di Emanuela Pessina

BERLINO. Che la manovra da 80 miliardi di euro proposta dal Governo tedesco non sarebbe affatto piaciuta alla Germania dei piccoli era quasi scontato. La Coalizione nero-gialla ha annunciato un piano di austerity che prevede tagli soprattutto nel sociale, a partire dal sostegno ai  genitori meno abbienti per finire con le pensioni di disoccupazione e l'istruzione. E la Germania non si ha esitato a manifestare il proprio dissenso. Con risultati, tuttavia, che lasciano un pò l'amaro in bocca.  
 
La manifestazione che più ha attirato l'attenzione dei media è quella di Berlino. Quasi 20 mila persone si sono riunite a Kreuzberg, il quartiere della Berlino "alternativa", per fare sentire la propria voce: 100 gruppi di diversa matrice hanno sfilato insieme sotto il motto "Non vogliamo pagare per la vostra crisi", sottolineando lo scontento dei ceti più semplici della popolazione cui è rivolto il taglio previsto dalla Coalizione nero-gialla.
 
La manifestazione di Kreuzberg, di per sé, non avrebbe fatto notizia, non fosse stato per un attacco tanto violento quanto inaspettato alla polizia che, come di routine, regolava la sfilata. Mentre i soliti autonomi lanciavano le ordinarie bottiglie e le usuali pietre contro le forze armate, improvvisamente il botto. Alcuni dimostranti hanno lanciato due bombe artigianali tra le fila della polizia: sono stati feriti 15 militari, di cui due, Olaf H. (47) e Stefan S. (35), gravemente e tuttora in prognosi riservata. Se gli ordigni fossero stati lanciati in aria, avrebbero potuto ferire al viso e, nel peggiore dei casi, uccidere.
 
Come siano state costruite le bombe è ancora un mistero. Qualcuno ipotizza bombe costruite con pezzi di metallo, qualcun altro immagine delle bombe a gas artigianali. E anche i colpevoli sono circondati dalla nebbia più fitta: nessuno sa chi possa essere stato, l'unica testuimonianza è un video apparso su youtube.com in questi giorni. Sono state fermate una decina di persone,  ma le sicurezze sono ancora veramente poche. 
 
Dieter Glietsch, il presidente della polizia berlinese, si è mostrato molto preoccupato al riguardo: la vicenda fa pensare a una nuova "escalation di brutalità contro la polizia" nella capitale tedesca, che, tra l'altro, costituisce da sempre uno dei centri nevralgici degli autonomi di tutta la Germania. Certo, le bombe artigianali non hanno lo stesso peso delle pietre lanciate contro le camionette militari, è normale che creino più scompiglio degli ordinari tafferugli da manifestazione. Ma non bisogna dimenticare che le bombe appartengono alla stessa famiglia di quelle bottiglie lanciate con rabbia contro le forze dell'ordine, la famiglia della violenza inutile e disperata di chi non ha nulla da perdere e dimentica lo scopo per cui sta manifestando per un attimo di collera.
 
Una domanda, ora, sorge spontanea: perché una manifestazione deve arrivare a questa assurda violenza per fare scalpore? Perché i media rivolgono la loro attenzione solo là dove si va "oltre", dove si superano i limiti e dove ci sono più colpe che meriti? E perché i manifestanti non capiscono che così non si arriva da nessuna parte? Sorge spontaneo, al riguardo un paragone: si tratta di un'altra manifestazione svoltasi, sempre a Berlino, in occasione della festa dei Lavoratori.  
 
Ogni anno, l'estrema destra tedesca si arroga per il Primo maggio il diritto di manifestare in nome della libertà di espressione e parola. La festa dei Lavoratori era una festa accettata da Adolf Hitler stesso, riconosciuta all’inizio della sua ascesa al potere, il primo maggio 1933. Inoltre, la sua morte risalirebbe al 30 Aprile 1945. I suoi pochi seguaci rimasti non la vogliono dimenticare.
 
L’estrema destra tedesca (NPD) ha organizzato per quest’anno la sua manifestazione nel quartiere di Prenzlauer Berg (ex Berlino Est): hanno partecipato 1000 nazi, che avrebbero dovuto sfilare per tutto il quartiere. Ma è successo qualcosa di impensabile.
 
Prenzlauer Berg è il primo sobborgo oltre-Muro modernizzato dal capitalismo della Riunificazione tedesca: per alcuni, la prima vittima della gentrificazione sociale, per altri il gioiello berlinese per eccellenza. Giovani coppie belle e alternative, artisti, intellettuali, per la maggior parte indipendenti e benestanti, migliaia di bimbi portati a fare yoga all’età di due anni, negozi bio, vestiti e locali vintage; le nonne sono sparite, i barboni pure, il residente più vecchio ha, massimo, quarant’anni e, minimo, due auto.
 
Nonostante l’autorizzazione, tuttavia, i nazi non hanno potuto sfilare. Prenzlauer Berg si è mobilitata: in 10.000 si sono seduti in mezzo alla strada e hanno impedito ai nazi di marciare. Senza violenza, senza muovere un dito, con il sorriso sulle labbra. Giovani, anziani, bambini, gente politicamente impegnata, studenti: tutti in strada per mantenere inviolato il proprio quartiere. Per difenderlo da un’ideologia sbagliata. Senza scontri, senza battaglie. E la polizia non li ha potuti (o voluti?) spostare.
 
Perché ne vale ancora la pena: aggrapparsi alle ideologie per non lasciarsi riempire la testa della spazzatura mediatica di cui ci vuol nutrire il capitalismo o, per lo meno, la sua zona d’ombra. Nonostante chi trasforma le manifestazioni in un atto vandalico senza senso e senza direzione e chi associa immancabilmente manifestazione a black block. Nonostante i violenti, nonostante i politici, nonostante i media. Perché agiatezza non significa consumarsi nello zapping dal divano di casa, e il benessere non deve ammazzare lo spirito critico in un mondo che tenta di occupare la realtà dell’individuo con calciatori, veline e politici viziati dal lusso. Dio sarà pure morto, ma nulla impedisce all’uomo di ricrearlo con la propria intelligenza. Con la violenza, forse, ci hanno già provato e non ha funzionato. Non resta che tentare senza.

 

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