di Luca Mazzucato

A due settimane dal terremoto in Cile, abbiamo raccolto la testimonianza di William, un professore americano recentemente trasferitosi a Santiago. Nonostante il terremoto avvertito in città sia stato cento volte più potente di quello dell'Aquila, tutto sembra già essere tornato alla consueta normalità. L'immagine che più di ogni altra rappresenta il paese sudamericano in questo momento è quella del neoeletto Presidente Piñera, che non fa una piega durante la forte scossa di assestamento, proprio durante la sua cerimonia d'insediamento.

Qual è la situazione a Santiago e nel resto del Paese?

Non c'è stato niente di simile alla terribile devastazione di Haiti qui in Cile, nonostante l'energia sprigionata dal terremoto nel centro di Santiago, 8.0 della scala Richter, sia stata trenta volte superiore rispetto a Port-au-Prince. Penso che sia dovuto alla lunga storia di terremoti devastanti che hanno sconvolto il Cile nel passato: qui ci sono più ingegneri sismici e geologi che in qualsiasi altra parte del mondo. Costruttori e architetti devono costruire edifici che resistano ad un terremoto di 9.5 gradi, cioè la magnitudo del più grande terremoto che si ricordi (sempre in Cile, nel 1960). Se l'edificio mostra qualche danno dopo un terremoto meno potente del massimo previsto, il costruttore è obbligato per legge a pagare le spese di riparazione.

La popolazione è soddisfatta della reazione del governo al terremoto?

La popolazione a Santiago sembra contenta della risposta del governo. Ci sono scritte entusiaste “Vai Cile!” e “Tutti per il Cile” sulle fiancate degli autobus e si raccolgono soldi per gli aiuti nei supermercati e dappertutto. Nei primi giorni dopo la scossa, c'è stato qualche problema di approvvigionamento nel supermarket del nostro quartiere: mancava acqua frizzante e c'era poca carne. Forse per via dei problemi logistici o perché stavano dirottando il cibo verso le zone più colpite. Ora è tutto tornato normale, a parte il fatto curioso che non c'è più carta igienica nei negozi...

La situazione è drammatica oppure sta tornando alla normalità?

A Santiago tutto è già tornato alla normalità, come se fossimo in Giappone! Persino nelle parti più povere della città le macerie sono state ripulite e gli edifici sistemati. Nonostante un terremoto dell'ottavo grado, questo posto sembra comunque molto meglio di una periferia americana! Solo piccoli particolari non sono ancora rientrati, per esempio l'acqua calda è tornata nel nostro palazzo soltanto lo scorso giovedì e solo uno dei due ascensori funziona (si può salire in ascensore ma scendere a piedi). All'Università Andres Bello, dove lavoro, stanno facendo piccoli lavori di manutenzione e un muro si è crepato, ma niente di più.

Qualche aneddoto curioso al quale hai assistito in questi giorni?

Mia madre è venuta a trovarmi dalla Florida proprio durante il terremoto: riportarla in aeroporto giovedì scorso (il giorno della forte scossa di assestamento) è stata un'esperienza interessante. Sembrava di essere a un festival musicale: tutti stavano all'aperto, seduti sui bagagli, il bar si era trasferito in una tenda, così tutti potevano comprare da bere anche se il terminal era inagibile. I voli venivano scritti a mano su una lavagna e c'erano gabinetti portatili proprio come ai concerti. Nonostante questa confusione variopinta, la procedura d'imbarco è stata di un'efficienza esemplare: appena arrivati abbiamo chiesto ad un tipo dove fosse la nostra compagnia, un suo collega ha controllato i passaporti e poi ha subito fornito le carte d'imbarco. Forse dovremo tornare a quel tipo di controlli dopotutto! Il direttore del dipartimento tuttavia si è scusato per la confusione che abbiamo visto all'aeroporto: secondo lui è motivi di grande imbarazzo nazionale il fatto che il terminal d'imbarco sia stato danneggiato, perché vuol dire che non è stato costruito a regola d'arte...

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