di Carlo Benedetti 

MOSCA. Per la vecchia Urss - da Breznev a Gorbaciov - e per la nuova Russia di Eltsin valeva sempre quella famosa previsione di Michail Lomonosov: “La Russia del futuro si salderà alla Siberia”... E in tal senso la strategia socio-economica veniva indirizzata verso il Pacifico per farne - imitando gli americani - una “Silicon Valley” tutta russa. Ma questi anni di mondializzazione e di modernizzazione post-sovietica hanno mostrato che è meglio, per il momento, restare ancorati alla realtà e che, invece di cercare soluzioni d’avanguardia nel lontano Estremo Oriente, è bene muoversi nel cuore della Russia europea. E su questo Putin e Medvedev (per ora...) vanno d’accordo.

Nasce così il loro “progetto Skolkovo” con un bilancio di partenza di circa sei miliardi di dollari. Un piano avveniristico dove il Cremlino si appresta a giocare le carte del futuro mettendo in campo le maggiori attività di cinque importanti settori: energia, informatica, comunicazione, ricerca biomedica e tecnologie nucleari. In tal senso il governo varerà - per superare resistenze ed ostacoli - una legislazione ad hoc per questa cittadella del futuro, in modo da snellire la burocrazia e incentivare gli investimenti dall’estero.

E’ lo stesso Medvedev che, in proposito, denuncia le pecche che il sistema mostra sempre più evidenti. Sceglie, come luogo dell’accusa, uno dei templi della scienza locale, la città di Arzamas situata nella parte centro-orientale della Russia dove si trovano alcune delle più importanti strutture scientifiche del Paese. Agli esponenti locali e agli scienziati convocati per una riunione straordinaria il Presidente russo fa notare che pur essendo in atto forti stanziamenti la situazione industriale e produttiva ristagna: “Pochissimi - dice - sono gli esempi di nostri prodotti altamente tecnologici e competitivi sul mercato mondiale”. La sottolineatura di questo ritardo si inserisce così nel quadro della valorizzazione del nuovo progetto scientifico-industriale. Quello di Skolkovo.

LA TERRA DI SKOLKOVO. L’area nota con il nome di Skolkovo si trova alle porte di Mosca. E’ un terreno di 370 ettari dove si stanno sviluppando strutture futuristiche: scuole, campus, istituti scientifici. Il progetto riguarda tutta la Russia e le terre della zona vengono ora vendute sul mercato a 2-3 milioni di dollari per ettaro. Si annunciano speculazioni e intrighi internazionali. Ma la Russia - in questo senso - è già vaccinata grazie al potere degli oligarchi che si ritroveranno a fare il bello e il cattivo tempo...

IL PROGETTO. L’idea della dirigenza russa consiste nel creare una vera città del futuro capace, con le sue strutture techiche e scientifiche, di lanciare l’economia russa nella grande scena mondiale. Un salto di qualità in tutti i campi: dalla ricerca di nuovi piani relativi allo sviluppo del mercato delle materie prime alle ulteriori conoscenze ed innovazioni scientifiche.

FINANZE E FINANZIATORI. Per lo sviluppo del progetto il Cremlino chiede idee e collaboratori ma soprattutto fondi. E così arrivano l'impegno personale del governatore della California Schwarzenegger e, soprattutto, le promesse di John Chambers, presidente della Cisco System, a investire in Russia un miliardo di dollari nei prossimi dieci anni. Si muove anche l’oligarca russo Viktor Vekselberg (in Svizzera presiede il suo gruppo “Renova” che tratta alluminio e aziende collegate alle energie rinnovabili) sul quale, appunto, sono concentrate le speranze degli uomini del Cremlino. Sulla scia dell’affarista Vekselberg si sono già collocati colossi come “Cisco” (il gigante degli hardware ha siglato un investimento da un miliardo di dollari in dieci anni) e “Google”. E in lista d’attesa per partecipare all’affare del secolo si ritrova la “Microsoft” pronta con investimenti da decine di milioni di dollari. Anche le maggiori banche d’investimento occidentali cercano di trovare un loro posto nella scalata a questa nuova “Arca di Noè” (tale definizione appare sempre più spesso nella stampa di Mosca...).

IL PARTITO DEI CONTRARI. Non tutto però fila liscio nel programma del Cremlino. Perché per molti scienziati russi, in patria e all’estero, il progetto di Skolkovo non esercita alcuna attrattiva. La stampa moscovita, in proposito, non manca di mettere in evidenza che il “sogno” di Skolkovo rimane solo quello del presidente. Perché tra la gente, il progetto è visto come una follia: nel Paese mancano ancora adeguate infrastrutture di base e nessuno pensa all’innovazione tecnologica come a una frontiera importante.

Diffidenza regna anche nella comunità scientifica. Lo stesso premio Nobel per la fisica 2010, Andrei Geim, originario di Soci ma cittadino inglese, ha dichiarato che non lavorerebbe a Skolokovo, “neppure se ricoperto d’oro”. E ha spiegato che il Cremlino può anche investire soldi nella scienza, ma la ricerca accademica sarà sempre minata da corruzione, pesantezza burocratica, assenza di strutture adeguate e di team di lavoro veramente internazionali. Tutte condizioni che alimentano una preoccupante fuga dei cervelli. Anche Sergej Brin, il matematico russo fondatore insieme a Larry Page dell'impero Google e oggi cittadino americano, ha spesso denunciato l'inefficienza e la corruzione del Paese definendolo una “Nigeria con la neve”.

E così mentre la Russia ufficiale punta a fare cassa con “Skolkovo”, si apre una sorta di fossato tra il mondo politico-economico e quello della scienza. Agli uomini del Cremlino non resta che affrettare i tempi, collegare le idee, le ambizioni e le inquietudini al contesto politico, sociale, culturale ed economico. Comincia su questa piattaforma la corsa verso il “grande gioco” del futuro.

 

 

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