di Sara Nicoli

Eccolo qui lo Stato che ci lascia in eredità Berlusconi. E' fatto di sprechi, di tangenti "moderne" che passano attraverso le figure dei finti consulenti della pubblica amministrazione, di un recupero dell'evasione impossibile e di contratti nazionali, specie quelli della sanità, senza copertura. E ancora, una gestione del personale sbagliata, casi di corruzione che pregiudicano in modo sostanziale l'immagine del Paese e una legge Finanziaria che ha addirittura previsto condoni per i tangestisti condannati in primo grado. Per non parlare poi dei conti pubblici, una voragine senza fondo e nessun segnale di inversione di tendenza nella gestione del debito. Fa tremare i polsi questo scenario di una Italia colabrodo disegnato dal procuratore generale della Corte dei Conti, Vincenzo Apicella, nella sua relazione annuale. Eppure il ministro Tremonti, in prima fila ad ascoltare questo "cahier de doleance", non ha trovato di meglio da fare che smentire, pro domo sua, il lavoro dei magistrati contabili. Asserendo, con il coraggio da leone che lo contraddistingue quando c'è da negare la realtà, che "l'Italia è un grande Paese, ma deve imparare a non segare il ramo su cui sta".

I conti pubblici? La colpa è sempre degli altri. "Prodi ci ha lasciato non un avanzo primario - ha commentato il Vicepremier e Ministro dell'Economia - ma un buco primario certificato dall'Europa. Io non ho mai detto che abbiamo risanato i conti: ho detto che abbiamo cercato di assicurare al Paese, facendo moltissime riforme, la tenuta sociale ed i conti pubblici. Abbiamo trovato l'Italia che era in deficit eccessivo, ma mi limito a dire che tutta l'Europa va, nei conti
pubblici, come andiamo noi".
Magra consolazione. Ma il governo, che ha fatto per cambiare rotta? La risposta è evidente a tutti, basta portar la mano al portafoglio. E anche per Tremonti è tutto chiaro: "Negli ultimi due-tre anni - ha spiegato - l'economia italiana ha subito l'impatto di tre fattori critici: in primo luogo siamo passati di colpo dalla svalutazione alla supervalutazione del cambio; in secondo luogo le famiglie italiane negli anni passati hanno basato la loro domanda, i loro consumi, sui BoT e sugli alti interessi sui BoT. Ora siamo passati da alti interessi a bassissimi interessi. In terzo luogo il cambio dalla Lira all'Euro non è stato neutrale>. Ecco. Grazie. A chi dobbiamo chiedere conto? Alla sinistra, ovvio. Che ha talmente mal governato prima che poi al governo di centro destra non è restato che rimanere a guardare. Massimo dello sforzo, come sottolineato dalla Corte dei Conti, puntare sui condoni, anche quelli derivanti dalle tangenti, come se chi ruba fosse poi disposto a dare un'elemosina allo Stato per non avere rogne. Infatti non ha funzionato.

Il Paese, insomma, barcolla sotto quella forma che, comunemente, va sotto il nome di spreco e di mala gestio, vera piaga delle nostre amministrazioni pubbliche, in continuo affanno nel perseguimento di risultati contabili che rispettino i vincoli interni ed esterni di bilancio. In questo senso il Procuratore generale della Corte dei Conti ha tuttavia riconosciuto che il governo ci ha provato, anche con la Finanziaria, ad eliminare, nelle indicazioni delle spese da effettuare, "il troppo e il vano". Solo che però, per dare un taglio a questo "troppo e vano" non ha trovato di meglio che comprimere le spese essenziali come quelle destinate alla ricerca e alla cultura. Complimenti.

Ma ciò che è emerso di ancora più grave da tutta la relazione della Corte dei Conti è senz'altro la politica dei condoni che poi, di fatto, sono sanatorie "smacchia reato", come le ha volute subito bollare Di Pietro: i colpevoli la fanno franca e lo Stato butta denaro invano. Chi commette questo reato non viene colpito ma anzi lo si perdona e, come unico pegno, gli si fa pagare una piccola somma, pari al 10 o 20 %. E poi fedina pulita. E' il paradosso di un'Italia che da Tangentopoli sembra aver imparato solo che il vizio non è estirpabile e che allora tanto vale cercare di rendere legali i reati. Ecco cosa ci lascia davvero in eredità il centrodestra: il condono contenuto in Finanziaria sulle sentenze di primo grado per illeciti amministrativi: se tutti dovessero farne richiesta, potrebbero riguardare per il 19,4% ipotesi di danno erariale collegato a corruzione, tangenti, concussioni e reati similari. Il danno erariale per il 2005, cioè i soldi che lo Stato non potrà esigere per via del condono, è presumibilmente superiore a 62.778.053 milioni di euro (cioè al dato rilevato per il 2004). In pratica più di due volte l'ammontare di una manovra economica annuale.

Qualche dato in più? Nel dettaglio, le 1.364 sentenze di condanna emesse dalla Corte dei Conti nel 2005 (che potrebbero essere sanate in virtù del condono) riguardano danni erariali sulle entrate (233), somme non dovute (203), danno al patrimonio (172) danno ad attività contrattuale riferita ad opere pubbliche (133), riferiti al personale (75), incidenti (73), risarcimento danni a terzi (49), esproprio (45), consulenze e incarichi (42), giudizi di conto (23), ritardati o mancati pagamenti (20), erogazione contributi e finanziamenti (13), aggio (7) e frodi comunitarie (1). Di queste sentenze, 265 (appunto il 19,4%) hanno riguardato danni per corruzione, tangenti e concussione.
L'essenza del programma del buongoverno?

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