Il 25 maggio 2006, a suo modo, è una data storica. E' stata la dimostrazione
del fatto che anche gli dei della finanza, nonostante si ritengano onnipotenti
ed invincibili, possono cadere per terra come tutti gli esseri umani.
A distanza di quattro anni dallo scoppio dell'affare Enron, la madre
di tutti i processi sugli scandali finanziari ha infatti decretato il suo verdetto
finale: Kenneth Lay, ex presidente e fondatore di Enron, è stato
giudicato colpevole di tutti e sei i capi di imputazione che gli venivano contestati,
dalla frode all'associazione a delinquere e rischia ora una condanna fino a
40 anni di carcere. Non è andata meglio per Jeffrey Skilling, l'ex braccio
destro di Lay ed amministratore delegato di Enron fino all'agosto 2001:
è stato ritenuto colpevole di ben 19 dei 28 capi di imputazione per cui
era sotto processo, per frode, insider trading e falsa testimonianza.
Potrebbe essere perciò condannato fino a 185 anni di prigione, anche
se molto probabilmente otterrà una pena minore. La sentenza è prevista per l'11 settembre 2006, a cinque anni esatti
dall'attacco terroristico al World Trade Center che ha cambiato per sempre
il mondo. Una data fin troppo simbolica per chi vede nella rovinosa caduta dell'Enron
una calamità finanziaria da cui gli Stati Uniti ancora devono riprendersi
del tutto.
La storia della Enron inizia nel lontano 1985, quando la Houston Natural Gas viene acquisita dalla InterNorth, creando così la maggiore compagnia americana nel settore del gas naturale. Presidente della nuova creatura diviene l'uomo che più di tutti aveva lottato per questa fusione, ovvero Kenneth Lay. Nato nel 1942 da una famiglia povera di predicatori battisti, Lay si era distinto ben presto per le sue capacità, che lo avevano portato ad ottenere il Ph.D. in economia politica a soli 28 anni, lavorando di giorno e studiando di notte. A breve distanza di tempo si trasferiva a Washington come assistente del suo ex professore universitario Walker, da poco nominato presidente della Commissione Federale per l'Energia. In questa posizione Lay si distinse per la sua strenua presa di posizione a favore della deregulation nel mercato dell'energia. E proprio grazie alla deregulation, Lay avrebbe infatti ottenuto quel successo che ben presto lo rese uno degli uomini più potenti del mondo una volta diventato il padrone della Enron.
I primi problemi legali della nuova società iniziarono però già nel 1987, ovvero due anni dopo l'assunzione della presidenza della Enron da parte di Lay. Mentre quest'ultimo era impegnato in una serie di difficili riunioni per l'affare "Banca del Gas" che in seguito sarebbe stato coronato di successo, la Enron ricevette una ingiunzione bancaria perchè la società aveva sforato i fidi sui propri conti correnti per la spaventosa cifra di 142 miliardi di dollari. Alcune speculazioni sul mercato petrolifero non erano infatti andate per il verso giusto ed avevano aperto enormi buchi nei conti dell'azienda. Il cosiddetto scandalo Valhalla che ne seguì, vide la Enron citare in giudizio i due trader newyorkesi che avevano effettuato le speculazioni per conto della società, Luois Borget e Thomas Mastroeni. Questi ultimi furono alla fine condannati da una corte d'appello federale, ma documenti apparsi negli anni seguenti avrebbero dimostrato che in realtà Lay era perfettamente a conoscenza di ciò che stava accadendo ed aveva avallato queste pericolose speculazioni con il suo lasseiz faire. La Enron uscì comunque da questa oscura vicenda senza subire grossi danni. Il vero problema per Kenneth Lay era però a questo punto la mancanza di una forte personalità da mettere alla guida della politica finanziaria della società: è questo uno dei motivi principali per cui Lay decise di affidarsi alla fine ad uno dei principali consulenti della società, Jeffrey Skilling, allora dipendente della McKinsey, e lo convinse ad accettare il posto di direttore finanziario della Enron coprendolo letteralmente d'oro.
