di Carlo Benedetti

MOSCA.Nelle stesse ore in cui il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice firma l’intesa per lo scudo antimissile in Polonia (l'installazione di dieci missili intercettori), il presidente siriano, Bashar Assad, è a Mosca per una serie di accordi di compravendita di armi che potrebbero rappresentare uno “scudo” simmetrico a quello americano in Europa centrale. Assad, in particolare fa riferimento ai sistemi missilistici "Iskander". Sono quelli progettati dall’industria militare di Mosca e considerati come una risposta al pianificato sistema anti-missile USA. In pratica si tratta di un sistema avanzato terra-aria SA-10 - paragonabile per prestazioni addirittura al “Patriot” e al cosiddetto “sistema portatile SA-18”. Ora, se andrà in porto questa “trattativa” sulla via di Damasco, vorrà dire che si è in presenza di una chiara risposta - come dicono gli analisti russi - ai piani statunitensi nell'Europa dell'est. Mosca sembra poter trovare così nel Medio Oriente ciò che Polonia e Repubblica Ceca sono diventate per Washington: ovvero la base per l’installazione di una batteria di missili russi. Assad, ovviamente, ha precisato che sulla questione non c’è stata ancora una proposta ufficiale da parte della Russia ma che la disponibilità siriana c’è. “In ogni caso tutti i progetti di questo tipo devono venire studiati dai nostri esperti militari. E quando tutto sarà deciso, faremo un annuncio pubblico” dichiara il presidente di Damasco. E qui va ricordato che già qualche anno fa la Siria aveva chiesto di comprare proprio i sistemi “Iskander” dalla Russia mettendo Tel Aviv in stato d’allerta, dal momento che questi missili tattici terra-terra hanno un raggio d'azione che permetterebbe alla Siria di colpire qualsiasi obiettivo in Israele.

Siamo, quindi, ad un nuovo livello dell’escalation. Con la guerra dello scudo spaziale che si allarga al Medio Oriente. Tutto avviene dopo la riunione dei ministri degli esteri della Nato a Bruxelles. E mentre Condoleezza Rice è giunta in Polonia per prendere parte alla firma dell'accordo sullo scudo antimissilistico e sulla cooperazione politica tra le parti. In cambio del via libera di Varsavia all'installazione di dieci missili intercettori sul suo territorio, Washington ha accettato la richiesta per una base permanente di missili antibalistici "Patriot" (che dovrebbe entrare in funzione all’inizio del 2009) e promesso cooperazione in caso di minacce militari.

A Varsavia - è ovvio - i circoli dirigenti manifestano piena soddisfazione per questi nuovi passi. Per il premier Donald Franciszek Tusk (presidente del partito “Piattaforma civica”) l'accordo sullo scudo spaziale "è positivo per la sicurezza nazionale" perché per la prima volta “dopo la svolta democratica del 1989 la Polonia parteciperà a un grande sistema della difesa internazionale”. Tusk ha inoltre ricordato che l'accordo raggiunto il 14 agosto scorso prevede l'impegno di collaborazione reciproca della Polonia e degli Stati Uniti in caso di minacce ai rispettivi territori da parte di Paesi terzi.

L'accordo - si rileva a Varsavia - è stato raggiunto al termine di oltre un anno di intensi negoziati sul progetto dello scudo, ed è stato decisamente osteggiato dal governo di Mosca. Si rafforza così l’ostilità polacca nei confronti della Russia. E il presidente Lech Kaczynski, in tal senso, si affretta a rivolgere un messaggio alla nazione parlando di "un giorno importante" per la storia contemporanea della Polonia. Nessuno può dire alla Polonia cosa deve fare perché - continua Kaczynski - quei tempi sono finiti. E tutti i nostri vicini devono convivere con la consapevolezza che la nostra nazione non accetterà di essere subordinata o farsi intimidire da un'altra". La parola passa a Mosca. Che nel frattempo si trova costretta a mettere nel conto un’eventuale replica - in chiave attuale - di quella crisi dell’ottobre 1962 quando Krusciov tentò di dotare Cuba di missili sovietici.

Ci fu allora un allarme mondiale con Mosca che ritirò i suoi armamenti chiedendo in cambio la salvezza dell’isola di Castro. Ma questa volta non si possono prevedere “scambi” analoghi. Assad non è il Castro dei giorni nostri. E Medvedev ha un conto aperto con Bush e la Rice a proposito della loro lotta continua per arrivare all’Est. E questo per non parlare del loro appoggio al georgiano Saakasvili.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy