di Carlo Benedetti

Mosca parte all’attacco con una mossa distensiva che riguarda i suoi potenti missili tattici “Iskander”. Aveva in progetto di dislocarli nella base dell’enclave di Kaliningrad (la regione tutta russa tra Polonia e Lituania che si affaccia sul Mar Baltico) rafforzando così il sistema difensivo globale disegnato dagli strateghi del Cremlino per rispondere alle mire degli Usa e della Nato. Ma per fare un gesto di “buona volontà” e venire incontro al nuovo leader della Casa Bianca, il presidente russo Medvedev ordina di fare marcia indietro e così i missili “Iskander” lasciano l’enclave del Baltico. E’ un buon segno a favore della distensione ed è anche una prima e reale apertura di credito nei confronti di Obama. Una situazione di benevola attesa, quindi, adottata nel momento in cui l'attuale amministrazione americana – rivedendo le passate posizioni di Bush - non sembra aver fretta di installare in Polonia e nella Repubblica Ceca elementi del suo sistema antimissile. Tutto ha preso avvio con un colloquio telefonico tra Obama e Medvedev, che si sono accordati nel fermare quella “deriva” che stava guastando ulteriormente i rapporti bilaterali. Ora si passerà ad una fase diplomatica tesa a costruire una seria agenda per le relazioni bilaterali per riportare i rapporti russo-americani al loro “pieno potenziale". E c’è già all’orizzonte il primo faccia a faccia fra i due leader. Si vedranno ad Aprile, a Londra, in occasione del vertice del G-20 con l’obiettivo di chiarire e riprogrammare il complesso problema dei rapporti bilaterali e globali.

Grande attesa, quindi, per il “che fare”. Lo afferma apertamente l’ambasciatore di Mosca presso la Nato, Dmitry Rogozin, il quale auspica che Obama dimostri sempre più di essere il leader di un “nuovo punto di vista geopolitico” dopo che la gestione di George W.Bush ha portato ad un raffreddamento nel campo delle relazioni. Cremlino e Casa Bianca si trovano così al giro di boa. Ma è chiaro, nello stesso tempo, che la politica militare della Russia deve fare i conti anche con un altro fronte. Quello del Caucaso, dove la situazione non è normalizzata. E così i russi non escludono la possibilità di dislocare bombardieri e ricognitori in una base in corso di costruzione in Abchazia, stato di nuova formazione che si è costituito dopo il conflitto con la Georgia nell’agosto 2008.

Qui – secondo i piani – si prevederebbe il dispiegamento di circa 20 aerei, compresi i caccia Su-27, gli aerei d’attacco Su-25 e una serie di velivoli militari da trasporto. Interessate a queste operazioni di “rinforzo” sarebbero le basi di Bombory, sulla costa del Mar Nero a nord della capitale abchaza Sukhumi. Ma non c’è solo questo. Perché Mosca propone anche l’ammodernamento della base navale di Ociamcira, dove dovrebbe essere trasferita parte della flotta russa del Mar Nero ora stanziata nel porto di Sebastopoli in Crimea, penisola contestata che è sotto sovranità ucraina. Quanto all’aeroporto di Bombory gli osservatori militari occidentali fanno notare che si tratta di uno dei più importanti impianti sulla costa del Mar Nero. Era già in funzione in epoca sovietica ed ora, con un’operazione di ristrutturazione potrebbe accogliere ogni tipo d’aereo militare o da trasporto grazie anche alla sua pista di oltre quattro chilometri.

Altro fronte del Cremlino - ma questa volta per nulla caldo - è quello che riguarda le relazioni con Cuba. Torna, infatti, un clima di buoni rapporti con l’isola dopo i disastri provocati dal crollo dell’Unione Sovietica gorbacioviana. Ora arriva a Mosca Raul Castro e la sua visita assume un significato epocale. Si torna a parlare della tradizionale amicizia e il presidente russo offre un grosso prestito all’Avana. Numerosi gli accordi economici che riguardano anche i settori energetici. E si parla già di un impegno delle aziende russe che dovrebbero affiancare la “Cubapetroleo” nella prospezione, produzione, raffinazione e in altri ambiti del settore petrolifero.

Rapporti normalizzati, quindi, tra i due paesi. E già l’agenda della storia delle nuove relazioni segna pagine di rilievo. Medvedev, infatti, è stato a Cuba nel novembre 2008 incontrando anche Fidel e a fine dicembre, al largo dei Caraibi, erano arrivate navi militari russe. Lo scopo era quello di una esercitazione che però, tutto sommato, rappresentava in quel momento un guanto di sfida a Washington. Tanti i paragoni con quella crisi che vide protagonisti Krusciov e Kennedy.

Ora i tempi sono cambiati e il viaggio di Raul Castro a Mosca e l’incontro in programma con Obama sono tutti atti “politico-diplomatici” che stanno a dimostrare che il Cremlino vuole avere buoni rapporti con i Caraibi e con gli Usa. E a Mosca un quotidiano autorevolissimo come Izvestija commenta: “C’è una nuova era perché gli steccati ideologici non fanno più parte della geopolitica”.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy