di Michele Paris

Per la prima volta da oltre cinquant’anni, la sinistra francese ha conquistato ieri la maggioranza assoluta nella camera alta del Parlamento di Parigi. Il voto per il Senato ha inflitto una nuova batosta al presidente Nicolas Sarkozy, sempre più impopolare tra l’elettorato d’oltralpe a ormai meno di sette mesi dalle elezioni presidenziali. Era dal 1958 che la destra in Francia deteneva la maggioranza al Senato.

I partiti di centro-sinistra (Socialisti, Verdi e Comunisti) hanno guadagnato 24 seggi nel voto di domenica, abbastanza per raggiungere la maggioranza di 177 su un totale di 348. Il voto è stato il primo dopo l’entrata in vigore della riforma elettorale che ha decretato l’aumentato del numero dei senatori, conseguenza dell’aumento della popolazione, e il rinnovo della metà dei componenti della camera alta ogni tre anni.

Lo storico cambio di maggioranza al Senato è la diretta conseguenza delle vittorie fatte segnare dalla sinistra nelle elezioni locali degli ultimi anni. L’elezione dei membri del Senato in Francia avviene infatti in maniera indiretta. A scegliere i senatori è cioè una delegazione di “superelettori” - 150 mila in totale, di cui poco meno di 72 mila si sono espressi domenica - composta da deputati, consiglieri regionali, rappresentanti dei consigli municipali e membri dell’Assemblea dei francesi all’estero. “Il 25 settembre 2011 rimarrà nella storia”, ha affermato Jean-Pierre Bel, capogruppo socialista al Senato, ad una televisione transalpina. “I risultati di questa elezione per il Senato rappresentano un’autentica punizione per la destra”.

Concretamente, la sconfitta della destra non dovrebbe creare troppi impedimenti all’azione del governo, dal momento che il Senato francese dispone di poteri decisamente inferiori rispetto all’Assemblea Nazionale (camera bassa), dove la destra conserva la maggioranza. Sarkozy, tuttavia, potrebbe veder svanire la possibilità di modificare la Costituzione per inserire l’obbligatorietà del pareggio di bilancio.

Come le recenti elezioni locali, anche quelle per il Senato hanno dunque confermato la popolarità in declino dell’inquilino dell’Eliseo, penalizzato, tra l’altro, dalla crisi economica persistente, da un livello di disoccupazione ancora elevato e dagli assalti portati allo stato sociale francese. A ciò vanno aggiunti anche gli scandali giudiziari che hanno colpito svariati alleati e amici di Sarkozy.

Per i vertici del partito del presidente (UMP), in ogni caso, la sconfitta di ieri va attribuita principalmente alle divisioni all’interno dello schieramento di centro-destra, confermate dalla presenza di numerose liste di candidati “dissidenti” che avrebbero sottratto voti ai partiti principali.

D’altro canto, nonostante i toni trionfalistici del Partito Socialista, la corsa alla presidenza appare tutt’altro che in discesa per l’opposizione. Oltre alla consueta combattività di Sarkozy in campagna elettorale, i Socialisti, dopo lo scandalo che ha colpito l’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, dovranno fare i conti con la carenza di un candidato forte per il voto di aprile. I favoriti per la vittoria nelle imminenti primarie socialiste sono la segretaria del partito, Martine Aubry, e, soprattutto, il suo predecessore, François Hollande.

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