di Bianca Cerri

Si terrà il prossimo cinque settembre a Los Angeles la fiera delle nuove armi studiate appositamente per la polizia americana. Presso i vari stands sarà possibile ammirare un po' di tutto, dalle granate ai giubbotti anti-proiettile di ultimissima generazione. I corpi che nel corso dell'anno effettueranno il maggior numero di operazioni spericolate potranno accedere ai finanziamenti a fondo perduto per rinnovare i propri arsenali.
Fra le aziende che hanno aderito all'esposizione figura la Taser International (cinture elettrificate in grado di ridurre alla ragione i soggetti turbolenti); la Savage Arms (fucili di altissima precisione); la Carey Inc. (corsi di formazione per tiratori scelti); la Forced Entry Tactical Training (corsi di formazione dove si insegna agli agenti ad usare esplosivi senza causare danno alla propria persona) e la Tactical Duostock (mitra studiati per funzionare anche quando si indossa un giubbotto anti-proiettile). Sono già alcuni anni che la forze dell'ordine USA somigliano più ad un esercito in guerra che ad un corpo istituito per la protezione dei cittadini. Alcuni sostengono che ciò sia dovuto al grado di isterismo raggiunto dalla cosiddetta lotta alla droga, ma per i maligni sarebbero proprio le aziende produttrici di armi e strumenti offensivi a pilotare le cose. Certo è che con il boom delle pattuglie armate, chi gira per una qualsiasi città americana arriva spesso a pensare di essere capitato nel bel mezzo di una rischiosissima operazione. In realtà, i poliziotti vagano a caso in attesa che arrivi un ordine di compiere un sopralluogo o una perquisizione ma, se l'ordine arriva, non sempre la forza fisica degli agenti collima con la scaltrezza e non sono rari i casi in cui neppure la tecnologia è riuscita ad impedire che venissero buttati giù dal letto cittadini completamente estranei al malaffare.

L'eccesso di unità para militari rende complica notevolmente la vita degli sceriffi che, non sapendo come impiegare gli uomini, li mandano spesso a pattugliare le scuole pur di non lasciarli inoperosi.
Nel 1995 veniva effettuata al massimo una missione al mese contro le sette di oggi, molte delle quali completamente superflue. Secondo i ricercatori della Standford University, la gente fatica ad accettare la presenza di tante squadre speciali, soprattutto a causa del comportamento apertamente razzista degli agenti, le cui conseguenze non sempre sono indolori. Tanto è vero già da diversi anni il 22 di ottobre si svolge una marcia in ricordo delle vittime innocenti delle forze dell'ordine. Per il 2006, il Comitato organizzatore ha voluto enfatizzare i legami esistenti tra la violenza di natura domestica e quella esibita dall'esercito americano in Iraq. Hanno inviato la propria adesione movimenti come Global Justice, Rock Against Racism, SOA Watch, Anti-War Committee e moltissimi altri.

La protesta contro la violenza delle forze dell'ordine era tornata a riaccendersi nel luglio del 2005, quando un poliziotto armato fino ai denti aveva fatto fuoco contro una folla di dimostranti uccidendo la piccola Suzie Marie Lopez, 19 mesi, figlia di emigrati messicani. Il fatto avveniva solo un mese dopo l'uccisione di Daniel Rocha, uno studente diciottenne freddato dall'agente-donna Julie Schroeder alla periferia di Houston. Il 15 gennaio scorso, in una scuola media teatro di un raid, è stato ucciso il quindicenne Christopher Penley. Nel 2004 fece grande scalpore l'aggressione a un gruppo di tifosi riuniti nel parco Femway di Boston che stavano festeggiando il trionfo della propria squadra. Una squadra di poliziotti, irritati dagli slogan goliardici sull'onorabilità delle forze dell'ordine, aveva iniziato a sparare proiettili carichi di pepe ed altre sostanze urticanti all'indirizzo del gruppo, colpendo una studentessa di 21 anni. I pepper pellets hanno la forma di un ovulo e si rompono una volta raggiunto il bersaglio, liberando componenti che causano un'incoercibile lacrimazione. Vengono usati soprattutto quando si verifica un tumulto o per disperdere i manifestanti di cortei non autorizzati, ma per Victoria Snelgrove si rivelarono fatali.

Le schegge, penetrate all'interno della calotta cranica, le causarono un'emorragia cerebrale che i medici non riuscirono a bloccare. A sparare fu un agente con ben 21 anni di servizio, al quale il colpo sfuggì "accidentalmente". Sul vetro della macchina aveva affisso un adesivo con su scritto "la droga uccide". Sotto al quale qualcuno aggiunse....ma mai quanto la polizia!!!

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