di Michele Paris

In coincidenza con le lacrime versate della senatrice di New York, Hillary Rodham Clinton, durante l’ormai famoso comizio della scorsa settimana alla vigilia delle primarie del New Hampshire che, a detta degli osservatori americani, hanno ribaltato l’esito della consultazione tra i Democratici nello Stato del New England, è giunta per la stessa candidata alla presidenza e il suo entourage la sgradita notizia della condanna inflitta da una Corte della California ad uno dei più attivi finanziatori del partito negli ultimi anni. Tale Norman Hsu, 56enne nativo di Hong Kong con un passato da dirigente in un industria di abbigliamento, dovrà infatti scontare una pena di 3 anni in un carcere della Contea di San Mateo, nei pressi di San Francisco, dopo aver truffato varie decine di ignari investitori d’oltreoceano con un complesso sistema noto come “Schema di Ponzi”, dal nome di un truffatore italo-americano vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo. La sentenza emessa dalla Corte presieduta dal giudice Stephen Hall rende giustizia di un raggiro messo in atto da Hsu nel 1992, quando fu in grado di raccogliere circa un milione di dollari simulando una fantomatica opportunità di business legata alla vendita di guanti in lattice. Finito sotto inchiesta dopo che tramite una sorta di schema piramidale, volto ad assicurare rapidi e ingenti guadagni e nel quale finirono una ventina di persone, lo spregiudicato uomo d’affari decise di patteggiare evitando il processo ma si rese irreperibile prima della sentenza fuggendo presumibilmente in un imprecisato paese asiatico. Riapparso durante la scorsa estate in seguito al suo riconoscimento da parte di un giornalista del quotidiano californiano Los Angeles Times per aver preso parte a molti eventi destinati alla raccolta di fondi a favore del partito Democratico, Norman Hsu decise di costituirsi presso la Contea di San Mateo, alla cui Corte versò una cauzione di 2 milioni di dollari per evitare il carcere.

Pochi giorni dopo, il 5 settembre, invece di presentarsi all’udienza fissata dalla Corte di Redwood City per discutere il suo caso, Hsu inscenò una seconda clamorosa fuga salendo su un treno della Amtrak a Emeryville, California, diretto a ovest. Giunto in Colorado, fu colpito da un malore improvviso, ma secondo alcuni fu un tentativo di suicidio, finendo in una camera d’ospedale nella città di Grand Junction dove il 6 settembre ricevette la visita di alcuni agenti dell’F.B.I. che lo arrestarono nuovamente grazie ad una soffiata anonima. Di ritorno nel carcere di Redwood City, a Hsu venne negata la possibilità di uscire su cauzione e tre mesi dopo è arrivata la sentenza che ha pienamente soddisfatto le vittime del raggiro, rimborsate delle perdite subite quindici anni fa con una parte del denaro della cauzione trattenuto dalle autorità californiane, ed ha diffuso l’imbarazzo tra molti esponenti di spicco del partito Democratico in piena campagna per le presidenziali del prossimo novembre.

Su questo fronte tuttavia, il disagio creato in particolare a Hillary Clinton, ma non solo, rischia di essere solo all’inizio. Hsu infatti, come ha reso noto un portavoce del Dipartimento della Giustizia, Gareth Lacy, verrà spedito a breve a New York dove dovrà affrontare un’ulteriore procedimento legato ad un caso simile al primo, nel quale l’importo complessivo della truffa si aggira però intorno ai 60 milioni di dollari, denaro che potrebbe essere stato dirottato in molti casi, su pressioni fatte dallo stesso Hsu, a numerosi candidati Democratici in corsa per le elezioni locali e nazionali. Il Dipartimento di Giustizia americano ha a sua volta aperto un’inchiesta in base al sospetto che l’indagato possa aver estorto somme destinate al finanziamento di politici per aggirare i limiti legali imposti ai versamenti di ogni singolo cittadino.

È il 2003 l’anno in cui Norman Hsu comincia a mettersi in luce nell’ambiente politico vicino al partito Democratico staccando pesanti assegni a sette cifre di tasca propria e prodigandosi assiduamente nella raccolta di fondi in tutto il paese. Numerose sarebbero state in seguito le segnalazioni della sua presenza a fianco di importanti uomini politici e candidati Democratici di ogni livello, tutti ignari, fino a prova contraria, del suo scomodo passato. Tra questi, l’imbarazzo maggiore in questi giorni deve averlo nutrito proprio la ex first lady in corsa nelle primarie, la quale annoverava Mr. Hsu tra i più generosi donatori della sua campagna tanto da includerlo nella relativamente ristretta lista di “Hillraiser”, gioco di parole da lei coniato per definire quei sostenitori in grado di raccogliere almeno 100.000 $ in suo favore e tra cui spicca anche il nome di Steven Spielberg. Come la signora Clinton, che ha destinato in fretta e furia in beneficenza un contributo di 850.000 $ elargitole da Hsu, molti autorevoli rappresentanti del partito che mira a rimpiazzare l’infelice presidenza Bush con un proprio candidato entro fine anno, si sono ugualmente affrettati a sbarazzarsi di somme comunque di gran lunga meno consistenti. Tra gli altri, figurano il Governatore dello Stato di New York Eliot Spitzer, beneficiario di 62.000 $, il Procuratore Generale di New York Andrew M. Cuomo, 50.000 $, ma anche il comico Al Franken, candidato ad una poltrona in Senato per il Minnesota e il principale rivale di Hillary alla Casa Bianca, Barak Obama.

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