di Elena Ferrara

Tornano in attività i “blocchi” 3 e 4 della centrale nucleare bulgara di Kosloduy. Ed è subito polemica: gli antinuclearisti scendono in piazza e ricordano quella pagina nera del 6 settembre 2000 quando si registrò una fuoriuscita di materiale radioattivo nella centrale situata sulla riva del Danubio. Da allora la situazione non è cambiata, pur se il governo di Sofia ha fatto sempre riferimento ad un programma di smantellamento dei reattori pericolosi. Tutto questo tenendo conto che quattro dei sei reattori di Kosloduy erano del tipo più vecchio e, secondo il rapporto dell’organizzazione Wenra (Western european nuclear regulators association), non sicuri. E la stessa Wenra (di cui fanno parte Belgio, Francia, Finlandia, Germania, Spagna, Olanda ed Italia) ha più volte messo in evidenza le grandi carenze tecniche che si registrano nell’Est europeo quanto a sicurezza degli impianti nucleari. Per la Bulgaria, ad esempio, si è più volte rilevato che il sistema di regolamentazione della sicurezza nucleare non è in linea con la prassi in vigore nell' Europa occidentale, in quanto non garantisce una sufficiente indipendenza all'autorità di controllo. Problemi anche per la Lituania dove - nella centrale di Ignalina - si dovrebbe elevare il livello di sicurezza. Ora, a quanto risulta, c’è una svolta nella politica energetica est-europea, nel senso di un rafforzamento dell’intero piano. Si rilancia, infatti, la centrale di Kosloduy e nello stesso tempo - con l’aiuto della Russia - parte il progetto per la ricostruzione della centrale bulgara di Belene. Un “sito” già considerato come uno dei più pericolosi d'Europa, poiché situato in una zona ad elevato rischio sismico e dove già nel 1977 un forte terremoto sconvolse l’intera zona.

Quanto a Kosloduy il piano di rinnovamento e di rilancio - lo rende noto il premier Serghiei Stanishav - è già nella fase definitiva. E per Belene c’è, in merito, un intervento decisivo del presidente russo Putin che nei giorni scorsi, in visita a Sofia, ha firmato un accordo per la ricostruzione della centrale che avrà così due reattori da 1000 megawatt e verrà a costare quasi quattro miliardi di euro.

Il programma di intervento prevede, tra l’altro, una fornitura russa di reattori e di combustibile. Tutto l’affare entra nel bilancio delle due compagnie che monopolizzano il settore delle costruzioni relative all’industria dell’atomo: la russa “Atomstroiexport” e la bulgara “National Electricity Company”.
Con questa nuova azione di carattere strategico-economico la Russia rientra così nel gioco politico dell’intera area. Perchè oltre alla questione nucleare Mosca raggiunge un altro accordo di grande rilievo strategico.

Si tratta del piano che prevede la collaborazione trilaterale - Russia, Bulgaria e Grecia - per la costruzione dell'oleodotto Burgas-Alexandroupolis, attraverso il quale passerà il petrolio estratto nella zona del mar Caspio che, dal porto russo di Novorossijsk sul mar Nero, arriverà al porto bulgaro di Burgas, sempre sul mar Nero, per poi proseguire fino al porto greco di Alexandroupolis sull'Egeo.

Le azioni russe - relative ad una penetrazione sempre più incisiva nell’area - riguardano poi l’accordo con Sofia per la costruzione del tratto, sul territorio bulgaro, del gasdotto russo-italiano “South Stream”, un progetto avviato dal complesso russo del “Gazprom” in collaborazione con l’Eni.

Ed è sull’Eni che si concentra, in questo momento, l’attenzione del mondo economico dell’Est. Risulta, infatti, che l’ente italiano si sta impegnando sempre più in una sorta di “shopping” che riguarda le aree un tempo considerate di dominio sovietico ed inglobate in quel sistema di cooperazione economica che si chiamava Comecon. E così l’Enel opera per acquisire in Slovacchia la “Slovenske Electrarne” progettando il completamento di due unità nucleari nella centrale di Mochovce (1,88 miliardi di euro per un totale di 880 MW). I piani sono ciclopici.

E mentre dall’Italia si parte all’attacco del potenziale energetico dell’Est, Putin mobilita le sue forze approfittando anche della campagna elettorale che vede gli uomini del suo apparato impegnati con progetti di sviluppo economico a tutto campo. Perchè per la Russia il settore energetico è la chiave della politica estera attuale.




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