di Alessandro Iacuelli

Si può parlare quanto si vuole, in questi giorni, di tagli sulle spese, di recupero del PIL, di azioni che il governo deve intraprendere. Per certi versi però sorprende che a livello istituzionale ci sia un'attenzione per certi versi scarsa, o quanto meno al di sotto di quanto dovrebbe essere, nei confronti del bene più prezioso, quello in grado di muovere merci, economie, titoli in borsa, fabbriche, ed anche eserciti: l'energia.
Quello del piano energetico nazionale era ed è uno dei banchi di prova fondamentali al quale si attende il governo in carica, soprattutto dopo la crisi artificiale di questo inverno che ha riguardato il gas, crisi che ha permesso alla russa Gazprom di diventare il terzo gruppo industriale del mondo, scavalcando addirittura Microsoft e che ha reso l'Italia terra di conquista per le speculazioni energetiche mondiali, proprio perché il nostro Paese gioca la partita a scacchi dell'energia senza un piano strategico. Fuori dallo stivale invece i piani strategici si fanno e si passa in estate alle azioni tattiche, per arrivare al prossimo inverno ben posizionati su uno di quei mercati, che non dovrebbe essere così liberalizzato. Con una bassa attenzione da parte dei mass media, come se i cittadini non dovessero comprendere a chi pagheranno in futuro le proprie bollette.
Questo è il quadro in cui si sta giocando la campagna di conquista dell'Italia.

Nel gennaio del 2006 l'Eni ha offerto all'asta una capacità di trasporto supplementare di 3.2 miliardi di metri cubi di gas all'anno, a partire dall'ottobre del 2008, tramite il TAG, il gasdotto del Tarvisio, attraverso il quale il metano russo arriva in Italia. Tutti i 149 partecipanti alla gara, 61 aziende municipalizzate, 31 grandi consumatori industriali, 19 colossi stranieri del gas, 28 società di intermediazione e 10 società finanziarie, si sono visti assegnare un lotto da 22 milioni di metri cubi all'anno ciascuno, una quantità molto ridotta. Nessuno ha fatto la parte del leone.
Gazprom ha immediatamente contestato il risultato della gara. Il vicepresidente del colosso russo, Alexander Medvedev, ha dichiarato a RaiNews24 che "è ridicolo che ci siano quasi centocinquanta piccoli operatori che hanno acquisito il diritto di portare il gas in Italia senza disporre ancora di un contratto di fornitura con la stessa Gazprom."
Nell'intenzione dei russi c'è ovviamente una "corsa al rastrellamento" per acquistare i piccoli lotti e divenire principali utenti di gas attraverso il Tarvisio. Obiettivo che credevano certo, dopo le manovre energetiche di gennaio e febbraio.
Ancora lo stesso Medvedev, visti i risultati positivi di "colonizzazione" dell'Italia dello scorso inverno, ottenuti grazie all'allora governo italiano sempre pronto a far favori "all'amico Putin", sfida l'Eni cercando di diventare direttamente interlocutore degli utenti italiani finali, cioè nelle case; dice infatti, sempre a RaiNews24: "Credo che gli Italiani possano avere molta fiducia. Con Gazprom il metano sarà consegnato con puntualità e a un prezzo competitivo".
Mentre ogni Paese dell'Unione Europea pianifica la gestione del proprio gas, qui in Italia ci dovremmo preparare a vedere il Paese sommerso da bollette forse scritte in russo.
Il 20 giugno l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni ha incontrato a Mosca il suo omologo della Gazprom, Alexei Miller. Secondo lo stesso Scaroni, l'incontro "è solo una tappa di un percorso complicato".
Nella stessa giornata di martedì, c'è stato anche l'incontro tra Romano Prodi e Vladimir Putin. Impossibile che non si sia parlato del delicato tema dell'energia e dei rapporti Eni-Gazprom. Ai giornalisti che gli chiedevano circa questo argomento, il Presidente del Consiglio ha risposto: "Credo proprio di sì, abbiamo creato un clima di maggiore cooperazione non solo con Eni ma molto anche con Enel e altri".
Prodi ha comunque precisato che "io rappresento l'Italia, non rappresento soltanto Eni. Eni è una società ma ci sono anche una serie di progetti dell'Enel. Abbiamo fatto riferimento, in una cena con Putin dopo la conferenza stampa, alla partecipazione di Enel nel sistema produttivo dell'elettricità russa, del petrolio del gas e della distribuzione. Putin ha manifestato il desiderio russo di poter arrivare al mercato italiano anche direttamente". Già precedentemente, infatti, Putin aveva detto: "Il
rapporto con l'Italia è una priorità".
C'è un solo argomento che manca, del quale non si vede traccia: la convocazione della tanto attesa Conferenza Nazionale sull'Energia, con la quale gettare le basi per una pianificazione nazionale dell'approvvigionamento energetico in Italia. Conferenza che il precedente governo, attraverso l'allora ministro Scajola, ha accuratamente evitato e rinviato ad un generico "dopo le elezioni politiche".

Anche sul fronte della concorrenza a Gazprom le acque si muovono.
Camfin e Gaz de France hanno annunciato la nascita della joint venture Energie Investimenti, che per dimensione e per capitale è il quarto operatore italiano nel settore della distribuzione e vendita di gas naturale, che intende crescere anche attraverso acquisizioni.
Energie Investimenti avrà partecipazioni per un miliardo di euro, sarà detenuto al 60% da Camfin e al 40% dal gruppo francese.
A tale proposito, l'Amministratore delegato di Gaz de France, Jean-Francois Cirelli, ha dichiarato che "oggi siamo il numero quattro in Italia con una quota di mercato del 4%, l'obiettivo di lungo termine è crescere al 10%".
Riserbo assoluto sulle possibili future acquisizione. Il presidente di Camfin chi sarà mai? E' Marco Tronchetti Provera. Come sembra piccolo il mondo…
In futuro sarà possibile l'ingresso di nuovi soci, ma il controllo della società sarà sempre ripartito tra Camfin e Gaz de France.

Così, mentre da oriente la Russia aggredisce il mercato italiano, da occidente ci pensano i francesi a cercare di fare altrettanto. Al centro resta il territorio della penisola. Da conquistare.
Impossibile prevedere come sarà il prossimo inverno, chi giocherà con il freddo per far salire il proprio prezzo del gas; certo è che, soprattutto grazie al quinquennio Berlusconi, la Gazprom di Putin parte avvantaggiata. Chissà, forse non è un caso se la corsa al controllo del gas naturale, a livello mondiale, la stia vincendo, al punto di giungere alla soglia di una posizione monopolistica globale, l'unica azienda del settore che non è, e non sarà mai, privatizzata. Destinata a rimanere a capitale interamente pubblico.

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