di Emanuela Pessina

BERLINO. I socialdemocratici tedeschi hanno annunciato grandi cambiamenti per il prossimo congresso di partito, previsto a Dresda (nel nord della Germania) tra il 12 e il 15 novembre: si parla addirittura di una sostituzione completa delle maggiori personalità politiche interne. Se questo passo aiuterà a redimere le sorti della Spd, in forte crisi dopo i disastrosi risultati delle elezioni 2009, è tutto da vedere. E, al riguardo, si è interrogato anche Thomas Steg, portavoce ufficiale del governo dal 2002 al 2009 e consigliere dell’ex-vicecancelliere Frank-Walter Steinmeier (Spd).

In un articolo apparso sul quotidiano di sinistra tedesco Tageszeitung (taz) di ieri, Steg ha affermato che “il cambio di guardia annunciato dall’Spd non verrà ricordato nella storia come una vera e propria cesura”, anche se si è trattato, ha ammesso, di un "passo inevitabile”. Secondo Steg, inserire nuove personalità nella rosa dei socialdemocratici non può, di per sé, bastare alla salvezza dei socialdemocratici: la rovina della Spd è stata “lenta e annunciata” e per risalire è necessario un lavoro duro e costante.

Steg, tuttavia, non si è limitato a commentare l’annunciato cambio di guardia: nel suo articolo ha proposto anche un’analisi approfondita della crisi dell’Spd, l’unica certezza del momento. Più che come un fenomeno nuovo e inaspettato, il politico ha presentato la difficile situazione attuale come il “risultato di tendenze concomitanti che agiscono da molto tempo”. In particolare, Steg ha proposto una lettura chiara e disincantata delle cause della miseria in cui è caduta l’Spd.

“La delimitazione contraddittoria dell'Spd dal partito di sinistra, la mancanza di una prospettiva di maggioranza durante la campagna elettorale e la linea strategica poco chiara, sono soltanto alcune delle sfaccettature del dilemma dell’Spd”, ha sottolineato Steg. Il vero problema è piuttosto “il profondo estraniamento che l’Agenda 2010 ha provocato negli elettori tradizionali dell’Spd”, ha precisato Steg, riferendosi al pacchetto di riforme strutturali proposte da Gerhard Schröder di recente. Un tradimento, in un certo senso, delle aspettative degli elettori. Per un'analisi approfondita di queste teorie, comunque, Steg rimanda a un saggio di Stephan Meise apparso di recente in un libro edito in lingua tedesca da Heiko Geiling, dedicato interamente alla crisi del partito, “Die Krise der Spd”.

La crisi della Spd, in effetti, non è mai stata così profonda come quella attuale. Le elezioni del 2009 hanno fatto registrare un crollo di consensi, per i socialdemocratici, dell’11,2% rispetto al 2005 e del 15,5% rispetto al 2002; risultati che non sono bastati a garantire al partito nessun ruolo nella maggioranza. Dopo undici anni di governo, la Spd del candidato-cancelliere socialdemocratico Steinmeier si sta trovando a doversi costruire un nuovo ruolo tra le fila dell’opposizione.

Un ruolo, per la Spd, molto difficile anche solo da immaginarsi. E lo ha notato anche la Linke, il partito di estrema sinistra che ha conquistato un inaspettato successo alle recenti elezioni. Secondo quanto riportato dal Taz, infatti, il presidente della frazione della Linke, Petra Pau, ha annunciato che “non c’è coalizione nell’opposizione” in quanto “l’Spd non si è ancora abituata al suo nuovo ruolo“. Visti gli esordi, c’è d’aspettarsi che la Linke non mancherà di far valere il suo recente successo elettorale, non ammorbidendo certo la strada già in salita dei socialdemocratici.

Per questi ultimi, d'altra parte, non sarà certo facile dimenticare le numerose voci di corridoio secondo cui molti nuovi elettori della Linke, il partito del famoso fuoriuscito dalle fila dell'Spd, Oskar Lafontaine, provengono proprio dai delusi della Spd, il partito che (agli occhi  degli elettori) non è riuscito ad affrontare in modo soddisfacente la crisi economica. Anche perché la Linke, nelle recenti elezioni, ha ottenuto un aumento addirittura del 7,9% rispetto al 2002, guadagnandosi un peso non indifferente all'interno del Bundestag tedesco. Un travaso di voti, quello dalla Spd verso la Linke, che rischia di divenire un passaggio delle consegne.

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