Con il senno di poi è possibile dire che si trattò di un momento
fondamentale nella storia della società. Da questo momento infatti la
Enron non sarebbe più stata la stessa e si sarebbe modificata
radicalmente con la creazione di quella struttura che avrebbe permesso alla
società di divenire in breve una delle star del mercato finanziario americano,
ma allo stesso tempo avrebbe anche messo le basi per il suo crollo. Skilling
aveva posto come condizione per accettare il proprio incarico, il rispetto dei
seguenti tre criteri:
1. Light asset company - la Enron doveva avere un patrimonio "leggero"
e non essere appesantita da debiti bancari, anche se questo significava dover
ricorrere ad "entità" esterne alla società come si vedrà
meglio in seguito
2. Mark-to-market - la contabilità della Enron doveva essere
gestita secondo il principio del mark-to-market che permetteva, in sostanza,
di computare anticipatamente in bilancio il valore futuro presunto degli
affari che erano stati conclusi, ma ancora non avevano ancora generato valore
reale, cosa che aveva ovvie ricadute sui risultati della società
3. Capitale intellettuale - i reclutatori della Enron dovevano girare
per le migliori Università americane in cerca dei più brillanti
neo laureati, al fine di creare team d'avanguardia che sarebbero serviti per
analizzare l'immensa quantità di conoscenze che venivano immesse man
mano nella banca dati della società
Tra coloro che erano stati assunti ad inizio Anni Novanta vi era anche una persona
che ben presto avrebbe scalato tutti i piani alti della società di Houston
fino a diventare di fatto il braccio destro di Skilling, Andrew Fastow. E' stato
infatti grazie al certosino impegno di Fastow che Skilling è riuscito
a trasformare in pratica i suoi propositi prima descritti. Attraverso un meccanismo
innovativo da lui suggerito, i finanziamenti per i vari investimenti dell'azienda
iniziarono infatti ad essere realizzati, come già accennato, mediante
una serie di "entità" esterne alla Enron, decisione
che avrebbe avuto una importanza fondamentale per il futuro dell'azienda. Tali
"entità", definite SpV (Special Purpose Vehicles) venivano
di fatto utilizzate da Fastow e Skilling per permettere alla Enron di
organizzare i propri scambi al riparo da occhi indiscreti, come quelli del grande
pubblico degli investitori.
Il fulcro di questa strategia risiedeva in un solo concetto: "perimetro di consolidamento". Infatti la società di Houston poteva svolgere tutti i propri affari attraverso queste SpV senza doverle consolidare in bilancio a patto che riuscisse a trovare, per ognuna di queste, un socio disposto ad entrare con almeno il 3% del capitale sociale. Questa era la condizione necessaria affinché tali entità risultassero infatti fuori dal parametro di consolidamento della Enron e quindi non dover essere iscritte a bilancio. In questo modo veniva creata una vera e propria finanza parallela, gestita dal duo Skilling-Fastow, che permetteva ogni anno alla Enron di presentarsi al pubblico con bilanci puliti ed utili a livelli record, quando in realtà le cose andavano in modo ben diverso. Oltretutto non è da dimenticare che attraverso le SpV era possibile anche eludere il fisco, visto che molte di queste "entità" avevano sede nelle isole Cayman o in altri paradisi fiscali. Ma torneremo a breve sulla questione delle SpV per gli effetti che la scoperta di questa rete di società fittizie avrebbe avuto al momento del crack.
Con l'assunzione di Skilling e Fastow iniziava dunque l'epoca d'oro della Enron. In pochi anni il fatturato annuale sarebbe passato da 4 a 108 miliardi dollari e l'utile netto avrebbe raggiunto nel 1999 la cifra di 1,27 miliardi di dollari. Il mercato aveva reagito di conseguenza e le azioni della Enron erano salite dal valore di 11 dollari dell'agosto 1990 ai 40 dollari del 1999, quando la Enron aveva dato il via all'operazione EnronOnline, per poi arrivare al massimo storico di 90,56 dollari nell'agosto del 2000, a tutto vantaggio dei manager della società il cui guadagno era legato a doppio filo all'aumento delle quotazioni dell'azione Enron in Borsa, attraverso il meccanismo delle stock options. Da ormai 6 anni la rivista Forbes aveva premiato l'Enron come impresa più innovativa d'America e nulla sembrava poter fermare l'ascesa verso l'olimpo della società di Houston, che correva ormai come un fulmine sul treno della New Economy.
