poi citato il padre Mario - governatore di New York dal 1983 al 1994 - e la sua ferma opposizione alla pena di morte, per la quale era invece a favore la maggioranza dello stato, come se la difesa delle classi privilegiate e la battaglia contro la pena capitale fossero in qualche modo equiparabili.

La sovrattassa in questione è attualmente applicata nello stato di New York ai single con redditi superiori ai 200.000 dollari annui e alle coppie sposate con entrate oltre i 300.000 dollari. Se non ci saranno interventi da parte del governatore o del Parlamento statale, la tassa cesserà di esistere il 31 dicembre prossimo. Alcuni parlamentari democratici hanno in realtà cercato di introdurre un’estensione della tassa, questa volta riguardante i redditi superiori al milione di dollari, ma lo stesso Cuomo, in collaborazione con i repubblicani, è riuscito ad evitarne l’approvazione.

Secondo la proposta democratica, la nuova “millionaire’s tax” potrebbe generare 4 miliardi di dollari di entrate per le casse statali, di cui 2,8 miliardi già dal prossimo anno fiscale. Un importo significativo quest’ultimo, soprattutto alla luce di un deficit di bilancio pari a 2,4 miliardi che lo stato di New York si troverà a dover fronteggiare. Escludendo il mantenimento dell’imposizione fiscale aggiuntiva sui più ricchi, il buco verrà inevitabilmente colmato con nuovi tagli alla spesa sociale che andranno ad aggiungersi a quelli già operati da Cuomo negli ultimi mesi.

I miliardi di dollari su cui lo stato di New York non potrà più contare dal primo gennaio prossimo per finanziare l’assistenza sanitaria, il sistema scolastico e altri servizi pubblici essenziali, finiranno così sul conto di quel 2 per cento di residenti al vertice della piramide sociale. Tutto questo, come ha mostrato un recente sondaggio del Siena College, nonostante il 72 per cento degli elettori registrati nello stato sia favorevole all’estensione della tassa sui milionari.

A chiedere l’imposizione della sovrattassa non sono solo i manifestanti che hanno invaso Wall Street o, nello scorso fine settimana, la capitale dello stato di New York, Albany, ma anche svariati delegati democratici all’assemblea statale e numerose organizzazioni sindacali. Proprio i sindacati che oggi chiedono ai redditi più elevati un modesto sacrificio, sono stati in prima fila lo scorso anno per fare eleggere il governatore Andrew Cuomo con un programma di austerity e, ancora, sono risultati determinanti per far digerire i massicci tagli al settore pubblico implementati negli ultimi mesi.

L’atteggiamento dei sindacati e di molti esponenti del Partito Democratico che oggi sfilano accanto ai manifestanti nelle strade, e chiedono al governatore Cuomo di far pagare una piccola parte della crisi ai ricchi, suona come un chiaro avvertimento per gli studenti, i lavoratori e i disoccupati del movimento “Occupy Wall Street”. Il loro appoggio ai manifestanti non è altro infatti che un tentativo di limitare le rivendicazioni di piazza a qualche richiesta “ragionevole”, così da fornire una valvola di sfogo sicura alle crescenti tensioni sociali che attraversano il paese.

Il tutto, possibilmente, canalizzando la protesta verso l’imminente inizio della campagna elettorale democratica per il voto del 2012, a cominciare da quella per la rielezione del “male minore” Obama, ed evitando qualsiasi evoluzione verso un prospettiva autenticamente alternativa al sistema dominante, ultraliberista e bipartitico.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy