di Luca Mazzucato

NEW YORK. Torniamo sulla storia raccapricciante di Saeed Malekpour, l'ingegnere iraniano sequestrato e torturato dalle autorità iraniane per due anni con false accuse. Altrenotizie.org ha intervistato sua moglie Fatima, all'indomani dell'udienza in cui è stata negata a Saeed ogni possibilità di difendersi dalle fantomatiche accuse rivoltegli. La sentenza è attesa per la prossima settimana e la pena prevista è la condanna a morte. Secondo l'avvocato di Saeed, l'unica speranza di bloccare la sentenza è la raccolta di firme per chiedere la liberazione di Saeed sul sito http://www.gopetition.com/petition/40162.html.

Di che cosa è accusato Saeed?

Le accuse specifiche che gli sono state lette in tribunale sono: “Propaganda contro il regime, intervento contro la sicurezza nazionale attraverso la progettazione e la moderazione di siti web dai contenuti per adulti, insulti ai principi divini, insulti alla Guida Suprema e al Presidente.” In generale, queste accuse sono note come “corruzione della terra.” Ma a parte questo, ad ogni udienza sollevano una nuova accusa. A un certo punto il giudice lo accusò di essere stato in contatto con 10 o 12 gruppi di oppositori al regime. Quando Saeed chiese a quali gruppi si riferisse, il giudice rispose che sapeva bene di cosa stava parlando.

Il quotidiano Kayhan (il giornale più conservatore iraniano, controllato direttamente dal governo iraniano), ha scritto che Saeed ha lavorato per progetti militari canadesi: pura invenzione. Come é possibile che qualcuno che non è nato in Canada e non è un cittadino canadese lavori lavorare su progetti militari canadesi? Un'altra accusa priva di senso è quella di “essere a contatto con stranieri:” Noi viviamo in un paese straniero! Stanno semplicemente cercando qualche pretesto per dimostrare la sua colpevolezza, di cosa non importa. Saeed non sa veramente di cosa è accusato, quindi non può mettere a fuoco la sua difesa su un punto specifico.

Quando ha avuto luogo l'ultima udienza? Che condanna rischia?

L'ultima udienza è stata il 26 ottobre. È stato orribile. Il giudice ha comunicato a Saeed che la pena prevista è la morte. Tutte le richieste di Saeed sono state respinte ancora una volta, anche se in una lettera ufficiale il Capo del Dipartimento giudiziario di Teheran, l'onorevole Avaee, ha chiesto al giudice di approfondire le indagini chiamando in causa esperti informatici. Ma il giudice ha ignorato la richiesta. Come ha detto l'avvocato, è ovvio che la condanna è stata pre-ordinata e qualcun altro sta tirando le fila. La decisione finale della corte arriverà fra 10 giorni.

Perché Saeed è stato arrestato? Pensi che si tratti di un sequestro politico?

Né Saeed né io siamo mai stati attivisti politici, o affiliati a qualsiasi partito politico. Saeed è solo una vittima di uno scenario realizzato dall'Armata Cibernetica Iraniana, un gruppo legato alle Guardie della Rivoluzione. Il termine “invasione culturale da parte dell'Occidente” è una frase molto familiare ai giovani iraniani. Per decenni, con la scusa di tutelare la rivoluzione islamica da questa guerra culturale, ci sono state imposte infinite restrizioni sociali e legali. Saeed e io abbiamo vissuto in un paese occidentale per anni e mio marito stava lavorando come web developer: queste circostanze lo rendono un obiettivo esemplare per la loro guerra.

Il governo iraniano ha aumentato la censura su Internet dopo le elezioni presidenziali truffa nel 2009. L'intelligence iraniana vuole convincere la popolazione che Internet è una cosa pericolosa. Hanno costretto Saeed a confessare, in onda sulla televisione nazionale, di aver acquistato dalla Gran Bretagna del software che sarebbe stato utilizzato per filmare le camere da letto della gente anche se il loro computer è spento. Tutti sanno che questo è impossibile, ma le autorità iraniane vogliono usare questa storia falsa per creare panico e paura tra la gente e convincerla a non usare Internet. Erano in cerca di pretesti pubblici per bloccare diverse migliaia di siti e mio marito è solo una vittima dei piani di queste persone.

Sei riuscita a visitare tuo marito in carcere?

Lo incontrai una volta nel carcere di Evin l'11 dicembre 2008, tre mesi dopo il suo arresto. Mi fu detto che il suo interrogatorio era finito. Feci fatica a riconoscerlo. Era dimagrito assai e non smetteva di tremare. Mi fu immediatamente ovvio che era stato torturato sia fisicamente che psicologicamente. Era in pessime condizioni. Mi disse che, anche dopo aver confessato tutto ciò che volevano da lui, gli dissero che sarebbe rimasto in isolamento fino a quando tutti si sarebbero dimenticati di lui. Quando Saeed disse ai suoi torturatori che una confessione ottenuta sotto tortura era illegale, gli risposero: “Il giudice è uno dei nostri. Renderemo il tuo fascicolo molto voluminoso, stamperemo tutte le tue email e tutte le pagine web, così il giudice non avrà la pazienza di leggere tutte le carte e si accontenterà del nostro riassunto.”

In quella visita, Saeed mi disse di lasciare l'Iran e di non farvi ritorno, perché finché non ero al sicuro non si sentiva in grado di fare nulla per difendersi. Saeed mi chiese di contattare l'ambasciata canadese in Iran per chiedere aiuto, ma quando stavo per lasciare la prigione uno dei carcerieri, che ci controllava a distanza, mi avvertì di non fare stupidaggini, altrimenti sarebbero stati guai grossi.

Tu e la famiglia di Saeed siete stati minacciati di rappresaglie, come nel caso di Sakineh?

Sì, i miei genitori e la famiglia di mio marito sono sotto costante pressione. Riceviamo telefonate minatorie e ci è stato formalmente ed esplicitamente detto che se avessimo rilasciato interviste la posizione di Saeed si sarebbe aggravata. Dopo la pubblicazione della sua lettera, Saeed fu rimesso in isolamento e lo ingannarono dicendogli che sua sorella era stata arrestata. Quando uscì dall'isolamento era un uomo distrutto. Disse di essere disposto ad accettare qualsiasi cosa purché sua sorella venisse liberata e smettessero di minacciare la sua famiglia.

Che tipo d’iniziative state adottando per rendere nota la storia di Saeed?

Ho rilasciato diverse interviste a radio e giornali on-line. La scorsa settimana, la mia lettera aperta al capo della magistratura iraniana, l'Ayatollah Sadegh Larijani, è stata pubblicata sul sito del Movimento Verde. Nella lettera gli domando sulla base di quale legge o tradizione islamica le confessioni false di mio marito siano state mandate in onda più volte dalla televisione di stato come parte di un “documentario,” anche se mio marito fino a quel momento non fosse mai stato accusato di alcun reato da alcun tribunale. Questi documentari sono stati realizzati con lo scopo esplicito di distruggere l'immagine di Saeed (e di molte persone come lui), senza che gli venga mai concessa la possibilità di difendersi in tribunale.

Ho rilasciato un'intervista in diretta con la BBC, che ha provocato una reazione molto dura da parte delle autorità iraniane. Più di 9000 messaggi sono stati inviati ai leader mondiali dalla nostra campagna "Free Saeed Malekpour," ma finora i media e il governo canadesi ci hanno totalmente ignorato e ogni volta che ho contattato le autorità canadesi sono stata allontanata con il pretesto che mio marito non è un cittadino canadese. Ma ho una domanda per loro: non si tratta della vita di un essere umano?

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy