di Alessandro Iacuelli

Il capo dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA), Mohamed ElBaradei, ha attaccato Israele per la sua mancata cooperazione all'inchiesta per arrivare alla verita sul sospetto sito nucleare siriano che gli israeliani hanno bombardato nel 2007. Rivolgendosi al governo di Tel Aviv attraverso l'ambasciatore israeliano osservatore presso l'Aiea, Dan Ashbel, ElBaradei ha dichiarato: "Vi saremo grati se smettesse di farci le prediche". La frase, secondo quanto hanno riferito alcuni partecipanti alla riunione a Vienna, è stata pronunciata replicando alle insistenti richieste israeliane affinché l'Aiea avvii un'inchiesta sul sospetto sito nucleare siriano. Del caso, ancora non chiaro, ci siamo già occupati, su Altrenotizie: il 6 settembre 2007, quando - secondo il New York Times - un raid aereo israeliano sui cieli della Siria ha distrutto un impianto in costruzione presso Dair Alzour. Impianto che, sempre secondo il quotidiano statunitense, richiedeva ancora diversi anni di lavoro per il suo completamento ed era probabilmente basato sul modello di un’analoga struttura creata in Corea del Nord per costruire combustibile nucleare. Impianto la cui esistenza non è mai stata dichiarata, semmai sempre negata, dal governo siriano. Secondo Damasco, Israele avrebbe bombardato il cantiere di costruzione di una fabbrica, e non di un impianto nucleare. In effetti, gli stessi servizi d’intelligence statunitensi avevano dichiarato di essere all'oscuro della questione, tanto è vero che fu lo stesso Israele ad informare gli USA dell'esistenza di un impianto in costruzione in Siria: gli Stati Uniti, tramite i satelliti spia, avrebbero trovato poi conferma di quanto stava accadendo, dando così il via a un dibattito interno nella seconda Amministrazione Bush. Stando sempre al New York Times, il vicepresidente Dick Cheney sarebbe stato, all'epoca dei fatti, favorevole a dare ad Israele il via libera per un attacco aereo preventivo. Ma la corrente più moderata, guidata da Condoleezza Rice e dal ministro della difesa Robert Gates, era invece per un atteggiamento più prudente.

Il governo israeliano, da parte sua, non ha mai voluto rilasciare commenti in merito, e alla stampa israeliana fu imposto il silenzio totale sull'argomento. Fatto sta che quel 6 settembre, otto bombardieri F-15 sono entrati nello spazio aereo siriano nelle prime ore del mattino, hanno eluso con successo i radar e le difese aeree siriane e hanno attaccato l'impianto, situato sul fiume Eufrate nel nord della Siria, distruggendolo completamente. Come se non bastasse, abbandonando la Siria, i velivoli israeliani hanno scaricato in volo il loro carburante in eccesso sulla Turchia, causando non pochi danni all'agricoltura locale.

Ovviamente non è certo l'aspetto militare, ad interessare. Quando si bombarda un impianto di tipo nucleare, anche se in costruzione, ci sono domande più importanti da porre ed alle quali pretendere risposte. Nell’impianto di Dair Alzour era già presente materiale radioattivo? Se sì, di che entità è la dispersione di materiale nucleare nell’ambiente? Quante tonnellate di materiale inquinante, nello specifico si tratterebbe di carburante, è stato scaricato sulle coste della Turchia senza che questa fosse avvisata?

Interrogativi aperti, che ancora una volta pongono un forte problema di diritto internazionale: quello dei "due pesi e due misure" applicati di volta in volta a seconda di chi sono gli Stati che effettuano aggressioni armate oltre i loro confini. Nonostante tutto questo, è stato Israele, per primo, ad iniziare a chiedere all'AIEA di aprire un'inchiesta sulla Siria, da Vienna invece, dove ha sede l'Agenzia, si è preferito aprire un'inchiesta sul bombardamento e sul comportamento di Israele. Inchiesta alla quale il governo di Tel Aviv non ha mai voluto collaborare, preferendo anzi osteggiare le indagini internazionali.

Secondo Israel Michaeli, capo della missione dello Stato ebraico presso l'agenzia, le continue richieste di collaborazione fatte a Israele dal direttore sono "eccessive", mentre lo stesso Mohammed ElBaradei rifiuterebbe di incontrare i funzionari israeliani dando prova di parzialità e di disinteresse verso lo Stato ebraico. Parole respinte al mittente dallo stesso direttore. Un osservatore presente alla riunione del Consiglio ha riferito che, “colpito nella sua professionalità, il direttore ha replicato spiegando che Israele, che non è neppure parte del sistema del Trattato di Non Proliferazione, non ha titoli per dire al capo dell'agenzia che cosa fare".

Le conclusioni raggiunte dall'inchiesta AIEA parlano chiaro, ma non risolvono definitivamente il problema del raggiungimento della verità. Infatti, presso il sito di Dair Alzoursono state davvero ritrovate tracce di uranio, ma non è, secondo quanto in passato affermato dallo stesso ElBaradei, "del tipo incluso nell'inventario di materiale nucleare denunciato dalla Siria".

A questo punto, la polemica: secondo Israele, si tratta di materiale di probabile provenienza nord-coreana, usato clandestinamente dalla Siria, senza denunciarne il possesso a livello internazionale. Il governo di Damasco, da parte sua, invece afferma che l'uranio trovato sul sito era contenuto nei missili lanciati dai caccia israeliani, circostanza smentita dalle Forze armate israeliane. "Se ElBaradei avesse voluto più informazioni non avrebbe rifiutato di incontrare i funzionari israeliani che gliele potevano offrire", ha attaccato il rappresentante israeliano che ha anche dichiarato: "Israele chiede al direttore generale di evitare ogni parzialità nella gestione del dossier siriano".

In materia è intervenuto anche Geoffrey Pyatt, rappresentante statunitense presso l'AIEA, affermando che la Siria non sta collaborando con l'agenzia ma che sta, al contrario, evitando di fornire le spiegazioni richieste da Vienna. Contemporaneamente l'AIEA sostiene che Israele non sta collaborando e non fornisce spiegazioni. Il risultato è che probabilmente la verità non verrà mai a galla e rimarrà per sempre sotto forma di contaminazione radioattiva nella valle dell'Eufrate.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy