di Daniel John Angrisani

Non deve essere facile essere Donald Rumsfeld ultimamente.
Dopo anni di totale idolatria, quando qualsiasi cosa che diceva veniva presa come oro colato da tutti, oggi Donald Rumsfeld è costretto sulla difensiva, mentre i talk show televisivi e gli editoriali dei giornali lo attaccano pesantemente per la sua gestione della crisi irachena e, per lo stesso motivo, alcuni ex generali americani hanno chiesto addirittura le sue dimissioni.
L'ultimo di questi, Paul Van Riper, ex generale dei marines in pensione, ha dichiarato lo scorso 25 aprile di essere in contatto continuo con generali ancora in servizio e di pensarla esattamente come loro: Rumsfeld non ha saputo gestire la crisi irachena, ha usato l'intimidazione nei confronti di chi la pensava diversamente e perciò va cacciato via. Ma non è finita qui, visto che da poco sono apparsi anche i contestatori che, armati di pazienza e di coraggio, ogni volta che appare un esponente dell'Amministrazione Bush sono pronti a far sentire la loro voce di protesta. Giovedì 4 maggio, Rumsfeld si è recato ad Atlanta per parlare dinanzi al Southern Center for International Studies, dove era stato invitato. Ma qualche minuto dopo aver iniziato a parlare, si è alzato un contestatore con un cartello giallo su cui era scritto "Criminale di Guerra" ed ha iniziato ad urlare: "Hai ordinato personalmente l'inizio di una guerra illegale in Iraq! Ora stai pianificando una guerra nucleare contro l'Iran!"

Mormorio di disapprovazione dal pubblico e primo contestatore cacciato dalla sala. Ma poco dopo, un secondo contestatore si è alzato ed ha cominciato ad accusare Rumsfeld di aver mentito dinanzi al popolo americano "su qualsiasi cosa". E poi ancora un terzo, che ha definito Rumsfeld un "serial killer che meriterebbe l'impeachment assieme a George Bush" ed un "criminale di guerra". Prima della fine del suo discorso quindi, la security ha dovuto scortare fuori in tutto tre contestatori.

Ma non è certo finita qui. Infatti subito dopo il discorso è venuto il momento per Rumsfeld di rispondere alle domande della platea e, tra coloro che avevano ottenuto la possibilità di formulare domande al segretario alla Difesa, c'era anche Ray McGovern, per 27 lunghi anni analista alla C.I.A.

Di seguito è riportato lo scambio di battute tra McGovern e Rumsfeld, che ha visto quest'ultimo arrampicarsi diverse volte sugli specchi per smentire ciò che è semplicemente non smentibile da nessuno:

RAY McGOVERN: E così, vorrei chiedervi di rispondermi dinanzi all'intero popolo americano. Perchè ci avete mentito per portarci in una guerra che non solo non è necessaria, ma che ha anche causato un numero così elevato di vittime? Perchè?

DONALD RUMSFELD: Bene, prima di tutto, non ho mai mentito. Non ho mai mentito neanche allora. Colin Powell non ha mai mentito. Ha passato settimane assieme agli analisti della C.I.A. per preparare una presentazione che credeva essere accurata e che è stata poi presentata dinanzi alle Nazioni Unite. Il presidente stesso ha speso settimane e settimane assieme agli analisti della C.I.A. prima di presentarsi dinanzi al popolo americano e dichiarare ciò che ha dichiarato. Io non faccio parte dell'intelligence. Posso solo dire che tutti sono stati onesti dinanzi al mondo. Sembrava a tutti che in Iraq ci fossero davvero delle armi di distruzione di massa.

RAY McGOVERN: E' vero che voi avevate affermato di sapere dove si trovavano?

DONALD RUMSFELD: Non è vero. Ho affermato solo di sapere dove si trovavano i siti sospetti, e che noi eravamo…

RAY McGOVERN: Avevate detto di sapere dove si trovavano, "vicino Tikrit, vicino Baghdad e ad ovest, est, nord, sud da qualche parte". Queste sono state le vostre parole.