La Enron era diventata talmente potente che si era anche permessa il lusso di essere il principale finanziatore della campagna elettorale presidenziale dell'allora governatore del Texas, George W. Bush, con un totale di circa 1,8 milioni di dollari. A seguito della elezione di Bush alla Casa Bianca, Lay, chiamato amichevolmente "Kenny Boy" dall'entourage del nuovo presidente americano, ne divenne ospite fisso. In questo periodo Lay fece anche parte della task force sull'energia guidata dal vicepresidente Cheney, ovvero di quell'organo che di fatto stabiliva i dettami della politica dell'Amministrazione americana in questo settore. L'onnipotenza della Enron era arrivata a tal punto che addirittura aveva contribuito in maniera decisiva all'elezione di Schwartznegger come governatore della California. A seguito, infatti, di una grossa crisi energetica e finanziaria, i repubblicani riuscirono a far cacciare l'allora governatore democratico, Gray Davis, facendo approvare in un referendum popolare una mozione di impeachment nei suoi confronti. Alle elezioni che ne seguirono, Schwartznegger vinse quindi con un deciso margine contro il suo rivale democratico.
Qualche anno dopo si sarebbe scoperto che in realtà la crisi energetica era stata causata in gran parte dalle manovre speculative della Enron in un mercato completamente deregolarizzato. La società di Houston aveva di fatto messo il sistema in corto circuito, letteralmente parlando. Per esempio, nelle vergognose aste per l'elettricità bandite dallo Stato, la Enron offrì, in un'occasione, di fornire 500 megawatt di elettricità su una linea da 15 megawatt. Come versare un gallone di benzina in un ditale: le linee sarebbero bruciate se solo ci avessero provato. Di fronte al black-out minacciato dalla distruttiva offerta della Enron, lo Stato fu disponibile a pagare qualsiasi cosa pur di mantenere le luci accese, indebitandosi pesantemente, ma non riuscendo in ogni caso a evitare quella crisi energetica che avrebbe colpito pesantemente l'economia della California e distrutto la carriera politica del governatore Davis.
Prima o poi però il castello di carte che era stato per anni alla base dell'ascesa della Enron sarebbe dovuto crollare su se stesso. Nell'agosto 2001 improvvisamente Skilling, da poco diventato Amministratore Delegato, decise di dimettersi improvvisamente da tutte le cariche della società. Uno dei motivi che erano dietro questa decisione era di sicuro il crollo del muro di omertà che negli anni precedenti aveva circondato tutto ciò che riguardava la Enron. Una giornalista finanziaria di Forbes, Bethany McLean, aveva infatti scritto pochi mesi prima un articolo che metteva in dubbio la solidità dei conti della Enron. Nonostante le smentite della società, il colpo era stato forte ed in autunno l'arrivo della crisi che fece seguito agli attentati dell'11 settembre, non fece altro che peggiorare gravemente la situazione, causando il crollo delle azioni Enron in borsa da 60 a poco meno di 30 dollari. Sotto pressione dall'esterno e dall'interno, Lay fu costretto a questo punto ad accettare un controllo approfondito dei bilanci. La terza trimestrale del 2001, datata 16 ottobre, mostrò per la prima volta un calo degli utili di 1,01 miliardi di dollari e quindi una perdita di 618 milioni di dollari, poche settimane dopo che lo stesso Lay dinanzi ai suoi dipendenti aveva promesso un 2001 da favola. Era questo l'inizio della fine.
Nel giro di pochissime settimane la SEC, l'organismo di controllo della Borsa, risvegliatosi dal torpore, iniziò ad indagare sulla Enron. Fastow fu costretto alle dimissioni da Lay, il titolo perse in Borsa il 40% del suo valore bruciando una capitalizzazione di migliaia di miliardi di dollari e decine di famiglie di risparmiatori e dipendenti della Enron furono ridotte ben presto sul lastrico. Infine, dopo estremi tentativi di salvataggio, il 4 dicembre la Enron dovette arrendersi e chiedere l'applicazione dell'articolo 11 per le società in stato di bancarotta, ovvero l'amministrazione controllata. Era l'ammissione del fallimento di quella che era stata una delle società più capitalizzate d'America. In quel momento ormai il titolo era già crollato alla misera soglia di 0,27 centesimi di dollaro. Il 12 dicembre sarebbero iniziate al Congresso le audizioni per quello che subito fu definito come il "caso più grave di bancarotta" mai avvenuto nella storia degli Stati Uniti d'America.
