di Luca Mazzucato

Il 56% dei californiani è favorevole alla completa legalizzazione della marijuana per uso ricreativo. La questione è ormai sulla bocca di tutti, tanto che il “Governator” Schwarzenegger ha dichiarato che “è tempo per un dibattito, dobbiamo studiare attentamente quello che altri paesi stanno facendo, con che risultati e se sono contenti della decisione.” Mentre l'uso di marijuana medica, legale dal 1996, cresce a dismisura, un disegno di legge è attualmente in discussione al Senato della California. Gli argomenti dei sostenitori sono sicuramente vincenti, primo fra tutti le enormi fiscali entrate che la legalizzazione porterebbe nel bilancio californiano, ridotto in bancarotta. In California, come in altri dodici stati dell'Unione, la marijuana è una droga legale, prescritta sotto il controllo medico per curare innumerevoli malanni: dolori cronici, AIDS, disordini del comportamento, insonnia, cancro, artrite, emicrania. Circa 1500 medici in tutto lo stato prescrivono regolarmente la droga e decine di migliaia di persone ne fanno uso. Quasi tutti hanno qualche amico generoso, che soffre di un forte mal di schiena... Il problema è che la cannabis è considerata una sostanza completamente illegale dalla legge federale, che ha precedenza sulle leggi dei singoli stati. È in corso da anni un conflitto tra la DEA, potentissimo esercito antidroga federale, e i tredici stati dove l'utilizzo farmacologico è consentito. Durante gli otto anni dell'amministrazione Bush, lo zar dell'antidroga ordinava continui raid di commandos della DEA nei tredici stati canaglia, arrestando sia i produttori di marijuana sia le farmacie che la vendevano con regolare autorizzazione della contea.

Ma le cose stanno lentamente cambiando. In Marzo, il nuovo procuratore generale Eric Holder ha dichiarato che non ci saranno più raid della DEA. Il nuovo zar dell'antidroga, scelto da Obama, è l'ex-capo della Polizia di Seattle, noto per le sue posizioni moderate: grazie a lui il semplice possesso di sostanze non viene più perseguito nella città della costa Ovest. Tuttavia le aperture a livello federale sono molto caute e nonostante il Presidente abbia ufficialmente messo al bando il termine “Guerra alla Droga” (così come “Guerra al Terrorismo”), ha fatto sapere di non essere favorevole alla legalizzazione a livello federale. Ma se altri stati si faranno avanti, non si metterà in mezzo.

La partita dunque si gioca tutta in California. Un simile dibattito si era già tenuto nel 2004, ma erano altri tempi, Bush avrebbe fatto di tutto per cancellare la legge, mentre ora i californiani sperano che da Washington chiudano un occhio. Tom Ammiano, senatore democratico di San Francisco, è il promotore della legge che permetterebbe a tutti gli adulti sopra i ventun'anni di comprare o vendere marijuana. Proprio come accade per l'acquisto di alcolici. Si stima che il mercato illegale della marijuana ad uso ricreativo si aggiri attorno ai 14 miliardi di dollari nella sola California. Con una tassa di cinquanta dollari all'oncia, lo stato ricaverebbe 1,3 miliardi di dollari all'anno: una boccata d'ossigeno di questi tempi, con il deficit statale che galoppa verso la bancarotta a quota 42 miliardi.

In realtà la legge prenderebbe due piccioni con una canna: risanando il deficit, risolverebbe allo stesso tempo il problema dell'affollamento delle carceri. Gli americani arrestati per semplice possesso di marijuana nel 2006 ammontano all'esorbitante cifra di ottocentomila, il quindici per cento in più dell'anno precedente. Il settantacinque percento sono uomini sotto i trent'anni, senza precedenti penali. Vengono arrestate più persone per il possesso dello spinello che per tutti i crimini violenti messi insieme: una vera e propria follia.

Il costo della proibizione è impressionante e pesa come non mai sui bilanci statali, falcidiati dalla crisi. La California ha una popolazione carceraria di centocinquantamila individui e una recente sentenza federale ha ordinato allo stato di liberare almeno cinquantacinquemila detenuti al più presto, perché l'attuale esasperato sovraffollamento è una palese violazione dei diritti umani. Molti stati, California inclusa, stanno ricorrendo alle pene alternative alla prigione, per problemi di bilancio. Dal momento che la maggior parte dei detenuti è accusata di possesso di stupefacenti, in particolare per reati legati alla cannabis, la sua legalizzazione porrebbe fine a questo problema.

Un altro argomento di scottante attualità a favore della legalizzazione è la guerra spietata che recentemente è scoppiata tra i cartelli di narcotrafficanti messicani, che ha causato migliaia di morti in Messico ed è passata al di qua del confine americano. Stime della polizia sostengono che circa il sessanta per cento degli introiti della mala messicana arrivano proprio dal traffico di marijuana. Dato che è sempre più difficile contrabbandare la droga oltreconfine, le organizzazione criminali messicane hanno da tempo trapiantato le loro coltivazioni illegali direttamente in California. E siccome è facilissimo acquistare armi semiautomatiche negli Stati Uniti, le guerre tra cartelli si stanno trasferendo negli stati meridionali al confine col Messico. Legalizzando la marijuana, sostengano i promotori della legge, insieme agli agenti della DEA si manderebbero a casa anche i mafiosi messicani. Insomma, un vero affare.


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