di Alessandro Iacuelli

I missili nordcoreani, progressivamente nel tempo, sarebbero diventati più precisi e tecnologicamente più affidabili. Il 4 luglio, il giorno dell'indipendenza americana, dalla Corea del Nord sono stati lanciati sette missili, quasi in segno di sfida, vista la scelta della data. La reazione maggiore arriva però dall'altra Corea e dal vicinissimo Giappone. E' infatti da questi due Paesi che arriva il segnale d'allarme per i progressi realizzati in tempi considerati brevi, nonostante le sanzioni economiche in atto da tempo contro il regime di Pyongyang. Cinque dei sette missili lanciati dalla Corea del Nord sono finiti nel mezzo del Mar del Giappone, a circa 420 chilometri di distanza dalla base di lancio, secondo un funzionario del governo sudcoreano. In passato non era mai successo, ed i lanci erano sempre stati peggiori. Sempre secondo lo stesso funzionario, questo è il segnale che "la precisione dei missili è in miglioramento". Secondo l’Institute for Foreign Policy Analysis (Ifpa), think tank americano, i missili nordcoreani valgono il 10% del prodotto nazionale lordo del Paese, che nel 2008, in base alle proiezioni della Bank of Korea (Bok), si è attestato a 21,3 miliardi di dollari. Iran, Pakistan, Egitto, Libia, Siria e Yemen sono i clienti ai quali il regime di Kim Jong-il ha iniziato a vendere sistemi missilistici fin dagli anni '80, come emerso lo scorso mese da un rapporto dell'International Crisis Group.

Così, se fino al 4 luglio si riteneva che l'arsenale missilistico della Corea del Nord, composto da circa un migliaio di vettori, fosse di scarsa qualità, sembra arrivato il momento di rimisurarne l'affidabilità. In parole povere, tracciando un cerchio intorno al bersaglio all'interno del quale si presume che il 50% delle testate lanciate possa cadere, si riesce a formulare il margine di errore dei missili: secondo fonti della difesa di Seul, nei lanci di sabato questo valore di probabilità è migliorato, arrivando ad un margine di errore di appena 1 o 2 chilometri.

I sette missili hanno percorso tra i 400 e i 500 km prima di inabissarsi nel mar del Giappone: con ogni probabilità, come ipotizzato anche dalla stampa giapponese, si è trattato di due diverse categorie di missili di tipo Rodong, più veloci degli altri e tarati volontariamente sulla breve distanza, malgrado il potenziale di 1.000-1.500 km. A Tokyo si valuta l'introduzione di nuovi sistemi di difesa che vadano a integrare gli standard anti-missile ora in dotazione. L'ipotesi, lanciata dal quotidiano Mainichi, riprende quanto da tempo è oggetto di analisi al ministero della Difesa.

Mosca ha lanciato un nuovo monito alla Corea del Nord affinchè si astenga dall'intraprendere nuove azioni che potrebbero aggravare la non facile situazione nella regione. "Chiediamo nuovamente ai nostri partner della Corea del Nord di tornare al tavolo del negoziato", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri russo, Andrei Nesterenko. "Speriamo anche nella massima moderazione di tutte le parti interessate", ha aggiunto. Nesterenko ha espresso "profondo rammarico" per il fatto che "uno Stato membro dell'Onu viola in modo dimostrativo la risoluzione 1874 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e non vuole ostinatamente sentire la voce della comunità internazionale, tra cui quella di Stati che hanno tradizionalmente buoni rapporti con la Corea".

A tale proposito, durante gli incontri del G8 all'Aquila, il Primo ministro giapponese, Taro Aso, è stato intervistato proprio sulla questione della risoluzione recentemente approvata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Secondo il premier del Paese del Sol Levante, "gli esperimenti nucleari della Corea del Nord costituiscono un fatto assolutamente inaccettabile. Si presentano come una notevole minaccia non solo per i paesi dell'Asia nord orientale, ma anche per l'intera comunità internazionale, e costituiscono altresì una grave provocazione contro il regime di non proliferazione delle armi nucleari".

Poi, circa l'Onu, ha aggiunto: "Ritengo che la risoluzione 1874, approvata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu il 12 giugno, contenga delle efficaci misure per quanto riguarda l'embargo delle armi, l'ispezione delle merci, le sanzioni finanziarie. La considero quindi una forte risoluzione in grado di indicare fermamente alla Corea del Nord che ogni azione provocatoria avrà solo una ritorsione a suo svantaggio. Affinché la risoluzione in questione possa davvero mostrare la sua efficacia, è indispensabile la sua regolare applicazione da parte di tutti i Paesi membri. Anche il nostro Paese ha intenzione di prendere appropriati quanto tempestivi provvedimenti a riguardo, compresa la formulazione di un rilevante quadro legislativo interno." Una posizione abbastanza dura, ma che non esclude la possibilità di negoziare: "Esprimo la volontà da parte del nostro Paese di collaborare con gli altri Stati, affinché la Corea del Nord, prendendo seriamente in considerazione le ferme volontà della società internazionale, inizi a muoversi in modo concreto per la risoluzione di tali questioni", ha concluso.

Il G8 ha condannato in termini molto forti sia il test nucleare sia quelli missilistici effettuati dalla Corea Nord in violazione di risoluzioni Onu. Lo si legge nella dichiarazione politica varata dal vertice G8 dell'Aquila. Gli Otto Grandi esortano Pyongyang a osservare completamente i suoi obblighi internazionali. Il G8 esorta la Corea Nord a tornare al tavolo del negoziato a 6 sullo smantellamento del suo programma nucleare, per rinunciare a armi e programmi nucleari. Nel documento congiunto, l'esperimento missilistico viene definito una "violazione flagrante" delle risoluzioni dell'Onu. A tutto questo, il governo nordcoreano non ha risposto, a quanto ci risulta. Silenzio assoluto che lascia presagire la volontà di proseguire sulla propria strada. E la tensione in Estremo Oriente ricomincia a crescere.


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