di Carlo Benedetti


MOSCA. Per ora Bush e gli strateghi della Nato ingoiano il rospo. Prendono tempo e attendono che il loro grande capo si incontri con Putin in quel di Soci. E’ accaduto, infatti, che al vertice della Nato svoltosi nelle ultime ore a Bucarest nella cornice fantastica e pacchiana del “Palatul Parlamentului” (un palazzo costruito negli anni ’80 da Ceaucescu e che conta più di mille stanze - distribuite su un’area di 330mila metri quadrati) i paesi del blocco militare atlantico hanno detto “no” a Bush lasciando fuori dall’Alleanza Ucraina e Georgia ansiose di entrare a pieno titolo nell’Alleanza. Un “si” invece per Albania e Croazia che si ritroveranno ora al tavolo di Bruxelles con le loro postazioni militar-diplomatiche. E’ però messa “in sonno” la Macedonia che potrà essere ammessa solo quando risolverà quel contenzioso che oppone da anni Skopje ed Atene sulla questione del nome ufficiale. Per la Grecia, infatti, la Macedonia è solo quella che indica le regioni greche del Nord. Mentre quella “parte” che era della Jugoslavia e che oggi si è resa autonoma dovrà cambiare nome (quello proposto è Fyrom) se vorrà mettersi al tavolo degli atlantici.
Bush - pur registrando una sconfitta clamorosa proprio nel cuore dell’Europa e, soprattutto, in quel di Bucarest, che è una capitale considerata come un pilastro fondamentale delle strategia di proiezione americana verso oriente - ha ottenuto egualmente una sorta di vittoria sul piano dell’Afghanistan. Perché ha incassato, un timido “si” degli alleati per un nuovo impegno nella campagna afgana. La Francia manderebbe alcune centinaia di uomini, ma la Turchia ha fatto sapere che non muoverà un dito e che le sue truppe, di conseguenza, resteranno ferme alla quota iniziale. Ben disposti ad aiutare gli Usa invece sarà la Romania, che invierà a Kabul altri 280 militari in aggiunta ai 500 già impegnati; il Belgio farà arrivare 4 aerei F16 e 140 militari e la Polonia 8 elicotteri Mi-8 e Mi-24 e 400 militari.

Ed è con questo bagaglio raccolto in gran fretta nella sede di Bucarest che Bush spicca ora il volo con l’Air Force One verso Soci dove al tavolo con Putin, tornano in evidenza i dossier già affrontati nel palazzo che fu di Ceaucescu. Questa volta però i due saranno costretti a giocare a carte scoperte perché le posizioni degli atlantici sono state già chiarite. E così il summit sulle rive del mar Nero non potrà che essere una ripetizione di quanto registrato nella capitale romena. Stessa agenda di lavori: dall’allargamento della Nato nei Balcani all’impegno in Afghanistan; dal rafforzamento della cooperazione tra gli atlantici e i nuovi arrivati come Albania e Croazia; dalle situazioni conflittuali di Ucraina e Georgia (come includerle nella Map - Membership Action Plan - che è la fase preliminare in vista di una possibile futura adesione) alla politica di sicurezza ostacolata (secondo Mosca) da quello “scudo antimissile” che Bush vuole costruire nella Repubblica Ceca e in Polonia.

Oltre questa mole di questioni ci saranno, sul tavolo dei rapporti Russia-Usa, anche i problemi relativi alla stabilità del Caucaso. Perché quei conflitti congelati di Abchazia e Ossezia, che sembrano solo di pertinenza georgiana, sono in realtà mine vaganti per tutta l’Europa dell’Est. Mosca ne è consapevole e gli Usa se ne devono rendere conto. Ed è in questo con testo che arriva il monito del ministro degli Esteri della Russia Serghei Lavrov, il quale fa notare che se la Georgia dovesse ottenere l’appoggio Nato per risolvere con la forza i conflitti congelati con le sue regioni separatiste questo significherebbe che l'Alleanza Atlantica gioca con il fuoco. La Duma, intanto, ha proposto al governo russo di riconoscere l’indipendenza delle due regioni georgiane. Questioni bollenti, quindi, anche per l’incontro di Soci. Al quale Bush arriva dichiarando che: ''Quando incontrerò Putin, gli dirò che la guerra fredda è finita”. Ma il presidente americano dimentica volutamente che la Nato è la nuova guerra fredda dal momento che all’Est non esiste più alcun blocco militare.

Uno spiraglio di pace costruttiva si potrebbe aprire sulle rive del mar Nero: riguarda quell’idea che circola da tempo alla Casa Bianca e al Cremlino e cioè la realizzazione in comune di un tunnel di collegamento sottomarino tra gli USA e la Russia. Un progetto avveniristico che unirebbe i due paesi nelle zone più impervie del nord.

Infine, per quanto riguarda la posizione che l’Italia ha tenuto a Bucarest, le fonti diplomatiche della diplomazia russa fanno notare che l’atteggiamento prudente e pragmatico di Roma nei confronti delle richieste di adesione alla Nato di Kiev e Tbilisi è stato “apprezzato”, proprio perché caratterizzato da un atteggiamento di realpolitik teso a non destabilizzare il contesto dell’est europeo che è già di per se molto delicato.

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