A settembre dello scorso anno, la standing ovation del parlamento canadese all’ex membro delle SS naziste Yaroslav Hunka aveva scatenato un’accesissima polemica tra la classe politica del paese nordamericano. Il governo Trudeau e la sua maggioranza erano corsi ai ripari per cercare di limitare i danni dello scandalo, professando ignoranza circa il passato del 98enne criminale di guerra di origine ucraina e facendo in sostanza del presidente della Camera, Anthony Rota, il solo capro espiatorio della vicenda. Qualche giorno fa è però emerso che lo stesso primo ministro liberale aveva invitato personalmente Hunka a un ricevimento di stato per celebrare la visita in Canada del presidente ucraino Zelensky.

 

La versione della presenza più o meno fortuita in parlamento di un individuo che aveva fatto parte di una divisone delle SS, da tempo emigrato in Canada, era apparsa da subito assurda. L’evento era stato attentamente coreografato per illustrare il sostegno di tutto l’apparato di potere canadese al regime ucraino in guerra, così da rendere improbabile una “svista” di questo genere. Trudeau era riuscito però a uscire indenne dalla vicenda proprio grazie al consenso di tutto il panorama politico del suo paese attorno alla strategia basata sull’utilizzo di forze eredi del nazismo hitleriano per promuovere i propri obiettivi strategici nei confronti della “minaccia” russa.

Alla fine, la verità è iniziata a venire a galla. Il quotidiano canadese Globe and Mail ha rivelato questa settimana l’esistenza di un invito recapitato per e-mail al “Caro Yaroslav Hunka” e firmato dal primo ministro in persona. L’anziano ex nazista era atteso da un “evento speciale” in programma alle 20.30 del 22 settembre 2023 a Toronto. Da un certo punto di vista, l’invito rivolto a Hunka risultava perfettamente logico. La serata in questione era stata organizzata in collaborazione con il Congresso Ucraino Canadese (UCC), un’organizzazione di estrema destra molto influente che immediatamente dopo la fine sella Seconda Guerra Mondiale si era adoperata per fare entrare in Canada i collaborazionisti ucraini del nazismo.

All’evento speciale di Toronto avrebbe preso parte anche la vice-premier ed ex ministro degli Esteri canadese, Chrystia Freeland, il cui nonno materno, Mykhailo Chomiak, era anch’egli un collaborazionista ucraino di spicco, direttore durante la guerra di una testata filonazista in lingua ucraina e acceso sostenitore della “Divisione Galizia”, l’unità delle SS in cui militava Yaroslav Hunka.

Il clamore suscitato dagli onori riservati dal parlamento canadese a quest’ultimo aveva costretto l’ufficio del primo ministro e rescindere l’invito. Trudeau si sarebbe poi scusato pubblicamente per quello che era stato definito un “errore” e, come già anticipato, toccò allo “speaker” Anthony Rota assumersi la responsabilità dell’accaduto e rassegnare le dimissioni per evitare ulteriore imbarazzo al governo.

Anche dopo l’articolo del Globe and Mail di questa settimana, il primo ministro e il suo staff hanno confermato che il passato di Hunka non era noto a Trudeau al momento dell’invito. Una sua portavoce ha spiegato che l’identità dell’ex SS ucraino si era confusa tra il migliaio di invitati all’evento, la gran parte dei quali dietro raccomandazione del UCC. Questa ricostruzione ha evidentemente poco o nessun senso, ma se anche corrispondesse alla verità, rimarrebbe quanto meno l’interrogativo sulle ragioni dell’influenza di un’organizzazione legata agli ambienti neo-nazisti ucraini sul capo del governo canadese, al punto da decidere i partecipanti a un evento esclusivo presieduto da quest’ultimo.

La risposta ha in larga misura a che fare con le scelte di politica estera del Canada, così come degli altri paesi NATO, a partire dal colpo di stato neo-nazista portato a termine nel 2014 a Kiev. Il tentativo di indebolire la Russia, intensificatosi dopo l’esplosione della guerra quasi due anni fa, ha in sostanza riportato alla luce i legami dell’Occidente con gli ambienti banderisti del collaborazionismo ucraino, eredi dei fiancheggiatori del nazismo che la Germania hitleriana aveva utilizzato nella guerra contro l’Unione Sovietica.

È probabile che la decisione del governo canadese dello scorso settembre, in occasione della visita di Zelensky, avesse come obiettivo di sondare il terreno per la promozione e la trasformazione in eroi di queste forze neo-naziste, da tempo parte integrante delle strutture militari e dello stato in Ucraina e, come tali, decisive nella conduzione dell’offensiva anti-russa. Il tentativo si è però trasformato in un boomerang, costando molto caro in termini politici al premier Trudeau, soprattutto dopo la recente rivelazione del Globe and Mail.

I conservatori all’opposizione nel parlamento di Ottawa hanno infatti subito chiesto le dimissioni del primo ministro. In un intervento in aula, il leader del Partito Conservatore, Pierre Poilievre ha invitato Trudeau ad applicare lo stesso metro di giudizio riservato ad Anthony Rota e, quindi, a farsi da parte. Il premier ha invece risposto alle accuse spostando la discussione sul sostegno al regime di Zelensky. Trudeau ha accusato i conservatori di strumentalizzare la vicenda e, in questo modo, di volere abbandonare l’Ucraina al proprio destino.

Polemica politica a parte, il sostegno all’Ucraina e alle forze neo-naziste è una questione bipartisan in Canada come nel resto dell’Occidente, come testimoniato appunto dalla standing ovation riservata all’ex SS e criminale di guerra Yaroslav Hunka da tutti gli schieramenti politici rappresentati nel parlamento canadese.

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