DONALD RUMSFELD: Le mie parole.. le mie parole sono state… no, no, no, aspettate un minuto! Lasciatelo stare un secondo. Solo un secondo.

[Mentre Rumsfeld parla un uomo della security si avvicina dietro a McGovern pronto ad accompagnarlo "gentilmente" fuori la sala, ma viene fermato dalle parole di Rumsfeld]

RAY McGOVERN: E' questa l'America, eh? Andate avanti.

DONALD RUMSFELD: State giocando con il fuoco.

RAY McGOVERN: Veramente vorrei ottenere solo una risposta che sia onesta.

DONALD RUMSFELD: Ve la sto fornendo.

RAY McGOVERN: Stiamo parlando di menzogne e delle vostre accuse sulle evidenti prove che c'erano di legami tra al Qaeda e l'Iraq. Si trattava di una menzogna o eravate stati informati male?

DONALD RUMSFELD: Zarqawi era a Baghdad durante il periodo precedente la guerra. Questo è un fatto innegabile.

RAY McGOVERN: Zarqawi si trovava nel nord dell'Iraq, in un posto dove Saddam Hussein non aveva alcun potere. Ecco dove si trovava.

DONALD RUMSFELD: E' stato anche a Baghdad.

RAY McGOVERN: Si, quando ha avuto bisogno di andare all'ospedale. Su, signor Segretario, queste persone che vi ascoltano non sono idioti. Conoscono bene la storia.

DONALD RUMSFELD: Voi siete… lasciatemi fare un esempio. E' facile per voi fare una accusa, ma allora per quale motivo pensate che gli uomini e le donne in uniforme ogni giorno, quando dal Kuwait entrarono in Iraq, si sono messi addosso armature protettive contro possibili attacchi chimici? Forse perchè gli piaceva vestirsi in questo modo? No, perchè i nostri soldati credevano onestamente che Saddam potesse usare contro di loro armi di distruzione di massa. Saddam Hussein aveva precedentemente usato armi di distruzione di massa contro il suo stesso popolo. Aveva usato tali armi anche contro i propri vicini, gli iraniani. Ed i nostri soldati credevano che aveva ancora tali armi. Anche noi lo credevamo.

RAY McGOVERN: Questo è ciò che si definisce un non-sequitur. Non c'entra nulla ciò che credevano i nostri soldati. C'entra ciò che voi credevate.

MODERATORE: Penso, Signor Segretario, che il dibattito sia concluso. Ci sono altre domande?
In una successiva intervista concessa alla radio indipendente Democracy Now!, Ray McGovern ha poi affermato di aver trovato disgustoso l'atteggiamento della platea presente che strepitava ad ogni segno di contestazione nei confronti di Rumsfeld, degna "della peggiore propaganda di Goebbels".

Ha quindi continuato affermando che Rumsfeld non gli aveva risposto in realtà a nessuna delle domande poste e, soprattutto, che non ha saputo spiegare come mai a Zarqawi fosse stato permesso prima della guerra di nascondersi ed agire indisturbato in quel nord dell'Iraq controllato dai curdi filo-americani. Inoltre ha ridicolizzato, come ovvio, la risposta di Rumsfeld riguardante l'uso di maschere antigas e armature contro le armi chimiche da parte dei soldati americani, in quanto semplicemente a tali soldati era stato ordinato di vestire così, per far parte della parata che Rumsfeld voleva rappresentare dinanzi al mondo, degli americani buoni pronti a sfidare il pericolo delle armi chimiche per liberare il popolo iracheno dal tiranno.

Il problema vero è che oggi siamo tutti reduci di tale parata e che il mondo intero non sa come risolvere lo sfacelo che è stato creato in Iraq. Nel frattempo però sembra che le coscienze si stiano svegliando e questo è un piccolo barlume di speranza ed ottimismo per il futuro.

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