di Emanuela Pessina

BERLINO. Negli ultimi anni la Germania ha concesso sempre meno visti ai cittadini extracomunitari, mostrandosi particolarmente avara con quelli provenienti dai Paesi più poveri. È quanto emerge dal rapporto diffuso in questi giorni dal Governo tedesco sui permessi di visita accordati negli ultimi nove anni, il primo nel suo genere a essere sottoposto pubblicamente a stampa e cittadini.

Un resoconto, a quanto pare, che si è fatto parecchio attendere: e il lungo indugio del Governo tedesco non ha mancato di creare sospetto, tanto che i più maliziosi si sono preoccupati di condurre un’analisi approfondita del fenomeno delineato.

I risultati non potevano passare inosservati: tra i permessi rifiutati c’è un filo conduttore comune politically uncorrect, che mette in discussione il grado di apertura della Germania agli stranieri e, con lei, di tutti gli stati europei.

Secondo il quotidiano berlinese di sinistra Tageszeitung, i dati parlano chiaro: se nel 2000 Berlino ha rifiutato il 6% del numero totale di richieste, nel 2009 la quota di visti negati è salita al 10%. Le percentuali, comunque, variano in maniera abbastanza regolare secondo i differenti Paesi cui appartengono i richiedenti. In particolare, i visti sollecitati dai cittadini turchi incontrano l’opposizione della Germania più spesso di molti altri Paesi: con una percentuale del 28%, i “no” detti ad Ankara rappresentano il doppio della media internazionale.

Ma i dati più scioccanti provengono dagli stati africani. La Guinea, nell’Africa Occidentale, ha registrato nel 2009 una percentuale di visti rifiutati pari al 54%, mentre al vicino Ghana è stato negato il 37% delle visite su suolo tedesco. Per questi Stati africani, tra l’altro, è particolarmente elevato il numero degli extracomunitari che non ci provano neppure: il Consolato chiarisce da subito la scarsa probabilità di ottenere il visto e i cittadini rinunciano immediatamente senza presentare domanda. Va da sé che questi casi non sono contemplati nelle cifre presentate dal rapporto: per quanto negative, le percentuali sono sarcasticamente arrotondate in positivo.

Tra i meno “desiderati” dallo Stato tedesco, in particolare, ci sono i cittadini senza reddito fisso e non sposati. Il grado di attaccamento di un cittadino alla sua terra d’origine costituisce uno dei requisiti fondamentali per la concessione di un visto turistico ed è misurato dal Consolato attraverso i rapporti professionali e familiari che il richiedente intrattiene a casa. Chi non ha lavoro né famiglia potrebbe non avere una forte motivazione a tornare al proprio Paese. Chi non ha nulla da perdere potrebbe tentare la strada della clandestinità in Germania partendo dal periodo di visto: e, come tutte le altre democrazie contemporanee, lo Stato tedesco preferisce prevenire piuttosto che curare.

La questione non fa una piega per il portavoce del Ministero degli interni liberale Serkan Tören (FDP): “Probabilmente i criteri per la concessione dei visti dipendono dagli accordi tra gli Stati per il rimpatrio dei clandestini illegali” chiarisce Tören, spiegando come con alcuni Paesi- tra cui la Turchia - non siano ancora stati presi chiari accordi per le permanenze illegali.

Una negazione di visto a prevenzione di eventuale futuro crimine, quindi. Una condanna preventiva di un’eventuale intenzione. E se il rapporto sulla concessione di visti non è stato pubblicato prima dal Governo, è stato semplicemente per evitare influenze negative nelle relazioni bilaterali tra gli Stati: non fosse stato per una richiesta della frazione di sinistra del Parlamento tedesco, Die Linke, non sarebbe stato pubblicato neppure ora.

Sevim Dagdelen (Die Linke), portavoce per l’integrazione politica di Die Linke, non si lascia incantare e riassume la problematica in mod più concreto: “Chi ha una situazione sociale poco stabile, ossia chi è più povero, non ha nessuna possibilità di visitare i propri parenti in Germania”. Per Dagdelen, i parametri con cui si negano e concedono i visti assomigliano a una “selezione sociale”. I ricchi possono viaggiare con più facilità dei poveri, cui non è concessa la fiducia: sembra quasi che, ancora una volta, siano la paura e il pregiudizio a spingere i disadattati ancora più a fondo.

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