L'America era sotto shock. Migliaia di piccoli risparmiatori, ma anche grosse banche d'affari e persino i dipendenti stessi della Enron che avevano investito nei fondi della società, erano rimasti con in mano null'altro che un pugno di mosche. Le cause civili e penali fioccavano nei tribunali americani, mentre tutti, anche sulla stampa, cercavano di capire quale era stato il motivo di questo crollo pressoché istantaneo di una delle più grandi società americane. Dalle analisi degli esperti risultava che i motivi per cui era successo tutto questo erano sostanzialmente due. Il primo era di sicuro l'uso massiccio della contabilità creativa. Come abbiamo già accennato in prevedenza la coppia Fastow-Skilling aveva fatto un uso alquanto discutibile di una serie di SpV parallele. La principale di queste SpV era la Chewco, a capo della quale c'era il braccio destro di Fastow, Kopper. La Chewco a sua volta era controllata dalla Jedi, un'altra "entità" creata da Fastow, che a sua volta era controllata dalla Enron assieme a due altre società, la Big River e la Little River, anche queste di fatto controllate dalla Enron mediante una serie di legami con alcuni soci di Fastow.
In seguito erano state create anche un'altra serie di "entità" con il preciso scopo di investire nella Enron e di finanziarla. La principale di queste era la Ljm, una società finanziaria costituita da Fastow assieme ad alcune banche d'affari americane del calibro della JP Morgan. La verità è che però si trattava in sostanza solo di un gioco di scatole cinesi, il cui obiettivo reale era quello di imputare il grosso del debito su queste "entità" parallele ed evitare di iscriverle a bilancio. Fumo negli occhi degli investitori, dunque, che continuavano a comprare titoli Enron non potendo essere a conoscenza della reale situazione finanziaria dell'azienda, la quale, mediante la rete delle SpV si indebitava sempre di più. A questo va aggiunto l'effetto dirompente che aveva sul risultato della società l'uso della contabilità mark-to-market, un vero e proprio trucco contabile voluto da Skilling, che permetteva di iscrivere a bilancio i valori presunti futuri dei contratti stipulati dalla Enron. La quale si era trasformata così di fatto in una società con bilanci virtuali.
La realtà si sarebbe però rivelata con tutta la sua gravità quando, a seguito della revisione dei bilanci nell'ottobre 2001, Enron dovette consolidare retroattivamente le SpV fin dal 1997. Questa decisione fu presa non appena le indagini sulla situazione finanziaria dell'azienda mostrarono che la Chewco e la Ljm non rispettavano i criteri che permettevano il loro non consolidamento, ed ebbe come risultato che gli utili presunti di bilancio che la Enron aveva presentato sino ad allora, si sciolsero come neve al sole. Dalle indagini effettuate dopo il crack si sarebbe quindi scoperto che queste "entità" avevano di fatto occultato circa 2,59 miliardi di dollari, pari circa a tutti i profitti netti indicati a bilancio dal 1997 in poi. Ciò significava di fatto che, distribuendo dividendi fasulli e bonus per i dirigenti, la società aveva bruciato ben 2,11 miliardi di dollari di patrimonio netto: una gigantesca truffa ai danni dell'azionariato diffuso della società. A questo va aggiunto che i debiti di cui la Enron doveva prendersi carico a seguito dell'avvenuto consolidamento della rete di SpV raggiungevano ormai la cifra astronomica di 50 miliardi di dollari. Messa con le spalle al muro, la Enron a questo punto non aveva altro da fare che chiedere l'applicazione dell'articolo 11 e dichiarare fallimento, come effettivamente fece il 4 dicembre 2001.
La seconda questione che spiega in maniera forse ancora più completa l'ascesa ed il crollo repentino della Enron è stata la sua trasformazione genetica da società operativa sul mercato del gas, a compagnia il cui principale business era divenuto di fatto il trading di prodotti derivati. Talmente importante era questo tipo di attività che gli stessi uffici dei manager più importanti si trovavano esattamente sopra la grande sala di contrattazione che era diventata il centro dell'impero Enron. Il fatto è che, però, tali derivati sono particolarmente rischiosi e per quanto bravi si possa essere, non è possibile sfidare per sempre le leggi della statistica.
I prodotti derivati altro non sono che contratti derivati dal prezzo o dal valore di una merce o di un prodotto finanziario sottostante. Per esempio possono esserci contratti derivati legati all'andamento del prezzo del petrolio, o derivati del tasso di cambio tra l'euro ed il dollaro. Con un investimento minimo in derivati è possibile, alla scadenza, acquistare o vendere al prezzo pattuito per tempo una merce o un prodotto finanziario ed immediatamente rivendere o acquistare sul mercato tale merce o prodotto finanziario, lucrando sulla differenza di valore che si è realizzata, oppure scegliere di non accettare la consegna dei titoli o della moneta, nel caso di andamento sfavorevole, rimettendoci un valore corrisposto pari a una o più volte quello dell'investimento iniziale. Si tratta quindi di contratti di carattere prevalentemente speculativo che comportano spesso ingenti rischi, che nel caso di quelli quotati sui mercati regolamentati sono solo in parte 'assicurati' dai vincoli ai quali i partecipanti devono sottostare per poter trattare i prodotti derivati.
