di Michele Paris

Tra il 18 e il 24 giugno scorso, il governatore della South Carolina Mark Sanford - astro nascente del Partito Repubblicano - è improvvisamente sparito dalla circolazione, lasciando agli ignari membri del proprio staff l’incarico di giustificare i propri movimenti. Pressato da una stampa pronta a fiutare lo scandalo, il portavoce del governatore aveva alla fine fatto sapere che il suo superiore si era preso una vacanza in solitudine tra le montagne dell’Appalachian Trail. Un paio di giorni dopo tuttavia, la verità è venuta alla luce. Sanford si era in realtà recato segretamente in Argentina per incontrare la sua amante. Come da protocollo, il politico colto in flagrante si è scusato ed ha ammesso le proprie colpe in una conferenza stampa pubblica. L’affaire Sanford è giunto solo una settimana dopo una confessione simile da parte del senatore del Nevada John Ensign, con il quale il primo condivide sia il partito di appartenenza, sia l’aspirazione a diventare il candidato repubblicano nelle presidenziali americane del 2012. Le rispettive avventure tuttavia, come puntualmente accade negli Stati Uniti, finiranno col distruggere le carriere politiche di entrambi. A sospettare da tempo di una serie di trasferte sospette in Sudamerica di Mark Sanford era stato almeno il quotidiano The State di Columbus, la capitale della South Carolina. Al giornale infatti, lo scorso mese di dicembre, erano state recapitate in forma anonima delle e-mail verosimilmente scambiate tra lo stesso governatore ed una donna di nome Maria, in Argentina. Senza conferme sull’autenticità dei messaggi, il giornale aveva deciso di non pubblicarli. Qualche giorno fa però, una soffiata di un passeggero del volo Delta 110 proveniente da Buenos Aires e diretto ad Atlanta tornava ad alimentare i sospetti. Il governatore Sanford non stava scalando i Monti Appalachi, bensì stava rimpatriando dall’Argentina. Ad accoglierlo all’aeroporto Hartsfield-Jackson c’era una reporter del quotidiano The State che ha così confermato i suoi spostamenti e, in seguito all’ammissione ufficiale dell’infedeltà del governatore, le imbarazzanti e-mail sono state infine pubblicate.

A differenza di altri casi di tradimenti confessati pubblicamente dai politici americani, la signora Jenny Sanford non è però apparsa al fianco del marito. Il matrimonio dei Sanford, secondo i bene informati, era già in crisi da tempo, anche se la moglie del governatore si è detta disponibile a ricostruire il rapporto col marito. In una conferenza stampa confusa e spesso interrotta da lacrime e singhiozzi, il governatore della South Carolina ha rivelato che la sua storia a distanza andava avanti da circa un anno e che durante l’ultima trasferta l’improbabile storia d’amore è stata definitivamente interrotta. “Ho trascorso gli ultimi cinque giorni della mia vita piangendo in Argentina”, ha ammesso Sanford sfiorando il patetico.

Le lacrime vere tuttavia, è probabile le abbia versate il giorno successivo, quando allo scandalo per la sua scomparsa e il tradimento si è aggiunta l’ammissione di aver utilizzato denaro pubblico per le visite all’amante in Sudamerica. Una responsabilità gravissima, negli Stati Uniti d’America. Gli appelli alle dimissioni si sono così moltiplicati, provenendo anche dagli stessi membri del suo partito. La volontà di Sanford di mantenere la propria carica in attesa di tempi migliori e, soprattutto, i timori legati all’ancora più eccentrico vice-governatore Andre Bauer hanno convinto il governatore a rimanere al suo posto, almeno per il momento.

Sanford e il suo staff negli ultimi dodici mesi si sarebbero adoperati con il Dipartimento americano del Commercio Estero e l’ambasciata argentina a Washington per organizzare una serie di viaggi ufficialmente destinati ad attrarre in South Carolina investimenti di imprenditori sudamericani. Una volta in Argentina, un programma di incontri ufficiali insolitamente ridotto all’osso avrebbe lasciato spazio al governatore per i propri incontri privati. Secondo alcuni calcoli, ammonterebbero a circa 12 mila dollari le spese sostenute dallo Stato per le trasferte di Sanford, il quale ha prontamente promesso di rimborsare i contribuenti fino all’ultimo centesimo.

