di Carlo Benedetti 

MOSCA. Partono le indagini mentre l’intera Russia è in lutto. L’ombra della strage di Domodiedovo (35 morti) domina nei palazzi del potere e il Cremlino comincia a fare i conti con la realtà. Come solito in questo Paese, i conti si fanno con le irregolarità, le violazioni, le manchevolezze. Ne parla direttamente il Presidente Dmitrij Medvedev il quale, annuncia che “la direzione dell'aeroporto Domodiedovo di Mosca dovrà rispondere dell'attentato”.

Non usa perifrasi Medvedev: "Quello che è accaduto dimostra chiaramente che ci sono state violazioni delle regole di sicurezza. C'è stato un vero fallimento dei servizi di vigilanza perchè si è arrivati a portare, o far passare, una grande quantità di esplosivo. Pertanto, quelli che hanno delle responsabilità, quelli che prendono delle decisioni, dovranno rispondere di tutto. I dirigenti dell’aereoporto saranno portati davanti alla giustizia per la violazione delle norme di sicurezza e di conseguenza ho incaricato il procuratore generale - dice ancora Medvedev - d’indagare in questa direzione ”.

Scatta, di conseguenza, la giusta repressione nei confronti dei servizi. Ma la vera attenzione, in questo momento, riguarda i primi risultati che le fonti ufficiali rendono noti. Secondo i dati preliminari, sarebbero stati due i terroristi kamikaze, una donna e un uomo, gli autori della strage effettuata con un ordigno che oltre a cinque kg. di tritolo conteneva pezzi di filo d’acciaio, di 5 millimetri di diametro e lunghi 2 centimetri: il che spiega il così alto numero di vittime. Il copione - dicono quelli della sicurezza - è “classico”. E questo vuol dire che, in particolare, si segue la pista di quel terrorismo che proviene (questa la tesi dell’intelligence locale) dal Caucaso del Nord e che ricorda le bombe nella metropolitana di Mosca della primavera scorsa.

Il perché della “pista caucasica”, comunque non è un fatto nuovo. Tutte le volte che a Mosca o in altre città accade qualcosa che si avvicina a fatti di terrorismo, la prima reazione consiste nell’aprire il dossier della lotta ai musulmani – independisti caucasici - provenienti dalla Cecenia, dal Daghestan e dall’Inguscezia. Di conseguenza scattano indagini a tappeto con il fermo di quelle persone che hanno la sola colpa di avere “un volto caucasico”. Ed è, quindi, una caccia all’uomo che alimenta anche il fanatismo dei nazionalisti russi.

Ma ci sono anche altre versioni ed altre piste nelle indagini di queste ore. Secondo il deputato Maksim Scevcenko, “l’attentato potrebbe essere un gesto estremo effettuato da organizzazioni neonaziste che vogliono sabotare il rapporto tra la Russia e i paesi dell’Asia post-sovietica”. “Non è un caso - aggiunge l’esponente della Duma - che l’attentato è stato messo in atto mentre si stava procedendo allo sbarco dell’aereo proveniente da Duscianbè in Tagikistan: un volo quasi interamente riservato a quei lavoratori asiatici che vengono a lavorare, clandestinamente, a Mosca. E cioè musulmani contro i quali la destra neonazista russa in questi ultimi tempi si sta scatenando”.

Intanto la caccia alle persone “non russe” continua ovunque. Nella città di Ulianov un gruppo di musulmani denuncia violazioni effettuate dalla polizia locale che, sull’onda dei fatti di Domodiedovo, attua perquisizioni e arresti, senza motivi plausibili. Mentre questo avviene, a Mosca una donna azera di 45 anni è stata aggredita ed uccisa da un gruppo di razzisti in un vagone della metropolitana. Ed è un fatto, anche questo, che va messo nel conto delle tante piste che si seguono a Mosca.

 

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