di Michele Paris

L’ondata di violenza legata alla guerra tra i cartelli della droga e il governo federale che travaglia il Messico da oltre un anno sta coinvolgendo in maniera sempre più pesante anche gli stati americani del confine meridionale. La recente visita a Città del Messico del Segretario di Stato Clinton ha contribuito alla presa d’atto che la situazione attuale non può essere liquidata semplicemente come un problema interno messicano. Soprattutto alla luce del fatto che gli USA rappresentano il mercato principale degli stupefacenti provenienti dal Centro e dal Sud America e che il 90% delle armi da fuoco impiegate in un conflitto che ha causato oltre sette mila morti tra il 2008 e i primi mesi del 2009 proviene proprio dagli Stati Uniti. Il diverso approccio dell’amministrazione Obama rappresenta indubbiamente un passo avanti rispetto al recente passato. Allo stesso tempo tuttavia, ogni miglioramento della questione messicana rischia di essere ostacolata dai contrasti che persistono tra i due paesi nell’ambito delle loro relazioni commerciali. Il Congresso americano ha infatti bocciato un programma sperimentale che avrebbe consentito il libero accesso sul proprio territorio dei mezzi pesanti messicani per il trasporto merci. Come ritorsione, il Messico ha immediatamente fissato nuovi dazi per 2,4 miliardi di dollari su 89 prodotti importati dagli Stati Uniti. Contraddittori sono anche i segnali provenienti da Washington in merito al contributo di uomini e denaro per la lotta al narcotraffico.

Se Obama ha aumentato di qualche centinaia di uomini le forze impegnate al confine meridionale e Hillary Clinton ha promesso lo stanziamento di 80 milioni di dollari per la fornitura di tre elicotteri Black Hawk alle forze di sicurezza messicane per facilitare la caccia ai trafficanti di droga, non deve aver fatto troppo felice il presidente Felipe Calderon il taglio operato dal Congresso americano di 1,4 miliardi di dollari destinati ad un programma di cooperazione antidroga tra gli Stati Uniti e i paesi del Centro America (“Mérida Initiative”).

La pressione sulle istituzioni americane per combattere il fenomeno sta però crescendo di pari passo con l’allargarsi delle città interessate da efferati episodi di violenza legati al commercio di sostanze stupefacenti. Molte località dell’Arizona, del Nuovo Messico, del Texas e della California meridionale hanno infatti visto aumentare vertiginosamente negli ultimi mesi il numero di omicidi, rapimenti, sparatorie ed irruzioni a scopo di regolamento di conti in abitazioni private.

Ma il sud degli Stati Uniti è ben lontano dall’essere l’unica regione ad aver sentito l’effetto dell’esplosione di violenza scaturita dalla guerra ingaggiata dal governo messicano con i cartelli della droga. Mentre le statistiche della Polizia americana per il 2006 riconoscevano un centinaio di città nelle quali risultavano individui affiliati ai cartelli messicani, il numero è cresciuto quest’anno a 230 e comprende, oltre al Canada, stati periferici come l’Alaska e Washington.

Enormi difficoltà tuttavia si prospettano per la nuova amministrazione intorno al controllo della vendita di armi che oltrepassano il confine in direzione sud. Gli sforzi iniziali promessi dal Dipartimento di Giustizia hanno infatti incontrato da subito la ferma resistenza della “National Rifle Association” (NRA) che ha messo in moto i propri lobbisti per stroncare sul nascere ogni iniziativa di legge volta a limitare il libero accesso persino alle armi d’assalto.

Nel corso di un intervento pubblico a fine febbraio, il Ministro della Giustizia (Attorney General) – Eric H. Holder – aveva assicurato il proprio appoggio alla promessa elettorale di Obama di ripristinare il divieto sulla vendita di armi d’assalto e fucili semi-automatici che il Congresso aveva fissato nel 1994 ma che era decaduto dieci anni più tardi. In risposta, la NRA ha messo sull’attenti i propri attivisti, convincendo anche 65 deputati democratici a firmare una lettera di opposizione a qualsiasi progetto di legge per la limitazione della vendita di armi.

Max Baucus – autorevole senatore del Montana, stato nel quale il diritto di portare armi è molto sentito – ha addirittura diramato dal proprio ufficio stampa un comunicato ufficiale intitolato: “I Senatori al Ministro Holder: giù le mani dalle nostre armi”. Preoccupati dalle reazioni negative di un’opinione pubblica già esasperata dalla questione dei bonus milionari ai manager di Wall Street, anche la speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi e il leader di maggioranza al Senato Harry Reid si sono mossi per assicurare che per quest’anno il Congresso non si occuperà del bando sulle armi da fuoco.

Un mese dopo il sostegno al bando, Holder ha operato così un clamoroso voltafaccia, annunciando piuttosto il tentativo del governo americano di mettere in atto in maniera più rigorosa le misure già in vigore e promettendo di discutere il problema del traffico di armi tra i due paesi nel suo imminente viaggio a Città del Messico. Secondo quanto riportato da Newsweek, sarebbe stata la stessa Casa Bianca a chiedere al Dipartimento di Giustizia un abbassamento dei toni circa la lo spinoso problema del bando sulle armi d’assalto per non complicare ulteriormente il cammino parlamentare della legislazione proposta da Obama su altri temi caldi all’ordine del giorno, come il salvataggio delle banche o la riforma del sistema sanitario.

Che siano stati proprio i parlamentari democratici a bloccare sul nascere ogni tentativo di porre un limite alla vendita di armi non è d’altra parte una sorpresa. Le numerose iniziative avanzate in questo senso nei primi anni Novanta incontrarono infatti una forte opposizione nel paese, producendo pesanti sconfitte elettorali che portarono alla conquista della maggioranza al Congresso da parte del Partito Repubblicano nel 1994.

La posizione del governo americano non promette dunque nulla di buono nella lotta allo strapotere dei cartelli della droga che sta diffondendo il terrore in tutto il Messico e, in particolare, negli stati settentrionali – Ciudad Juárez e Tijuana le città più colpite. Tanto più che lo stop alla libera circolazione di armi d’assalto sul territorio americano è in cima alla lista delle richieste del governo di Città del Messico per contenere i livelli di violenza sul proprio territorio. Il sito ufficiale della Casa Bianca continua peraltro ad includere nell’agenda presidenziale il supporto al bando scaduto ormai da cinque anni. Maggiori chiarimenti sul grado di coinvolgimento di Washington si avranno in ogni caso dopo la serie di incontri ad alto livello previsti a breve tra i due paesi, a cominciare dalla visita del presidente Obama il prossimo mese di aprile.

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