di Carlo Benedetti

Lega araba Il recentissimo vertice che a Khartoum ha visto riuniti 22 paesi della Lega Araba si è caratterizzato non solo per alcune assenze eccellenti(quella del Re saudita Abdullah, tanto per fare un esempio) ma soprattutto per la eco che ha avuto in un paese lontano, come la Russia. Tanto che si può affermare che è la prima volta - dal crollo dell'Urss - che si stabilisce una sorta di "filo rosso" tra il Cremlino e la Lega. I motivi di una tale attenzione (carica anche di costi politici pesanti ed imprevedibili) vanno ricercati in primo luogo nel fatto che l'intero mondo arabo rappresenta oggi, per Putin, una concreta alternativa alle già imperanti strategie "eurasiatiche" e "americane". E non va dimenticato, in questo contesto, che Mosca si muove - sempre più - con estremo pragmatismo nei confronti dell'Islam. Atteggiamento, questo, che fa dire ad alcuni politologi che, oggi come oggi, l'Islam può vantare su Mosca gli stessi diritti della religione ortodossa. Di qui l'apertura di un vero e proprio dossier arabo carico di note, analisi e programmi che si trova sul tavolo di Putin. Ecco quindi che il vertice di Khartoum (a ridosso della vittoria di Kadima, in Israele) offre ai russi un'occasione per rientrare nel gioco. I media di Mosca, in tal senso, si mobilitano per informare quanto avvenuto nella capitale sudanese, dove sono state respinte quelle misure che prevedono nuove frontiere "delineate solo per soddisfare l'ingordigia espansionistica di Tel Aviv". Ne consegue - sempre per Mosca - che le iniziative israeliane, se messe in atto, renderebbero impossibile la creazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano. Di qui l'appoggio del Cremlino ad una ripresa di normali negoziati multilaterali, controllati a livello internazionale. Tutto questo, comunque, non sta a significare che Mosca si allinea alla Lega araba. Dimostra solo che gli analisti russi, dal grattacielo dove si trova il ministero degli Esteri, guardano all'attuale contingenza e cercano di respingere quanti vorrebbero snaturare la Lega, trasformandola in un'organizzazione regionale normale. E non è un caso se oggi a Mosca si ricordano quelle (lontanissime) manovre israelo-americane tese alla dissoluzione della Lega araba e a favore un'organizzazione regionale mediorientale.

La Russia segue quindi con una certa apprensione l'evolversi della Lega soprattutto in riferimento all'atteggiamento nei confronti di Hamas. Sa che come prima questione sul tappeto c'è quella che si riferisce ai finanziamenti in favore della Palestina. Ci sarebbe un accordo relativo a 55 milioni di dollari mensili da parte della Lega, mentre l'Autorità palestinese sostiene che il fabbisogno è di 170 milioni. I russi, per ora, si muovono con cautela e pragmatismo. Cercano di rientrare nel gran gioco del mondo arabo, ma hanno a che fare con problemi interni d'ordine politico e sociale (una significativa presenza ebraica, filo-israeliana) ed internazionali(alleanze strategiche con ambienti finanziari dell'ovest). Non possono così far finta di chiudere gli occhi dinanzi alla forte dipendenza americana. Nello stesso tempo sono obbligati a prendere atto che a partire dal crollo dell'Urss vi è stata - in tutti i paesi dell'ex Unione - una completa revisione della politica nei confronti d'Israele. Perché le "nuove" repubbliche dell'Asia centrale hanno forti rapporti con quel paese. E non va dimenticato che i Capi di Stato kirghizo, kazako, turkmeno e uzbeko hanno già visitato Gerusalemme e che Netanyahu - ritenuto dagli arabi responsabile del blocco del processo di pace - venne ricevuto con tutti gli onori dai presidenti dell'Azerbajgian e del Kasachstan. Ecco perché la nuova strategia geopolitica russa cerca, con la Lega, una sorta di intesa a distanza, sottolineando nello stesso tempo che la nuova dirigenza del Cremlino preferisca la ragione alla dottrina. Come dire che l'ortodossia si coniuga con il mondo islamico e con i settori più avanzati della realpolitik araba.

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