di Giuseppe Zaccagni

Alle lacrime per i massacri di Katyn del 1940 si aggiunge ora la tragedia del Tu154 number one della presidenza di Varsavia che precipita - proprio nel giorno del ricordo della strage - nella terra di Smolensk, già bagnata dal sangue di quegli 11mila ufficiali polacchi uccisi dalla polizia segreta sovietica Nkvd. A bordo del "Tupolev" c'era l'intera delegazione ufficiale che doveva prendere parte alle cerimonie di Katyn.

Perché in questo disastro, che per la Polonia non ha precedenti, muoiono il Presidente Lech Kaczynski (e sua moglie Maria), il Governatore della Banca centrale, Slawomir Skrzypek, il Capo di Stato Maggiore, Franciszek Gagor, il capo dell'Istituto per la memoria nazionale, Janusz Kurtyka, il capo dell'Ufficio per la sicurezza nazionale Aleksandr Szczyglo, il capo della cancelleria presidenziale Wladyslaw Stasiak, il Segretario di Stato alla presidenza, Pawel Wypych e il Sottosegretario Mariusz Handzlik. Tra le 95 vittime anche  numerosi deputati del partito del presidente - Pis (Diritto e Giustizia, conservatore) - e varie personalità storiche, come  l'ultimo presidente del governo polacco in esilio a Londra, Ryszard Kaczorowski. E' un’ecatombe: scompare gran parte della attuale classe dirigente polacca.

Mosca organizza intanto una commissione d’inchiesta guidata dal premier Putin. E si sa già che la zona di Smolensk - al momento del disastro - era avvolta da una fitta coltre di nebbia e che dalla torre di controllo erano partiti segnali di allarme proponendo ai piloti del TU154 di modificare la rotta andando ad atterrare a Minsk. Ma questo non è avvenuto.

Intanto il governo di Varsavia rende noto che dopo la morte del presidente verranno indette elezioni anticipate e che per il momento a svolgere le funzioni presidenziali sarà Bronislaw Komorowski, attuale portavoce della Camera Bassa del Parlamento.
E di conseguenza la Polonia si troverà a voltare pagina.

La tragedia attuale, come detto, si è svolta sullo scenario dei giorni scorsi quando Mosca e Varsavia avevano ritrovato significativi punti di contatto. Perchè, proprio sulla questione delle "Fosse di Katyn", la Russia - con una dura requisitoria geopolitica - aveva riconosciuto le sue colpe sulla strage operata nel 1940 dall'Armata Rossa durante la seconda guerra mondiale. Un crimine che Mosca aveva attribuito per decenni ai nazisti e che ora è tornato alla luce con tutta la realtà dei documenti e delle testimonianze. Con la Storia che si è ripresa la sua verità.

A siglare lo storico momento di riconciliazione è stato Putin il quale cercando una via d'uscita diplomatica e coesistenziale ha incontrato, appunto nei giorni scorsi, il collega polacco Donald Tusk. In quell’occasione sono stati rievocati i terribili momenti di quei "fatti di Katyn". E cioé il massacro avvenuto in quella foresta durante la II Guerra mondiale, con l'esecuzione di massa, da parte dei sovietici, di soldati polacchi detenuti del campo di prigionia di Kozielsk vicino al villaggio di Gnezdovo, a breve distanza da Smolensk.

Era l'anno 1940 quando le truppe sovietiche arrestarono 18.000 ufficiali dell'esercito, 230.000 soldati e 12.000 ufficiali di polizia. Tutti i graduati vennero portati in campi di concentramento su espresso ordine di Stalin: 11.000 di loro vennero uccisi con un colpo alla nuca e seppelliti in fosse comuni nella foresta vicino a Katyn. I tedeschi scoprirono le fosse nell'aprile del 1943, ma i russi "risposero" accusando proprio i tedeschi. Per poi far scendere una cortina di silenzio su tutta la vicenda, sfumando a poco a poco le testimonianze storiche.

Solo nel 1990 Mosca ammise la sua responsabilità. Ed ora Putin a Katyn non ha nascosto gli orrori commessi dal regime staliniano ai danni dei polacchi, ma nello stesso tempo ha proposto a modello l'attuale collaborazione Russia–Germania che, pur conservando la memoria del passato, sa guardare in avanti. Un'occasione storica, quindi, un’azione di grande diplomazia per stabilire un clima di distensione nel mondo slavo.
Proprio nei giorni scorsi Putin ha dichiarato alla stampa polacca che è un dovere morale comune chinare la testa davanti ai caduti, davanti al coraggio e alla tenacia dei soldati di paesi diversi, che hanno combattuto e distrutto il nazismo. Poi, con una rivisitazione storica di significativo livello, ha parlato di pagine tragiche  relative a storie comuni, ma ha anche avvertito che è quanto mai dannoso e irresponsabile speculare sulla memoria, sezionare la storia per cercarvi motivi per reciproche accuse e pretese. E ha denunciato colpe di politici e storici che hanno cercato di riscrivere la storia in funzione delle necessità dell'immediata congiuntura politica.

Quando sono stati posti sull'altare degli eroi i collaboratori dei nazisti e sono stati posti sullo stesso piano vittime e carnefici, liberatori e occupanti. L'affondo di Putin ha poi toccato Stalin, accusato di aver cancellato - grazie alla sua censura - nomi e fatti che non andavano a genio al Cremlino. Putin ha anche affrontato la questione della "amoralità" del patto Molotov-Ribbentrop,  ricordando però  che  proprio un anno prima Francia ed Inghilterra avevano sottoscritto a Monaco quel noto accordo con Hitler che aveva distrutto ogni speranza di formare un fronte comune di lotta contro il fascismo.

Ora la tragedia delle ultime ore riporta di grande attualità tutto il complesso stato delle relazioni tra Mosca e Varsavia. Ma é chiaro che da oggi i due paesi saranno più vicini, uniti in un lutto comune.

 

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