di Emanuela Pessina

BERLINO. I socialdemocratici tedeschi hanno un nuovo presidente: si chiama Sigmar Gabriel ed è stato ministro dell’Ambiente nel precedente governo di Angela Merkel. È lui l’homus novus dell’SPD, cui spetta il difficile compito di far risalire la china a un partito che, dopo i catastrofici risultati delle ultime elezioni, deve mettere in discussione la propria identità per poter riconquistare i dieci milioni di voti persi dal 1998. Eletto durante il congresso di partito di Dresda, Sigmar Gabriel ha ottenuto il 94,4% delle preferenze. Il neo-leader si è detto soddisfatto del risultato e non ha perso l’occasione di sottolineare l’importanza della compattezza all’interno del partito stesso: “È stato un ottimo inizio - ha detto Gabriel - ma, appunto, solo un inizio”.

Gabriel, in particolare, si è rallegrato della capacità dei politici presenti al congresso di guardare avanti e di creare un’atmosfera costruttiva nonostante la situazione critica degli ultimi tempi. “Ho vissuto il congresso come una liberazione, sentivo un gran bisogno di rappacificamento”, ha confessato Gabriel durante il suo discorso. 

Giudicato da tutte le personalità interne all’SPD un successo, il convegno di Dresda ha segnato la direzione della rinascita del partito. “La libertà e il bene sociale sono per noi inscindibili”, ha specificato Gabriel. “La destra democratica vede l’economia di mercato come un ordine generale, in cui al singolo è data la possibilità di imporre il proprio diritto alla libertà, dove però, in caso di necessità, a farne le spese sono i più deboli”.

La nuova linea politica della SPD è stata approvata a Dresda con una sola voce contraria su quasi 500 presenti. Tra le altre cose, i socialdemocratici hanno annunciato la volontà di reintrodurre la tassa patrimoniale sui grandi possedimenti “per ristabilire la responsabilità comune del bene sociale” e quella di sopprimere le tasse sull’istruzione, “dall’asilo all’università”. L’interesse del congresso si è concentrato poi sull’Afghanistan, per cui i socialdemocratici esigono maggior chiarezza e una data di rientro per le truppe tedesche. 

Le decisioni dei socialdemocratici non hanno mancato di sollevare numerose critiche da parte dei concorrenti politici. I conservatori-liberali hanno intravisto uno spostamento verso sinistra dei nuovi socialdemocratici: “L’SPD non è più un partito del popolo, è diventato clientelare” ha detto Hermann Groehe, il segretario generale della CDU, al domenicale Bild am Sonntag. “Il duello populista con Die Linke non farà che accentuarne la crisi”. Secondo i cristianodemocratici, l’SPD rischia di rinnegarsi e di perdere la propria identità.

Le delibere del congresso di Dresda, tuttavia, hanno sorpreso anche Die Linke: il vice-presidente della sinistra radicale, Kalus Ernst, ritiene “incredibile” la linea proposta da Gabriel, soprattutto nei confronti della tassa patrimoniale, poiché si contrappone alla politica di governo dell’SPD degli ultimi undici anni. Secondo Ernst, queste decisioni non risolvono il problema principale della SPD, che sta proprio nella mancanza di credibilità delle personalità politiche. I socialdemocratici rischiano di “rimuovere” la débacle storica delle ultime elezioni e di non affrontarla con la coscienza della sconfitta. 

Con Gabriel, tuttavia, la Spd gioca una delle sue carte migliori: è un politico pragmatico e deciso, ed è capace di farsi valere. In qualità di ministro dell’Ambiente del precedente governo, Gabriel ha saputo dire di no al partito di Angela Merkel, che avrebbe voluto un ritorno al nucleare. E una personalità forte e, in un momento di crisi come quello attuale, é caratteristica da non sottovalutare.

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