di Carlo Musilli

Noi di intercettazioni ne sappiamo qualcosa, ma ora anche i sudditi di sua Maestà iniziano a capire di che si tratta. Con una piccola differenza: da noi il tycoon fa la parte dell'intercettato, oltremanica è l'intercettatore. Parliamo del magnate della comunicazione Rupert Murdoch, proprietario del colosso planetario "News Corporation". Uno dei suoi giornali inglesi, il News of the world, è in questi giorni al centro di uno dei peggiori scandali che abbiano mai toccato la stampa britannica e domenica sarà costretto a chiudere i battenti.

Dirigenti e giornalisti rischiano l'arresto per aver ascoltato illegalmente le telefonate di attori, calciatori, membri della famiglia reale, vip della politica e dello spettacolo. Non basta. Pare che, tramite un investigatore privato, abbiano ficcato il naso nelle conversazioni dei familiari delle vittime di rapimenti, attentati terroristici e perfino dei militari morti in Iraq e Afghanistan.

Ma lo schifo non sarebbe completo se non c'entrasse la politica. In questo caso, l'anello di congiunzione si chiama Andy Coulson. Vicedirettore della testata di casa Murdoch dal 2003, fu costretto a dimettersi quattro anni dopo. Già allora era sospettato di aver corrotto dei poliziotti per mettere in piedi un'oscura rete d’intercettazioni. A dargli una seconda chance è stato nientemeno che il primo ministro David Cameron, nominandolo suo portavoce nel maggio 2010. Purtroppo Coulson, inseguito da accuse sempre più gravi, ha dovuto lasciare anche questo incarico lo scorso gennaio.

Le sue dimissioni però non sono bastate a togliere d'impiccio il Premier, la cui credibilità è ormai compromessa dallo scandalo. Anche ammettendo che non fosse direttamente coinvolto (non ci sono accuse contro di lui) è difficile credere che non sapesse niente. E, se così fosse, ce ne sarebbe abbastanza per tacciarlo quantomeno di idiozia.

Ad oggi Cameron vorrebbe solo prendere tempo e lasciare che l'affare si sgonfi, ma non ha vita facile. Il suo alleato di governo, il liberaldemocratico Nick Clegg, è fra i più determinati a fare chiarezza. Quanto all'opposizione, l'agguerritissimo laburista Ed Miliband non si è lasciato sfuggire l'occasione di gettare fango sul Premier, chiedendo anche al governo di avviare un'inchiesta pubblica indipendente.

Ma veniamo al vero eroe di questa storia, re Murdoch d'Inghilterra. In questo momento la debacle del News of the world, da cui tutti gli inserzionisti pubblicitari sono fuggiti a gambe levate, è davvero il minore dei suoi problemi. Il vero rischio per il magnate australiano è che sfumi l'affare BSkyB.

Si tratta della seconda tv satellitare a pagamento del Regno Unito, con 10 milioni di clienti e un fatturato da 5,9 milioni di sterline. Per acquistarne l'intero capitale, Murdoch (che ha già in tasca il 39,1% delle azioni) sarebbe disposto a sborsare qualcosa come 9,4 miliardi di sterline. Il governo aveva dato il via libera all'operazione, ma i fatti degli ultimi giorni hanno rimesso tutto in discussione, facendo slittare la decisione finale dell'Esecutivo a settembre.

Se nonostante tutto la trattativa andasse in porto, il tycoon diventerebbe una specie di "Berlusconi inglese", come hanno scritto diversi giornali britannici. Nel Regno Unito la News Corporation è già proprietaria di varie testate di primo piano: oltre allo storico domenicale appena soppresso, fanno parte della famiglia anche il Sun, il Times e il Sunday Times. E non ci dimentichiamo della più nota emittente televisiva del mondo, Sky.

A tener presente il quadro generale, viene da pensare che forse l'ultimo scandalo scoppiato nella terra della Regina potrebbe paradossalmente rivelarsi un evento positivo per la salute cerebrale dei sudditi inglesi. Se si riuscisse a evitare che Murdoch rafforzi ulteriormente la sua leadership, tanto di guadagnato. Sia negli Usa che in Gran Bretagna il miliardario ha già creato dei sistemi di potere in grado di condizionare pesantemente non solo l'opinione pubblica, ma anche la vita economica e politica dei due Paesi.

Il meccanismo è semplice, per certi versi rozzo. Le aziende del grande burattinaio non si schierano da una parte o dall'altra per sostenere un qualche tipo dìideologia, ma solo per consentire al loro proprietario di trarre il maggior profitto materiale possibile. Basti pensare al diverso ruolo svolto in diversi contesti. Negli Stati Uniti la Fox (altra tv di Murdoch) ha praticamente fatto eleggere Bush Junior al suo primo mandato e tuttora sostiene i repubblicani più bigotti del Tea Party. Al contrario, in Inghilterra, le testate della News Corporation sono sempre state le migliori amiche del laburista Tony Blair, salvo poi passare dalla parte di Cameron con l'avvento di Gordon Brown.

Una strategia spregiudicata e quasi cannibalesca quella del Berlusconi di Inghilterra, che può contare su una potenza economica senza rivali, nemmeno dalle parti di Arcore. Soltanto l'anno scorso gli utili netti della News Corporation hanno raggiunto i 2,5 miliardi di dollari. Soldi che fanno gola a chiunque lavori nell'editoria, ma chi aspira ad un'informazione decente dovrebbe pregare che restino lontani. E davvero nessuno può stare tranquillo. Giù da noi, ad esempio, la versione australiana del Cavaliere ha messo gli occhi su La7.

 

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