Non era però questo il caso della Enron. Attraverso il suo sito EnronOnline, la società di Houston aveva creato una borsa online che si era specializzata nel trattare i derivati "over the counter", ovvero quelli non regolamentati, relativi in gran parte al mercato dell'energia ed a quello petrolifero. In queste transazioni la Enron poteva fare sia la parte dell'arbitro che quella del venditore o acquirente, diventando quindi un attore del mercato ed assumendosi sempre più rischio a proprio carico. Era questo il motivo per cui Skilling aveva tanto insistito sul capitale umano: bisognava in tutti i modi cercare di speculare al massimo sul trading dei derivati, e c'era bisogno di persone qualificate per poter analizzare compiutamente l'enorme mole di dati che ogni giorno transitava per la sala contrattazioni della Enron ed ottenerne i guadagni sperati. Per un po' di tempo il sistema aveva funzionato bene, tanto è vero che gli unici reali ricavi della società erano stati quelli relativi all'attività di trading. Ma alla fine anche la Enron dovette arrendersi alla statistica e subire le conseguenze fatali dei troppi rischi assunti con questo tipo di attività.
La fine drammatica della Enron ha causato un vero e proprio terremoto negli Stati Uniti e non solo dal punto di vista finanziario. La società che aveva curato sin dalla nascita della Enron la revisione dei suoi bilanci, la Andersen Consulting, si è sciolta in diverse società minori, dopo essere stata condannata da parte un giudice federale per aver distrutto e nascosto documenti importanti nell'ambito delle indagini della magistratura americana sul crack. La Enron invece è stata posta in liquidazione ed oggi sul sito www.enron.com, il vestibolo di ciò che una volta era l'onnipotente società di Houston, appare uno scarno comunicato che informa la società è nel mezzo del suo processo di liquidazione delle attività rimanenti per il pagamento dei suoi creditori.
L'Amministrazione Bush, per difendersi dalle accuse sempre più pressanti di collusione con la banda di Lay e Skilling, è stata costretta da par suo ad ordinare all'FBI l'apertura delle indagini sul crack. Bush stesso ha dovuto firmare una legge, la Oxley-Sarbanes Act, approvata pressoché all'unanimità dal Congresso in via definitiva nell'agosto 2002, che ha reso molto più dure le pene per i reati societari, ed ha riformato radicalmente il ruolo ed i poteri delle società di revisione. Le indagini hanno quindi fatto il loro corso e in principali indagati sono stati rinviati a giudizio all'inizio del 2005. Ed è stato proprio ai sensi dell'Oxley-Sarbanes Act che il 25 maggio 2006 Kenneth Lay e Jeffrey Skilling sono stati riconosciuti colpevoli dei loro misfatti, e rischiano ora, di fatto, una condanna al carcere per il resto della loro vita. Uno dei rari casi in cui la giustizia americana sembra aver davvero il diritto di fregiarsi di questo nome.
Un'ultimo appunto. Vale la pena di ritenere che ciò che è accaduto negli Stati Uniti a seguito della vicenda Enron sia d'insegnamento anche per gli scandali che negli ultimi anni hanno macchiato in maniera probabilmente irrimediabile l'immagine internazionale dell'Italia: Cirio, Parmalat e Banca Antonveneta, solo per fare qualche esempio. Il nostro legislatore, nello stesso periodo che negli Stati Uniti il vento andava nella direzione di un inasprimento delle pene per i reati societari, ha invece ritenuto di rendere più miti tali pene e depenalizzare il falso in bilancio. I risultati di questa scelta che definire disastrosa è un complimento, sono sotto gli occhi di tutti. A questo punto non rimane altro che sperare che il nuovo governo deciderà di prendere in mano seriamente la questione, ripristinando il falso in bilancio ed inasprendo le pene per i reati societari.
Solo così, forse, anche in Italia la parola giustizia potrà avere un senso per tutte le decine di migliaia di risparmiato che, ad un titolo o ad un altro, sono stati truffati dalle innumerevoli piccole Enron di casa nostra.