di Bianca Cerri

I militari americani che hanno perso l'uso di uno o più arti si trovano ancora in ospedale, ma il ministero della Difesa se ne lava le mani. Gli stipendi non vengono versati da mesi e, per chi combatte con complicazioni dovute al rigetto di una protesi e ad infezioni, il pensiero delle utenze inevase e la famiglia senza mezzi diventa assillante. Non ultimo, le lunghe degenze in ospedale significano anche denaro da anticipare, perché l'esercito prevede solo una diaria di 180 dollari mensili per il personale in servizio effettivo, ma i lungo-degenti per cause di guerra devono provvedere personalmente al proprio vitto. In una struttura medica, tre pasti costano una media di 19 dollari che, moltiplicati per un mese, diventano una cifra non indifferente. La maggior parte dei feriti si trova al Walter Reed Hospital, dove i medici scarseggiano e si deve aspettare oltre un mese per una visita. Per quei pazienti che risultano affetti da patologie croniche che non presentano ferite da armi da fuoco o da esplosioni non è prevista alcuna forma di risarcimento.
La stessa direzione del Walter Reed è sull'orlo del collasso a causa dei ritardati pagamenti da parte del ministero della Difesa e i fondi federali, che dal 2001 sono stati ridotti, hanno portato a forti riduzioni dell'organico. I medici attualmente in servizio lavorano 70-80 ore a settimana, perché i feriti arrivano ogni giorno, a volte con in atto emorragie e febbre alta. I parenti che vogliono assisterli dovranno affrontare la spesa di un lungo soggiorno in albergo, che non tutti possono permettersi. A Fort Stewart, altra struttura medica militare, i reduci dormono in camerate umide da sessanta letti con un solo bagno a disposizione. Le finestre sono prive di tende e un semplice divisorio separa i gabinetti l'uno dall'altro: un vero paradiso per topi e scarafaggi che proliferano generosamente al languido clima della Georgia. Un'associazione di volontari fornisce gratuitamente qualche indumento ai pazienti dopo l'accettazione, in attesa che ricevano vestiario da casa. Vengono ricoverati a Forth Worth anche i reduci che tornano completamente paralizzati dalle zone di guerra. George Bush non si è mai fatto vedere da queste parti.

Negli ultimi tre anni sono transitati nelle strutture mediche militari 11.400 feriti gravi, 741 dei quali poi deceduti. Gli ospedali da campo non sono attrezzati e i chirurghi fanno quello che possono per tamponare l'emorragia prima che i feriti vengano rimpatriati a bordo di aerei militari che faranno tappa in Germania prima di ripartire per gli Stati Uniti con il loro triste carico.
All'arrivo, non troveranno le telecamere della televisione, né autorità ed il resto del viaggio sarà ancor più solitario.

I pazienti che necessitano di riabilitazione vengono inviati in un centro del Texas, specializzato nel recupero di soggetti amputati e in grado di offrire anche assistenza psicologica ai reduci traumatizzati dalla perdita di uno o più arti. Il centro è stato creato con i soldi donati da cittadini comuni, il Dipartimento della Difesa ha mandato soltanto un generale per l'inaugurazione. Gli americani si sono ormai rassegnati a farsi carico dei reduci indigenti, ma forse non sanno che alcune delle associazioni che
raccolgono fondi a loro nome trattengono fino a 94 centesimi per ogni dollaro raccolto. Il gruppo di Sant'Ana, in California ha elargito solo 21.000 dollari sui 3 milioni e 600 mila donati dai filantropi.

I reduci non hanno diritto ad un trattamento pensionistico prima del ventesimo anno di servizio e i casi di invalidità per cause di servizio vengono valutati dai distaccamenti militari del luogo di residenza. La misure variano da Stato a Stato: si va dai 6.670 dollari annui dell'Ohio agli oltre 11.000 di Portorico. Leggermente al di sopra dei tredicimila fissati come soglia di povertà nel 2005 per una famiglia di tre persone. Ma forse un rimedio c'è: si attende l'approvazione di una legge che prevede una corsia preferenziale per i reduci di guerra, compresi i soggetti amputati, che desiderino lavorare presso i call-centers delle aziende private. Il Dipartimento della Difesa, non volendo farsi carico del loro destino, ha passato la palla ai privati disposti a pagare 15-20 dollari al giorno ai mutilati di guerra per una giornata di lavoro. I neo assunti frequenteranno prima un corso di formazione e dovranno poi superare tre test che accertino l'assenza di malattie mentali.
Il giorno della partenza, Bush li salutò come eroi.
Adesso che la vera sofferenza della guerra ha segnato i loro corpi vanno a malapena bene per fare i telefonisti.

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