di Emanuela Pessina

BERLINO. Da anni, ormai, la vita politica di Bodo Ramelow, capo della frazione Die Linke della Turingia (Germania centrale), è continuamente sottoposta all'attenta osservazione dell'Ufficio tedesco per la salvaguardia della Costituzione. Articoli, comunicati stampa, volantini, insieme a qualsiasi altra forma di comunicazione pubblica che abbia a che fare con Ramelow, vengono raccolti e analizzati dall'Ufficio federale: obiettivo dichiarato è la prevenzione di eventuali movimenti sovversivi che possano scaturire dal partito di sinistra tedesco cui Ramelow appartiene o, meglio, dalla sua la più estrema.

Inutile dire che Ramelow non è d'accordo: le presunte motivazioni non sussistono e il funzionario della Turingia ha sporto denuncia contro quei "servizi segreti" che, in nome della Costituzione tedesca, vanno a intaccare la sua privacy. Il processo, che continua ormai da anni, ha riservato al funzionario de Die Linke in questi giorni un'amara sorpresa.

La quérelle è nata a causa di alcune correnti politiche germogliate di recente in seno a Die Linke, tra cui l'iniziativa de Die Kommunistische Plattform, il forum virtuale che si propone di "conservare e sviluppare il patrimonio intellettuale marxista" e che raccoglie l'1% degli iscritti a Die Linke, e Cuba sì, il circolo che  si impegna a fornire "solidarietà concreta e politica" alla nazione dei fratelli Castro.

Tra le frasi che non sono piaciute all'Ufficio, in particolare, c'é l'auspicio di una  rivoluzione che porti a "una dittatura del proletariato". Parole magiche e controverse che, a quanto sembra, non passano mai inosservate. Agli occhi dell'accusa, tali propositi sono sembrati troppo estremi per essere considerati completamente democratici: tanto estremi, in verità, da poter essere sospettati di estremismo e anticostituzionalità.

E se Die Linke costituisce un punto di partenza per gruppi politici anticostituzionali, allora l'intero partito deve essere tenuto sotto osservazione, poiché i cittadini hanno il diritto di conoscere "i visi di coloro per cui vota una fazione anticostituzionale". Queste le conclusioni del tribunale di Lipsia (Est), che ha giudicato sensate le indagini condotte su Bodo Ramelow. Secondo il giudice, l'Ufficio federale per la salvaguardia della costituzione ha il diritto - se non il dovere - di raccogliere tutte le informazioni necessarie alla garanzia della "vera democrazia": in altro modo, ha spiegato il giudice, sarebbe difficile provare la verità su eventuali movimenti sbagliati. Va da se' che il permesso di indagine va esteso a tutti gli altri funzionari del partito di sinistra tedesco.

Alle orecchie di Ramelow, il verdetto suona come una pesante sconfitta nei confronti della sua intera fazione e rappresenta una "svalutazione distruttiva de Die Linke come partito politico". "Non può finire così", ha commentato Ramelow, "vogliono dare un'apparenza d’illegalità sovversiva all'intero partito a causa delle presunte attività anticostituzionali di alcuni suoi gruppi marginali". Gruppi, tra l'altro, che Ramelow ritiene assolutamente estranei a qualsiasi attività antidemocratica.

Il tribunale di Lipsia, in realtà, è stato il primo a esprimersi contro Ramelow nel corso di tutto il lungo procedimento legale che è corrisposto alla questione. Le prime due istanze, emesse dai tribunali di Colonia (Centro Ovest) e Muenster (Nord Ovest), gli avevano dato ragione: Ramelow è un funzionario pubblico e, in tale veste, non ha mai portato avanti nulla di anticostituzionale o antidemocratico che giustifichi qualsiasi tipo di osservazione particolare nei suoi confronti. Le indagini del'Ufficio, in altre parole, non risultano necessarie né mirate e devono essere cancellate dai registri.

La delusione recente, comunque, non ha ucciso la voglia di giustizia di Ramelow. La sua battaglia legale continuerà; prima di fronte alla Corte Suprema Costituzionale federale di Karlsruhe, che si occupa di valutare l'operato dei tribunali tedeschi e, se necessario, verrà  portata anche di fronte alla Corte di Giutizia Europea di Strasburgo.

Perché la questione, per Die Linke, è molto più ampia del processo individuale di Ramelow. Il partito viene già tenuto sotto osservazione dall'Ufficio in diversi Laender tedeschi, e cioè in Baviera, Baden Württemberg, Assia, Bassa Sassonia e Renania Settentrionale, tutte regioni che si distribuiscono nella parte Ovest della Germania. Il provvedimento appare ad alcuni irrazionale e vergognoso: è il caso di Ruediger Sagel, vice capo de Die Linke nella dieta regionale di Duesseldorf, che accusa CDU e FDP di abusare dell'Ufficio per la salvaguardia della Costituzione come se fosse "un proprio organo di campagna elettorale".

Per i più moderati, invece, un'eventuale sconfitta de Die Linke in tribunale non porterebbe che sviluppi positivi: sarebbe una lezione di vita per un partito che deve tornare con i piedi per terra e prendersi più sul serio per poter essere considerato in grado di far parte di una coalizione di governo, evitando di pestare i piedi come un bimbo capriccioso. Secondo questi ultimi, Die Linke si deve preoccupare di dare spiegazioni e di scendere a compromessi, omologandosi alla diplomazia tipica delle forze politiche.

Che la frecciata si riferisca, tra le altre cose, anche alla recente vicenda delle elezioni  presidenziali, questo è fuor di dubbio. Die Linke avevano presentato una propria candidata, Lucrezia Jochimsen, rendendo la strada ancora più difficile a Joachim Gauck, il candidato socialdemocratico. E il risultato è stato la vittoria di Christian Wulff, l'uomo di Angela Merkel.

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