di Emanuela Pessina

BERLINO. Dopo i ribaltoni di portata storica delle recenti elezioni regionali, la Germania tira le somme e avverte i primi cambiamenti concreti a livello politico. Se da una parte si aggrava sempre più la crisi del capo liberale e vicecancelliere Guido Westerwelle (FDP), tanto che qualcuno già parla di regicidio e dimissioni, dall’altra i Verdi provano, assieme ai socialdemocratici (SPD), a dare forma concreta a quelle promesse che, da trent’anni a questa parte, hanno potuto fare sempre e solo dalle fila dell’opposizione.

Perché, in effetti, tra i liberali tedeschi tira aria pesante, tanto che qualcuno già parla di golpe interno al partito. Questo fine di settimana, mentre il ministro degli Esteri e capo FDP Guido Westerwelle era a Pechino per la presentazione ufficiale di una mostra di natura artistica, i compagni di partito discutevano delle recenti sconfitte elettorali in Baden-Wuerttemberg e Renania-Palatinato (Sud- Ovest della Germania) e proponevano soluzioni concrete tra cui, a gran voce, un ricambio ai vertici FDP.

Nelle recenti regionali dei Laender di Stoccarda e Magonza, i liberali hanno conseguito percentuali elettorali praticamente dimezzate rispetto al 2006: in Renania-Palatinato, l’FDP non ha racimolato neppure la quota minima di voti per entrare nel Parlamento regionale, mentre in Baden-Wuerttemberg ha raggiunto a malapena il numero minimo di seggi, attestandosi a 5 punti percentuali esatti. Esiti catastrofici che richiedono volti nuovi, giustificano i liberali tedeschi, per riguadagnare la credibilità perduta di fronte agli elettori.

E a Westerwelle non resta che prendere atto dell’entità della rivolta: se subito dopo i primi exit pool delle regionali di domenica scorsa il vicecancelliere aveva escluso con sicurezza le proprie dimissioni, ora tra i suoi oppositori sono emerse molte figure di spicco dell’FDP, e la pressione continua a crescere. “Nessuno può rimanere incollato alla propria poltrona”, avrebbe addirittura commentato il ministro liberale della Giustizia tedesco Sabine Leutheusser-Schnarrenberger (FDP) a proposito. E già qualcuno, in Germania, parla di regicidio, mentre giornali autorevoli come Der Spiegel o Berliner Zeitung sventolano la possibilità di grossi cambiamenti in seno all’FDP già per inizio settimana.

Completamente diversa l’atmosfera che si respira tra le fila di Verdi e Socialdemocratici (SPD), ancora in tripudio per i risultati storici guadagnati alle regionali in Baden- Wuerttemberg. Ora l’obiettivo è accordarsi per dare forma concreta alle (grosse) attese degli elettori in una delle regioni più ricche della Germania: sono già cominciate le trattative per una coalizione verde-rossa, e il governatore regionale designato, l’ecologista Winfried Kretschmann, non ha dubbi “sulla buona riuscita dei colloqui”.

A questo proposito, si concede qualche parola in più anche il giovane socialdemocratico Nils Schmid (38 anni), rappresentante regionale SPD e futuro partner politico di Kretschmann. Condizione sine qua non per un’alleanza verde-rossa, ha dichiarato Schmid, è un referendum sul controverso progetto Stoccarda 21, la mega infrastruttura che avrebbe dovuto andare a sostituire la vecchia stazione della città contro cui oltre la metà dei cittadini ha manifestato per settimane. La proposta di rivolgersi nuovamente al volere dei cittadini, comunque, non ha di sicuro incontrato impedimenti tra le fila degli ambientalisti, scettici fin dall’inizio nei confronti del progetto.

La questione della regione federale del Baden- Wuerttemberg che più interessa la Germania, tuttavia, rimane l’energia nucleare, uno dei fattori che ha permesso ai Verdi di diventare la seconda forza politica regionale nelle recenti elezioni. I Verdi hanno quasi raddoppiato la percentuale di elettori grazie al grido di battaglia “Atomkraft?Nein, danke!” e ora tutti si aspettano grandi cambiamenti in questo senso. La regione di Stoccarda ha diverse centrali nucleari e potrebbe valere come banco di prova per l’abbandono del nucleare a favore delle energie rinnovabili. Sempre che il nuovo governo verde-rosso sappia gestire la situazione in maniera concreta e, soprattutto, sempre che sia disposto a investire le grosse somme necessarie all’avvio di una politica di energie verdi.

Le promesse sono tante e l’entusiasmo, a quanto pare, è alto, eppure il nucleare è una questione molto spinosa e la sfida è difficile: ne sanno qualcosa a Berlino, dove la barca di CDU (cristiano- democatici) e liberali ha cominciato a prendere acqua proprio dopo essersi incagliata nella questione del prolungamento delle attività nucleari in Germania.    

 

 

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