di Bianca Cerri

Pat Tillman Pat Tillman era il ragazzo più popolare della Leland High School: alto, biondo, occhi chiari, eccellente giocatore di football, tanto da essere ingaggiato dall'Arizona Cardinals per nove milioni di dollari l'anno, ma tutto questo a lui non interessava, la sua vera aspirazione era quella di entrare nell'esercito. Nel 2002, anno il cui era stato premiato come miglior difensore dell'anno, la giovane star del football aveva mollato squadra, tifosi e assegno per andare a Fort Lewis, Washington, e arruolarsi nei Rangers, spina dorsale delle Forze Armate Usa, sempre pronti a trasferirsi in poche ore da una zona di guerra all'altra. Dopo un breve corso di addestramento e qualche esercitazione, la partenza per Bagdad, pochi mesi dopo il trasferimento nel sud dell'Afghanistan.
Il 22 aprile 2004, il battaglione di Tillman era stato attirato in un'imboscata la confine fra Pakistan ed Afghanistan. Nello scontro a fuoco che ne era seguito, i guerriglieri avevano ucciso Tillman ed altri 3 militari. Nello scontro, anche la jeep Humvee sulla quale viaggiavano i soldati, dotata di vetri antiproiettile, era andata completamente distrutta. Il 30 aprile l'esercito Usa assegnò una medaglia alla memoria dell'atleta-soldato "la cui voce autorevole aveva impartito ordini secchi e precisi fino al momento in cui era stato colpito a morte". Per l'amministrazione Bush, un eroe. Pat Tillman aveva maturato una specie di fissazione letteraria per la guerra ascoltando i racconti del nonno che aveva combattuto a Pearl Harbour e sentito parlare dei giocatori di football caduti in Vietnam e celebrati come eroi in patria, ma sapeva quanto alto potesse essere il prezzo della guerra. Un mese e mezzo dopo la sua scomparsa, l'inchiesta accertò che ad ucciderlo non erano stati i guerriglieri, ma il cosiddetto "fuoco amico". Ma nel novembre del 2005 qualcuno iniziò a sospettare che Pat Tillman non fosse morto in un'azione di guerra ma assassinato dai propri compagni. Oggi, cinque marzo 2006, è stata aperta una nuova inchiesta per tentare di stabilire chi sia l'assassino di Pat Tillman e quali le vere cause della sua morte. Il San Francisco Chronicle ha esaminato i rapporti redatti dagli ufficiali scoprendo che le cose che non quadrano sono troppe. Tillman è stato colpito da tre proiettili alla fronte mentre stava chiedendo aiuto dalla radio e non dando ordini come afferma il Pentagono. Inoltre, i colpi sono stati sparati da distanza ravvicinata e con precisione millimetrica, non sparati a caso come avviene negli incidenti causati dal fuoco amico.

Ma per quale motivo sarebbe stato ucciso un uomo che aveva dimostrato di amare il suo paese al punto di rinunciare ad una carriera superlativa e ingaggi da favola per andare a combattere sulle montagne brulle dell'Afghanistan?. Una risposta si avrà forse dopo la conclusione dell'inchiesta aperta oggi, ma un'ipotesi è già possibile: Pat Tillman aveva della guerra un'idea virtuale, la immaginava come un infinito video gioco dove le persone muoiono solo per resuscitare con l'inserimento della prossima moneta. Arrivato a Baghdad, vide i cadaveri nella strada, la distruzione, la fame e disse al collega che aveva vicino, che lo ha riferito al Chronicle: "Questa cazzo di guerra è illegale...". In Afghanistan prese poi la decisione di tornare a casa per testimoniare contro la guerra, incontrare Noam Chomsky e dichiarare pubblicamente la sua opposizione al governo Bush che avrebbe sicuramente fatto scalpore e portato forze fresche al movimento pacifista, se solo ce ne fosse stato il tempo. Fuoco amico…

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