di Elena Ferrara

E’ proprio indecifrabile Kim Jong Il, leader della Corea del Nord. Dopo aver tanto reclamizzato l’area di libero scambio istituita a Kaesong, a cavallo tra le due Coree, a 60 chilometri da Seul, ha deciso di mandare tutto all’aria annullando i contratti con il Sud, proprio in questa area industriale che doveva segnare il rilancio generale di una economia allo stremo. E così Pyongyang torna al centro dell’attenzione. Lo fa con un annuncio della sua agenzia di stampa Kcna dove si rende noto l'annullamento di tutti i contratti e i regolamenti relativi al complesso industriale di Kaesong, che ha oggi oltre duecentomila abitanti. E si precisa anche che ora il Nord imporrà nuove regole sul lato del suo “poligono” e di conseguenza "le imprese della Corea del Sud devono accettare incondizionatamente le decisioni" o "lasciare l'azienda". Punto a capo, quindi, mentre si delineano nuovi e preoccupanti scenari geopolitici ed economici. Pur se nello scorso aprile, al primo vertice economico tra le due Coree (svoltosi proprio a Kaesong) i manager del Sud si erano trovati d’accordo nel poter assumere manodopera a basso costo dalla Corea del Nord con salari di appena 70 dollari al mese. Si torna, in pratica, ad una condizione di gran difficoltà per una località che doveva spiccare il volo verso un’economia moderna e razionale, grazie ad un progetto di cooperazione intercoreana che - a partire dal 2005 - andava sviluppandosi con un consorzio formato da oltre 100 aziende del Sud che impiegavano circa 39.000 operai del Nord.

C’è quindi un’atmosfera pesante in tutta la zona e si parla già di nuovi contratti che prevedono variazioni nell'affitto, di tasse e di paghe per gli operai di questo complesso industriale che, finanziato da Seul, è rimasto l'ultimo progetto economico comune tra le due Coree ancora attivo. Pesanti, di conseguenza, le insidie in campo economico. Il Nord, inoltre, chiede anche il pagamento dei diritti di sfruttamento dei terreni da parte delle compagnie del Sud fin dal 2010, quattro anni in anticipo rispetto alle intese originali.

Intanto da Seul arriva una prima secca replica del governo sudcoreano che respinge l'annullamento dei contratti a Kaesong da parte di Pyongyang facendo anche rilevare che questa situazione conflittuale si registra dopo che sono falliti i negoziati tra il nord e sud per un accordo di un nuovo round di colloqui bilaterali che si sarebbe dovuto tenere tra poco. Ma si sa anche che una delle questioni spinose riguarda il rilascio dell'operaio sudcoreano arrestato lo scorso marzo a Kaesong con l'accusa di aver criticato il sistema comunista. Sul piano del contenzioso con il Sud il governo nordista getta anche la questione della sicurezza, dal momento che minaccia di effettuare un secondo test nucleare, e di non voler avviare, in proposito, colloqui con gli esponenti di Seul.

E non c’è solo questo perché Pyongyang respinge le aperture degli Stati Uniti per dei colloqui, dicendo che è inutile parlare con l'amministrazione Obama perché la sua "politica ostile" non lascia altra scelta se non quella di potenziare il suo deterrente nucleare. Si accumulano, in questo contesto, tutti gli snodi centrali del passato e del presente. Intanto gli Usa mandano in Asia Stephen Bosworth, l'inviato per la Corea del Nord, per cercare di bloccare la dirigenza nordista dopo le tensioni create il mese scorso con il lancio di un missile e dopo le minacce di potenziare il proprio programma nucleare. Washington teme, infatti, che il Nord possa condurre un secondo test nucleare. E così avvia anche consultazioni preventive con Seul, Tokyo, Pechino e Mosca sulle possibili conseguenze.

A dare l’allarme sui preparativi in atto a Pyongyang è l’intelligence sudcoreana che rileva la presenza di una “accelerazione di attività” nel sito nucleare di Kilju, nel Nord-Est della Corea del Nord, dove nel 2006 avvenne il primo test nucleare che colse il mondo di sorpresa. Già nelle scorse settimane, fonti ufficiali del Nord avevano minacciato per la prima volta di ripetere test nucleari e lanci di missili intercontinentali “in risposta alle critiche americane per il lancio di missili lo scorso 5 aprile” e ora, a conferma della scelta di alzare i toni, il ministro degli Esteri di Pyongyang accusa l’amministrazione Obama: “Lo studio delle politiche perseguite da Obama negli ultimi 100 giorni ci portano a dire che la politica ostile dell’America verso di noi non è mutata e dunque ne trarremo le conseguenze”, aggiunge il portavoce di Pyongyang, facendo palesare una costellazione di nuove risposte di ordine militare.

Nello stesso tempo Barack Obama - stando a quanto viene reso noto - reagisce e parla al telefono con il collega cinese Hu Jintao e di persona nello Studio Ovale con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Forte delle convergenze registrate, l’inviato Usa per la Corea del Nord, Stephen Bosworth, lancia un monito a Kim Jong Il: “Se la Corea del Nord deciderà di realizzare un secondo test nucleare, dovremo occuparci delle conseguenze, perché ve ne saranno in quanto interpreteremmo questa decisione come un atto ostile”. Nel tentativo di tendere la mano verso la Corea, Bosworth dice poi che “l’offerta di Barack Obama di dialogo resta valida ed è nel loro interesse accettarla”.

E qui c’è da ricordare che nei giorni scorsi l’inviato Usa aveva fatto tappa a Pechino per studiare il tentativo di rilanciare i negoziati multilaterali con Pyongyang, ma secondo Paik Hak-soon, analista di punta del Sejong Institute sudcoreano, Kim Jong Il in questo momento “vuole ottenere colloqui diretti ad alto livello con gli Stati Uniti” e non è più dunque interessato alla formula del dialogo che coinvolge anche Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud.

“Pyongyang minaccia il secondo test nucleare perché punta ad un summit con Obama per ridisegnare l’intera partita nucleare e dunque non ha alcun interesse a parlare con Bosworth”, aggiunge l’analista, ricordando che “i nordcoreani sanno che durante la campagna presidenziale Obama si disse pronto ad incontrare Kim Jong Il” e quindi ora vogliono metterlo alla prova. I tempi della diplomazia potrebbero però cambiare se le attività nei siti nucleari nordcoreani dovessero continuare ad accelerare. I satelliti spia lavorano a pieno regime per prevenire possibili sorprese. E la decisione nordista di bloccare l’attività a Kaesong potrebbe essere, in questo quadro di tensione, il nuovo passo di un giro di vite voluto da Kim Jong Il.

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