L’immagine del governatore repubblicano della South Carolina al secondo mandato era già stata macchiata non poco negli ultimi mesi dopo essere stato costretto da un tribunale ad accettare il denaro del governo federale previsto dal piano Obama di stimolo all’economia per il suo Stato. Rigorosamente conservatore in materia fiscale, Sanford aveva criticato l’enorme spesa pubblica della nuova amministrazione per contrastare la crisi economica, promettendo che la South Carolina non avrebbe accettato un solo dollaro che avrebbe contribuito all’aumento del deficit pubblico.

La recente vicenda extraconiugale ha immediatamente comportato le dimissioni di Sanford da presidente dell’Associazione dei Governatori Repubblicani, carica alla quale era stato eletto solo lo scorso mese di novembre. Le velleità presidenziali, che lui stesso non aveva nascosto, sembrano ora essersi dissolte definitivamente, così come quelle del suo compagno di ritiri spirituali e di letture bibliche John Ensign, senatore repubblicano del Nevada. Quest’ultimo, assieme alla moglie animatore dell’organizzazione cristiano-evangelica “Promise Keepers” che promuove i valori della famiglia e del matrimonio, ha infatti anch’egli recentemente ammesso una relazione con una donna che aveva fatto parte del suo staff elettorale e il cui marito, anch’egli ex membro dell’entourage di Ensign, pare avesse chiesto del denaro al senatore per tacere sulla relazione. Sotto il fuoco incrociato dei media e dei compagni di partito, Ensign ha abbandonato la guida del Comitato Politico repubblicano del Senato, importante organo che contribuisce in maniera determinante alla formulazione dell’agenda legislativa del partito.

Oltre a mettere in luce la distanza siderale tra i valori pubblicamente sostenuti dai politici e la loro effettiva condotta personale - Ensign e Sanford erano stati, tra l’altro, due dei più accaniti critici del presidente Clinton all’epoca dello scandalo Lewinsky - le recenti disavventure dei due repubblicani hanno assestato anche un pesantissimo colpo alla credibilità di un partito già in crisi di identità e alla ricerca di un vero leader dopo la batosta elettorale del novembre 2008. Una leadership che quasi sempre coincide con la candidatura ad una posizione di spicco per le primarie in vista delle elezioni presidenziali.

I passi falsi di John Ensign e Mark Sanford, e la conseguente estinzione delle loro ambizioni presidenziali, sono peraltro solo le ultime di una serie di gaffe di altri esponenti repubblicani accreditati di buone possibilità per puntare alla Casa Bianca tra poco meno di quattro anni. Il 38enne governatore della Louisana Bobby Jindal, ad esempio, ha visto andare in fumo le proprie chance dopo un disastroso discorso pronunciato a febbraio in risposta a quello tenuto poco prima dal neo-presidente Obama al Congresso; la governatrice dell’Alaska Sarah Palin, già candidata alla vice-presidenza con John McCain, continua a sua volta a suscitare perplessità per la sua inesperienza e per gli scandali legati alla maternità della figlia teenager; l’ex speaker della Camera dei Rappresentanti, Newt Gingrich, ha suscitato polemiche dopo aver definito “razzista” il giudice candidato alla Corte Suprema Sonia Sotomayor; l’ex governatore dello Utah John Huntsman infine ha da poco accettato la chiamata di Obama per diventare ambasciatore americano in Cina, privandosi della possibilità di battersi per la guida del partito.

Le infedeltà scoperte non sono d’altra parte prerogativa del Partito Repubblicano. Anche i democratici hanno dovuto affrontare la loro dose di scandali sessuali. Limitandosi agli ultimi anni e ai politici più conosciuti - Clinton a parte - vanno ricordate almeno le confessioni degli ex governatori di New York, Eliot Spitzer, coinvolto in una rete di prostituzione d’alto bordo, e del New Jersey, Jim McGreevey, dimessosi in seguito ad una relazione omosessuale con un membro del proprio staff. Ancora più clamorose erano state poi le rivelazioni relative all’ex senatore della North Carolina John Edwards, già candidato alla vice-presidenza con John Kerry nel 2004, per l’infedeltà alla moglie malata di cancro.

Negli Stati Uniti, democratici o repubblicani insomma, sembrano tutti accomunati da un comune destino: la fine della propria ascesa politica. E, negli Stati Uniti, tutti sono puntualmente costretti ad abbandonare gli incarichi più importanti di fronte alle pressioni di stampa, elettori, rivali politici e persino compagni di partito. Proprio come da noi..

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